LA MUSICA Di Rocco Tanzilli Voglio accennare che cosa è stata la musica ai vecchi tempi, nella bassa campagna di Roccasacca, ai confini di Castrocielo e Pontecorvo. E’ il caso di ricordare un personaggio importante nel campo musicale ,almeno per la zona citata.  Voglio parlare di Cesare Tanzilli,mio padre. Dopo aver studiato in Italia diventando ai suoi tempi  computista commerciale, non trovando nulla da fare da noi perché non in possesso di una tessera  fascista, si sposò e se ne andò in Francia, anche perché i suoi fratelli erano già da tempo a Lione. In quel paese si mise a studiare musica, anche se era un po’ tardi per lui. Con ottime capacità, dopo  un certo periodo, divenne un bravo violinista, tanto da aver formato un piccolo complesso formato  da: violino, chitarra, mandolino, tamburello, clarinetto e qualche altro piccolo strumento.  Ricordo sempre con molto piacere, alla festa di Santa Lucia, sulle rive del Rodano, questa  orchestrina che suonava (sul mare luccica.astro d’argento… Santa Lucia  S.Lucia) è una cosa che nel ricordando ancora mi commuove .  Tutto finì quando i tedeschi invasero la Francia. Mussolini, forte dei successi riportati da Hitler,  dichiarò guerra a questa fraterna nazione. Con tutta la famiglia Cesare fu rimpatriato.  Numerose famiglie Italiane subirono la sorte del rimpatrio perché indesiderabili (vedi storia di  Antonio Polesi, campanaro di Caprile).  Il mese di agosto del 1941, con tutta la famiglia Cesare ritorna al suo paese dopo tanti anni trascorsi  all’estero.  Da contre maitre che lui era, dirigente in una fabbrica di tessuti, si ritrovò licenziato perché Italiano  e rimase disoccupato con una famiglia sulle spalle.  Cosa fare in Italia? Avendo qualche pezzo di terreno ai confini tra Roccasecca e Castrocielo, si mise  di buona lena a fare il contadino. Nella zona si sparse subito la voce che “Aho’ è arrivate Cesere se sapisse comme sona bene lu  violine!”. Era una novità il violino qui in campagna, era una cosa dell’altro mondo.  Vi era –lu dubott-e il repertorio più importante era la ballarella.  Non parlo di Roccasecca Paese dove vi era la famosa banda in cui suonava Gazzelloni, ma in basso si  viveva ancora ai tempi di Masaniello.  Poi dovevi sentire le donne quando cantavano e come cantavano quando si raccoglieva il fieno od  altro “uai vende vende porta la voce mia do sta l’amande” …  oppure “Cicirinella teneva na vacca  sott’allacoda teneva na ndacca”. Eh sì, erano pure bei tempi e almeno ci si incontrava in compagnia a differenza di oggi.  Ritornando a Cesare, tanti parenti e tanta gente veniva la sera a sentire questo strumento dal suono paradisiaco. Ecco che a qualcuno prese la voglia di imparare, in un primo tempo alcuni ragazzi della zona, poi  dalla stazione di Roccasecca e dalle campagne di Pontecorvo, tutti a imparare la musica da Cesare.  Uno di questi è riuscito molto bene, si chiama Fulvio, abita alla stazione di Roccasecca, un ragazzo  molto volenteroso. Arrivato ad un certo punto mio padre gli disse: “Io non ho più nulla da insegnarti,  vai al conservatorio perché ne hai il talento”. Oggi Fulvio insegna musica. Un di’ lo incontrai e mi disse: “Cesare! Mamma mia quanto fango ho  calpestato per andare da lui”, ricordandolo con tanto entusiasmo. Piano piano in molti hanno imparato a suonare chitarra e mandolino. La sera a casa mia era una  continua baldoria.  Si suonava e i brani che più andavano erano i seguenti: Cesarina, Cielito lindo, La migliavacca, O  sole mio, La tarantella, La comparsita, Amapola, Il valzer di mezzanotte, La paloma, El paso doble,  qualche musette francese, le onde del Danubio e tante altre cose che erano in voga. Poi mio padre sul finale si esibiva da solo con la ciarda e la faceva molto bene e tutti ammutoliti a  sentire il virtuoso.  Altri musicanti nascenti ai confini di Roccasecca erano i sambalonghe. Da loro sono venuti fuori fisarmonicisti eccellenti, non conosco il cognome, uno si chiama Luigi e  l’altro Sandro, abitano nei pressi di Pontecorvo, la mamma di questi ragazzi e’ stata a scuola di  musica da mio padre.  D’estate si suonava all’aperto, d’inverno invece, tutti intorno al camino e dopo alcune ore si  cambiava argomento.  Non vorrei annoiare  nessuno ma questo riguarda la nostra storia di come è arrivata nella campagna  un pezzetto di musica che ha portato una ventata di allegria. Allego un ritratto di mio padre da me realizzato a ricordo.  Cesare Tanzilli al violino  in un ritratto eseguito dal figlio Rocco Ed ora un simpatico aneddoto proveniente dalla miniera di ricordi dell’amico Rocco.  GLI SPIREDE (Gli spiriti) Si iniziava a discutere a volte di bestiame a volte di lavoro ma alla fine vi era sempre qualcuno che  fantasticando iniziava la solita cantilena dei fantasmi. Specialmente quelli che dovevano rientrare a casa con il buio. In alcuni luoghi e alcuni angoli di strada erano noti per l’apparizione di qualche cosa.  E quando lo raccontavano lo facevano apparire vero Noi ragazzi eravamo li a sentire e non mancava la fifa.  Chi aveva visto un cane bianco sparire, chi delle pecore svanire nel nulla e poi i rumori che non si  capivano. Tanto è vero che una sera che rientravo a casa verso mezzanotte in uno di questi luoghi, io già  sospettoso, ad una certa distanza mi si presenta una cosa bianca alta tre metri circa. “Chi è!” dissi, poi tremando “chi è!” di nuovo, ma nessuno rispondeva.  Portavo a spalla un fucile avancarica a due colpi e visto che non mi rispondeva gli mollai due colpi e  scappai. Il giorno dopo, poiché non ero tranquillo, andai a vedere che cosa mi aveva spaventato tanto. Quando gli olmi si seccano diventano bianchi e quello era un olmo ben ripieno di pallini da caccia.  Quando si racconta qualche cosa in presenza di ragazzi è bene stare attenti. Poi uno cresce e capisce che sono tutte fesserie. Non ho fatto alcun quadro dove poter rappresentare cose che non ci sono, altrimenti lo avrei  allegato come al solito!  Vostro Rocco Tanzilli Anno 15 n. 78                                                   Dicembre 2010