Il bacio di celluloide
di Gianni Sarro
(seconda ed ultima puntata)
Vivre sa vie - il bacio evocato
Godard costruisce una scena nella quale contravviene una volta di più le convenzioni, spingendosi ben oltre
Ford e Tarkovskij.
Due giovani, Luigi e Nanà, sono in una stanza. Lui ha in amano
Le opere complete, di Edgar Allan Poe, dal quale sta leggendo
un passo de Il ritratto ovale, un racconto contenuto nel volume,
nella traduzione di Charles Baudelaire.
L'inquadratura successiva mette in campo Nanà, lei dice
qualcosa, ma noi non sentiamo la sua voce, bensì leggiamo
una didascalia; sempre una didascalia ci riporta la risposta di
Luigi. Il giovanotto inizia a leggere a voce alta il racconto, ma
noi udiamo la voce extradiegetica di Godard.
Durante la lettura scorrono immagini di Nanà, un lunga
inquadratura in cui vediamo il suo volto affiancato a quello di
una fotografia del viso di una donna appeso al muro.
Nanà ora è la donna del ritratto ovale descritta nel racconto di
Poe.
Quest'articolata architettura conduce alla rivelazione che
attraverso le parole di Poe, Godard sta facendo una
dichiarazione d'amore non tanto a Nanà ( il personaggio) ma
ad Anna Karina, sua moglie nella vita reale, così come il ritratto
del pittore del racconto di Poe immortalava la moglie di quello.
La battuta di questo gioco di riflessi tra finzione e realtà
avviene quando sentiamo la voce di Godard dire alla donna: " è
la nostra storia. Un pittore che fa il ritratto alla moglie". Una
doppia dissolvenza introduce la scena della lettura e ci riporta
al dialogo scritto tra i due protagonisti.
È nella seconda fase di quest'ultimo che avviene il "contatto" con una modalità espressiva chiaramente
discontinua, a singhiozzo. Il momento culminate del guancia a guancia ( che evoca il bacio) è mostrato da
Godard attraverso quattro immagini dei due in mezzo primo piano e controluce ed unite tra di loro da evidenti
jump cut (salti d'inquadratura), che hanno l'obiettivo di rendere meno fluida quella continuità, che è uno dei
canoni fissi del cinema classico. La scena è ulteriormente caratterizzata da un commento musicale altamente
suggestivo. Godard chiude la scena, con un'altra inquadratura "eretica", dove vediamo Nanà fortemente
decentrata sulla sinistra e lo sguardo è puntato verso uno spazio chiuso che non lascia aria allo sguardo stesso.
Una scena d'amore decisamente moderna, sia nell'uso del linguaggio filmico ( didascalie, jump cut, voce
extradiegetica), sia in quello narrativo, dove finzione e realtà si mescolano.
Notorius - il bacio più lungo della storia del cinema
Quando il film uscì, nel 1946, la sottolineatura della scena con il bacio
più lungo della storia del cinema, contribuì a farne un caso, prima
ancora che la pellicola uscisse in sala.
In realtà siamo di fronte ad un film dove assistiamo alla contaminazione
di due generi cinematografici: la spy - story e la commedia romantica.
Al centro dell'intrigo ( amoroso e spionistico) troviamo Cary Grant (
Devlin) e Ingrid Bergman (Alicia). La scena del bacio ( in tutto i due si
baciano in tre scene, la prima volta all'inizio della pellicola, per pochi
attimi, poi nella scena che stiamo prendendo in esame, ed infine in
prossimità dell'epilogo) arriva dopo una ventina di minuti. Alicia e Devlin
si trovano nella stanza d'albergo di lei, si avviano ad uscire in terrazza.
La macchina da presa l'inquadra dall'alto.
Uno stacco introduce un'inquadratura che mostra l'immagine dei due ad
altezza sguardo, di profilo e a mezza figura.
Alicia e Devlin cominciano a baciarsi, la macchina da presa avanza verso
di loro fino ad inquadrarli in primo piano. Inizia una ripresa ininterrotta
che durerà per due minuti circa, durante la quale Alicia e Devlin si
spostano dalla terrazza, all'interno della stanza ( dove lui telefona), alla
porta, senza uno stacco. Nonostante il movimento, nonostante le brevi
frasi che si scambiano, Alicia e Devlin per i due minuti compiranno
soprattutto un'azione: baciarsi.
Un bacio, và detto, sopra le righe ( per l'epoca, ma non solo) per la
grande sensualità ed intimità mostrate, derivante dalla perdurante
ripresa in primo piano,.
