Memorie e ricordi di Caprile . . . e oltre (Settima puntata - parte prima) SECONDA EMIGRAZIONE (La Scozia) Testo e foto di Roberto Matassa Avevo ancora diversi mesi prima di liberarmi del contratto con la  compagnia MARSTON (Bedford). Sentivo la necessità di cambiare  alloggio, non volevo fare più l’eremita, ero sopraffatto dai ricordi della  partenza di Jane. Prima di lasciare l’Inghilterra per la Giamaica mi  chiese addirittura cosa andavo a fare lassù a Fort William, io le dissi  chiaro e tondo “il gelataio” e lei mi rispose “che ti credi che io non so  fare la gelataia?”. Allora io pensai ... ma questa e’ matta? Praticamente  sembrava volersi adattare anche in un ambiente diverso dal suo tanto  sofisticato stile di vita.  Mi fu offerto di prendere alloggio proprio a Conduit Road da  condividere con Filippo, quello che suonava la tromba nell’orchestra,  sopra alla sala dove ci esibivamo. La gestiva una buona famiglia Italiana ed era incluso il pasto serale, ed  io potevo depositare gli strumenti e tutto il resto in un posto senza  andare più in giro affittando l’auto. Il tempo passava, e come al solito il  lunedì a scuola serale con le solite belle fanciulle che io portavo a  ballare (il sabato e la domenica). Ero cambiato tanto, a trent’anni avevo  tanta esperienza di vita vissuta, mi sentivo anche un po’ arrogante e  tante volte mi comportavo un po’ da … farabutto! Mi tormentava tanto il  fatto che mancavo da Napoli da tanto tempo e mi sembrava di aver  perso il senso di responsabilità. Queste fanciulle belle e tanto giovani  mi attiravano sempre di più, mi piacevano così eleganti e purtroppo  anche ingenue (avrei dovuto chiedere a me stesso “ma che cosa vuoi  di più?”). Rosemarie No. 2 (la chiamo così per non confonderla con la  precedente Rosemarie!) tanto più giovane di me, per niente arrogante, bella e dritta sembrava voler essere protetta; ci  frequentavamo tanto ma io ero un rozzo, non avevo più la maniera di adulare con tanta finezza, la vedevo sempre vicino al  palco dove suonavamo, ci eravamo messi insieme come fosse stato prescritto. Venne il mese di agosto, Rosemarie aveva ottenuto il diploma di lingua inglese, doveva ritornare a Esslingen, Germania dove l’aspettava un lavoro ancora più  sofisticato. Quel pomeriggio eravamo su una panchina della stazione ferroviaria di Bedford per salutarci e lei con uno  sguardo triste mi disse “io non voglio perderti” ed io risposi “nemmeno io”. Il treno partì e io rimasi lì come un peperone,  figuratevi che tristezza. Purtroppo ci si scriveva poco, ancor più perché che io non avevo ancora familiarizzato con  l’inglese scritto. Non tanto tempo passò che mi scrisse senza poche cerimonie “AVREMO UN BAMBINO”. Io rimasi  perplesso sul come affrontare questa cosa, ma allo stesso tempo pensai cosa succederà, sarà una bellissima creatura  tutta mia? Le scrissi “tutto andrà bene verrò in Germania”.  Sotto Natale del 1958 dopo aver lasciato l’orchestra e quant’altro partivo da Bedford, destinazione Scozia. Marco, l’amico  più caro, venne a salutarmi alla stazione di San Pancras a Londra; lui era l’unico che sapeva tanto di me.   Stavo per fare un lunghissimo viaggio di 12 ore di treno a vapore, potete sorridere se ve la sentite, andavo verso la terra  promessa, mi sentivo in un mondo non esistente e durante la notte sussurravo fra me “QUO VADIS DOMINE?” .   Non avevo una visione sicura dell’avvenire, ancora una volta deciso ad affrontare e non scappare.   Un’aurora scozzese (Mallaig) Gli incubi aumentavano e dopo Glasgow verso the Highlands ancora tanto buio e mi sembrava che stavamo attraversando  una steppa siberiana. Si sa che nei paesi nordici d’inverno di luce ce n’è poca, erano circa le nove del mattino e  cominciava a far giorno, il treno si fermò lungo la riva di Loch Linnhe, alle spalle della cittadina di Fort William, uno  sbuffare di fumo e vapore del treno, tanta gente tra cui alcuni con la gonnella, il KILT come lo chiamano da quelle parti.  C’era un cinguettio di gabbiani intorno ai pescherecci lì ormeggiati, sembrava che aspettassero qualcosa per breakfast! Mr. Hugh Mac Kenzie mandatomi incontro da mio zio, mi venne a prendere e mi portò neanche a 200 metri di cammino  dove c’era la famosa Granite House dove abitavano e dove sotto avevano il negozio chiamato RANDEZVOUS.   