Come i vecchi
figurini di carta
I più grandicelli tra i nostri lettori ricorderanno sicuramente
l'epoca in cui i bambini giocavano con i "figurini di carta" ,
parenti poveri dei più preziosi e delicati soldatini di piombo
e di pasta, nonché di quelli latta. Di solito questi "figurini" si
trovavano in riviste per ragazzi, come il celebre Corriere dei
Piccoli (che qui vedete raffigurato, con dei figurini che
rappresentano non un esercito, bensì la squadra di calcio
del Bologna Campione d'Italia nel 1964) dove occupavano
intere pagine. Questi fogli venivano staccati dal giornale e i
figurini incollati su qualunque tipo di cartoncino; una volta
asciugata la colla, le basette pieghevoli di cui erano dotati
venivano ripiegate in modo da far star dritto il soldato o il
calciatore di turno. Nel dopo-guerra era possibile anche
trovare dei figu-rini piatti di cartoncino stampati su
entrambi i lati con la base di appoggio in plastica con
fessura, ma già parliamo di qualcosa di più "avanzato". Con
l'avvento della plastica, a inizio anni '60, i soldatini e
successivamente i calciatori, trovarono una diffusione
vastissima, grazie ai bassi costi ed ai prezzi accessibili e
soppiantarono presto i loro cu-gini di carta e cartoncino.
Per parecchi anni i soldatini (Cromoplasto, Nardi etc.) e i
cal-ciatori del Subbuteo resistettero nei giochi dei ragazzi, dove ebbero sempre un posto di riguardo.
Solo i videogiochi e le playstation sono riuscite a soppiantarli quasi del tutto ed essi restano vivi
soprattutto nei collezionisti che hanno superato i 50 anni e che ancora li cercano nei mercatini e sulle
aste online per rivivere la propria lontana età del giuoco.
Al di là del desiderio di riportarvi alla mente questa tipologia di gioco forse un po' persa nella
memoria di molti di voi, vorrei fare un brevissimo paragone tra i figurini di carta e certi collaboratori
dell'Eco che sembrano essersi bloccati proprio come figurini di car-toncino, inviando sempre più
raramente articoli per il nostro giornale. Nessuna me-raviglia, per carità, siamo abituati a questi ciclici
momenti di mancanza di ispirazione da parte di alcuni di voi, ed io altrettanto ciclicamente dedico
qualche editoriale all'argomento, per cercare di smuovere i pi-gri. Per fortuna negli ultimi mesi due
non proprio giovincelli come Roberto Matassa e Rocco Tanzilli hanno inviato più di un con-tributo,
altrimenti staremmo scarsi; a parte i soliti noti (Gianni e Ferdi) e doverosamente il sottoscritto, qui si
batte la fiacca! Un cenno a parte merita l'amico Mario Izzi, fedelissimo dell'Eco da anni, anch'egli non
giovanissimo, che continua a produrre volumi di cui presto vi parleremo, che ringraziamo per i libri e
le mai banali missive che li accompagnano. E allora mi rivolgo ai giovani, e così li esorto: smettete di
fare i figurini di carta, e ricominciate a scrivere! Se potete. Un saluto a tutti.
Il Direttore