Omicidio a luci rosse - dall'intimità di Hichcock
alla sensualità di De Palma
La pellicola è del 1984 ( titolo originale Double Body, tradita dalla traduzione italiana) è diretta da Brian De
Palma, uno dei maestri del thriller del cinema moderno. L'intrigo
nasce quando Jake ( Craig Wesson) un attore di film horror si
trasferisce nella casa di un suo amico.
Dalla finestra comincia a spiare Gloria ( Deborah Shelton) una
splendida donna, che ha l'abitudine di spogliarsi lasciando aperte le
tende e la luce accesa.
Voyeurismo ed esibizionismo si fondono e fatalmente tra i due
avviene un incontro.
Il bacio si consuma alla fine di una lunga sequenza; inizialmente
Gloria e Jake stanno parlando vicino ad una cabina sulla spiaggia,
improvvisamente un uomo arriva correndo e scippa la borsa alla
donna.
Inizia un lungo inseguimento sulla spiaggia, che continua in un
tunnel, qui Jake viene colto da un attacco di claustrofobia ( uno dei
temi cari a De Palma, insieme, al terrore, alla perversione, alla
deviazione di personalità) dal quale viene immobilizzato.
Solo il sopraggiungere di Holly porta al superamento del blocco
psicofisico di Jake, la donna lo prende sottobraccio e lo accompagna
fuori.
Quest'articolato preludio al bacio
ha evidenti convergenze con
quello di Paul ed Holly in Colazione
da Tiffany.
Come loro, così Gloria e Jake vivono una situazione eccezionale ( l'evento, la
paura, l'improvvisa complicità), da questo preludio s' innesca il meccanismo
emotivo che li porta all'abbattimento delle barriere emotive, superate le quali
il bacio diventa naturale.
Veniamo ora alla rappresentazione visiva del bacio, secondo De Palma. La
prima particolarità è la dinamicità dell'intera sequenza. Gloria e Jake sono
travolti da una forte passionalità, che li porta quasi ad uno scontro, ad un
movimento non fluido come quello di Alicia e Devlin, ma che procede a
strappi.
La ripresa inizia con una canonica inquadratura a mezza figura, nella quale i
due si avvicinano lentamente, fino ad iniziare il bacio. Poi, con un repentino
salto di campo, vediamo Gloria e Jake aumentare l'intensità del bacio, una
musica fuoricampo cresce d'intensità, fino a raggiungere un apice che rimarrà
per tutto il resto della scena. La macchina da presa inizia a girare intorno ai
due corpi allacciati.
Con questo movimento De Palma da un lato dà movimento alla scena,
dall'altro sottolinea il vortice di passione e desiderio che Gloria e Jake stanno
vivendo.
Un nuovo scavalcamento di campo ( il primo dallo sfondo del tunnel ci portava allo sfondo del mare, per
sottolineare il mutamento di sfondo emotivo dei due protagonisti, che si lasciavano andare al piacere) ci riporta
ad avere il tunnel come sfondo, come a significare il ritorno alla realtà, e infatti pochi attimi dopo Gloria se ne
va via correndo.
De Palma stacca su un primo piano di Jake: è inequivocabilmente suo lo sguardo affettivo e la
soggettivizzazione, attraverso cui noi assistiamo all'intera sequenza.
Il bacio di Omicidio a luci rosse è quindi un bacio carico di sensualità esplicita, dove vediamo la progressiva
accentuazione della passione tra Gloria e Jake attraverso la percezione dei corpi sudati, della camicetta di lei
che lascia scoperta la spalla destra e, in parte, il reggiseno.
Un'esplicita sensualità ( peraltro mai volgare) impensabile nelle scene di bacio viste in Colazione da Tiffany, Un
uomo tranquillo e Notorius.
Barry Lyndon -baci evolutivi
Stanley Kubrick affresca la formazione del suo protagonista ( Barry, Ryan O'Neal) attraverso tre baci, con tre
donne diverse, che segnano la sua evoluzione ( anche se sarebbe più giusto parlare di involuzione morale). Il
primo arriva quasi all'inizio del film e vede protagonista la cugina di
Barry, Nora (Gay Hamilton).
È lei a menare le danze per tutta la scena, come si evince dai primi
piani dedicati al suo volto severo ( Barry viene sempre ripreso
insieme a lei) e al suo essere in piedi, davanti al cugino seduto,
segno inequivocabile di superiorità.
L' agente attivo della scena è Nora, sua la decisione di far scontare
una penitenza al cugino, è lei a guidare la mano di Barry sino al suo
seno, è lei a baciare per prima.