Mio zio mi abbracciò e mi disse in inglese “you will be my partner (sarai il mio socio)”. Poi col tempo cominciai a capirci  meglio. Zio Joe, così lo chiamavano lassù, era molto popolare, sebbene vecchio aveva una personalità e un magnetismo  particolare, in pieno comando della lingua inglese, nato verso il 1895, era tanto generoso, veterano della prima guerra  mondiale come corazziere. Mia zia era una buona mamma all’italiana, sempre premurosa con lui che purtroppo era uomo  di scarsa fedeltà, e lassù le donne ti navigavano intorno ... ma di questa cosa e’ meglio non parlare. Passavamo tarde serate vicino al focolaio parlando di Picinisco (valle del Comino) dove lui aveva fatto anche il pecoraro  prima di lasciare l’Italia. Quando gli confidai del mio bambino in arrivo lui se ne rallegrò. Per lui era stata una esperienza  vissuta mentre il resto della famiglia fece il muso lungo. Gli chiesi per piacere di lasciarmi sbrigare queste cose da me  senza dirle in Italia.  Cominciando ad esplorare i posti, avevo capito bene la differenza tra Scozia e Inghilterra, una geografia complessa e tanto  remota ma affascinante, con i “glens” (le vallate) e i fiumi, i laghi, tramonti e albe gloriose, tutto un mondo esclusivo, e  pensavo “sarà tutto per me da esplorare fotograficamente”. Per andare nelle cittadine più vicine ci volevano ore anche  perché allora le strade non erano del tutto adeguate ed i ponti non esistenti; si doveva prendere il ferry oppure andare per  un lungo percorso intorno al lago, una sequenza di insenature come i fiordi norvegesi. Anni dopo un’insegnante diceva alla  classe di mia figlia che i PITTS (Guerrieri Scozzesi) avevano respinto i Romani, io allora dissi a mia figlia di fargli presente  che se i Romani fossero arrivati nelle Highlands avremmo avuto strade migliori e tanti ponti. Mi ricordo che per andare alla  cittadina di Oban bisognava andare intorno a Loch Creran e Loch Leven e quando era tempo di strade ghiacciate, ti dovevi  far la Santa Croce.   Fort William e’ sempre il punto di partenza centrale tra est ovest e sud e nord. Per andare alla cittadina di Mallaig, sul  mare, ci voleva uno stomaco di ferro, curve dopo curve in salita. Se si andava con l’auto ci si sentiva sempre male di  stomaco, era meglio prendere il treno che arrivava proprio alla fine del percorso, in quanto più a nord c’era solo l’Atlantico  e il Polo Nord. Anni appresso da Napoli venne mio fratello Raffaele a visitarmi e ironizzò dicendo che in Scozia la giostra e  il giro tondo del luna park erano gratis! E aggiunse anche che in Scozia ci vogliono due ombrelli, uno sopra e uno sotto!   Veduta del porto di Mallaig                                                                         Inverness, the river La cosa più interessante e unica in Europa e’ il Canale di Caledonia che taglia la Scozia in due, esattamente una replica  del Canale di Panama in miniatura tra l’Atlantico e il Mar Del Nord. Quante volte successivamente fiancheggiando il mitico  Loch Ness quasi credevo all’esistenza di questo mostro, Nessie, ed infatti avevo sempre una macchinetta fotografica  pronta ma purtroppo il mostro era sempre in … holiday! (vacanza). La popolazione è piuttosto sporadica e sparsa fra  questi Glens (vallate). Gente orgogliosa, loro stessi vogliono farsi notare come feroci combattenti nelle storie del passato e  si fanno distinguere nelle funzioni ufficiali con la gonnella, ognuno con il proprio tartan (disegni e pattern simmetrici e di  colori diversi).  Io simpatizzai subito col tartan dei Mc Donald per averci avuto tanto a che fare. Se mi chiedete perché portano questa  gonnella, ebbene, è perché hanno sempre fretta! Bisogna vederli quando sono seduti sulle gradinate alla partita – il derby  Celtic-Rangers – vi voltate indietro e che vedete?  Per le donne questi tartan sono molto eleganti e fanno un’ottima  impressione. Ora vi prego di seguirmi un poco perché c’è poco da ridere sull’appartenenza a questi “clans” a cui sono  fedeli e rispettosi e con quel cappello alto ed il pennacchio sopra diventano ancora più dominanti. Mio  fratello Tonino in  una visita a Fort William, quasi intimidito della banda che passava li chiamò i “mamma Santissima”. Tanti anni dopo mi  trovavo a Geralton, West Australia, quasi spopolata per il caldo, in un ozioso tardo pomeriggio, quando sentii una banda  scozzese attraversare la strada; interpretai subito i sentimenti di uno scozzese.  