Il bacio è introdotto da un campo e controcampo simile a quello di
Colazione da Tiffany, e vede Berry in posizione esclusivamente di
attesa.
Il secondo bacio avviene dopo cinquanta minuti circa. Barry è fuggito
di casa, dopo il tradimento di Nora; arruolatosi nell'esercito inglese,
diserta, rubando il salvacondotto di un ufficiale.
Durante la fuga trova ospitalità presso una contadina tedesca.
Noi l'incontriamo mentre sono a cena ( suggestiva la scena illuminata
esclusivamente dalle candele), la conversazione procede con
difficoltà a causa delle differenti lingue. Su questa diversità Kubrick
costruisce una perla di
doppio senso. Avviene
quando Barry dice di
chiamarsi Fakenham (
in inglese "fake"
significa falso), la
donna non soddisfatta
chiede quale nome
venga " before" ( prima), qui si crea un cortocircuito linguistico
tra il "before" che significa prima del nome e il "before" che
potrebbe invece intendere il nome vero di Barry, quello che
veniva prima di falso. In questo passaggio Kubrick riassume, con
scintillante talento, l'essenza più profonda del cinema: quella di
essere un impasto di suoni ed immagini. La reciproca solitudine
spinge l'una nelle braccia dell'altro, e se è vero che qui a
prendere l'iniziativa è ancora la donna, Barry partecipa
attivamente all'approccio, Barry non è più impacciato come con
Nora e quindi entrambi sono due agenti attivi. Una prima
radicale trasformazione è così avvenuta in Barry.
Il terzo ed ultimo bacio, quello che consacra la definitiva
evoluzione di Barry avviene circa a metà pellicola. Barry ha
passato varie vicissitudini, ha anche combattuto per l'esercito
prussiano e adesso è entrato a far parte del mondo
dell'aristocrazia.
Il suo pigmalione è il cavaliere di Balibari, che l'inizia all'arte del
gioco e dell'inganno.
La scena si apre in una sfarzosa sala da gioco di un ricco palazzo, illuminata, anche in questo caso dalle sole
candele, intorno al tavolo si accalcano, seduti o in piedi, uomini e donne tutti, indistintamente, pesantemente
truccati, come voleva la moda del XVIII secolo. Barry è seduto, mentre di fronte è seduta Lady Lyndon ( Marisa
Barenson) accanto a lei il reverendo Runt, il suo tutore. L'atmosfera è caratterizzata dal vivace brusio della sala
e da un Trio per pianoforte di Schubert. Dopo aver esplorato la sala, la macchina da presa stringe l'inquadratura
nella quale sono adesso riconoscibili Lady Lyndon, il reverendo e di spalle Barry.
Inizia un gioco di sguardi tra l'uomo e la donna. Più timidi quelli della Lady, più espliciti quelli dell'avventuriero (
tale è diventato il timido Barry, che si faceva sedurre dalla cugina). Nel gioco del campo e controcampo, e
inversamente alla scena con Nora, Barry è ripreso in un piano all'americana da solo, mentre le inquadrature
della donna vedono sempre incluso anche Runt ( ricordiamolo è il suo tutore), il reverendo è consapevole del
gioco di sguardi ( preludio di ben altro) tra i due, e alternativamente guarda ora la sua protetta, ora il meschino
Barry. Quasi come un segnale convenuto, la donna si alza e si reca in una terrazza coperta.
Le dominanti calde della sala da gioco, sono adesso diventate fredde e bluastre, ad evocare il sentimento di
Barry livido e privo di sentimento.
Infatti poco dopo lo vediamo arrivare, entra nell'ambiente dov'è Lady Lyndon, che l'attende di spalle. L'uomo,
inquadrato a mezza figura, ha le mani dietro la schiena, avanza con passo sicuro, puntando la preda. Barry si
ferma, la donna si gira, i due si guardano fissi negli occhi. L'agente attivo è qui Barry, è lui che con delicatezza
prende prima la mano destra di Lady Lyndon ( la sinistra sembra quasi porgerla lei) con lentezza l'attira a sé e
la bacia.
Per tutta la scena Kubrick riprende la coppia in mezza figura, a voler demarcare la distanza emotiva di Barry e la
freddezza del suo sentimento. Un bacio a metà strada tra quelli in piano ravvicinato e quelli a figura intera di
Ford e Tarkovskij, senza parole, ma con una musica che sottolinea la raggiunta perfezione di scaltro seduttore di
Barry.
Con tre baci, Kubrick caratterizza tre fasi, dell' identità di un personaggio.
G.S.
Fine della seconda ed ultima puntata