Fra l’altro avevo avuto mia figlia bella amata da tutti come majorette della banda di Fort William. Quanti, ma quanti Mac ci  sono di fronte al loro cognome! High Street è la strada principale di questa cittadina, lunga neanche 300 metri, fiancheggia  il lago; badate bene i laghi LOCH e il mare hanno lo stesso significato. Guardavo osservavo e volevo capire sempre di più perché The Highlanders sono tanto particolari. La baia di Oban                                                Eilean Donan Castle Non mi sarei mai sognato che avrei trascorso lì 47 anni con la mia famiglia. Buio, sempre buio, sembrava  che l’inverno non finisse mai, mentre a metà giugno si può leggere il giornale a mezzanotte. Se pensavo  all’Italia ancora più lontana mi veniva una tristezza. La televisione arrivò anni dopo e la radio trasmetteva  solo fischi e pernacchi, peggio di quello che avevo trovato a Bedford; i segnali non erano buoni fra questi  monti. Di Italiani non c’era nessuno, a parte i miei parenti.  Subito mi diedi da fare, avevo capito che i miei zii avevano bisogno di me, perché avevano ormai una  certa età. Facevano affari solo d’estate con il gelato, per il resto dell’anno solo qualche pacchetto di  sigarette e cioccolatini. Passavamo le serate vicino al focolaio, tante volte litigavano per cose familiari, lui  beveva tanto brandy ma non si notava, ed era tanto aggressivo con la zia, ma solo a parole, e mai  volgare, tutto ad alta voce; poi fumavano una sigaretta dopo l’altra per riappacificarsi. La mattina  appresso le comprava i fiori per farsi perdonare. Ma di fedeltà, ripeto, neanche a parlarne.  “Guardate - io gli dissi un giorno - ho visto bene di che si tratta in questo paese il vero business”. Feci  capire loro che gente in strada ce n’era, i pescatori aspettavano per ore prima di attraversare il Canale di  Caledonia, poi arrivavano tanti scalatori per il monte Ben Nevis, e ancora avventurieri con lo zainetto,  viandanti alla scoperta della Scozia, ed il loro locale aveva tutti gli ingredienti per espandersi. Suggerii  loro l’acquisto di una buona macchina Gaggia per il caffè, di mettere più tavoli ed un juke-box; mi  stettero a sentire così in poco tempo pianificai tutto col loro consenso. Ecco perché era tanto necessario il  giovane nipote dall’Italia. Io non ero certo un ex pecoraro, sia detto senza offendere, per carità, durante il  mio percorso sulle Highlands ne ho conosciuti tanti di questi compaesani, ognuno in un paesetto diverso,  così non c’era neanche il problema della competizione; eravamo come fratelli, loro davano un servizio  vitale alle comunità ed io li amavo e li rispettavo. Quanti polli arrosto mi dava Onorio Di Ciacca quando  passavo per Oban, quanta incredibile generosità! Che tristezza oggi pensare che tanti di loro mi hanno lasciato negli ultimi anni. L’età’ non fa eccezioni.   Ora cerco di ricapitolare e di riprendere il discorso per la fase più importante, ma ho bisogno di tanta  comprensione, vi prego. Era febbraio e mi misi in viaggio per la Germania, destinazione ovviamente la  città di Esslingen vicino Stoccarda. La strada era Ottilien Strasse; non avevo più visto Rosemarie da sei  mesi, ma la trovai ancora quella ragazza piena di vitalità che ricordavo, che magnetismo c’era fra noi due!   Conobbi la famiglia, padre, madre e un fratello e loro mi accolsero con tanta benevolenza anche se avevo  fatto tutto da sottosopra. Una domenica pomeriggio non la trovai a casa perché l’avevano portata alla FRAUEN CLINIC. Mi precipitai  e appena entrai nel corridoio sentii il vagito di un  neonato, mi vennero incontro l’infermiera, e poi il  dottore e mi presentarono quella “bambola” (così la  vedevo), poi il dottore mi disse “complimenti” in  Tedesco (non ci capii una saraga) ed ecco che da  allora io ero diventato padre figliolo e spirito santo!  Quanto piacere nella famiglia, Rosamarie  con quella  bambina in braccio era una poesia, il fratello con la  cinepresa non la finiva più di girare pellicola.  Parlammo del nome e la madre che era una buona  Luterana la vedeva come un angioletto  dell’annunciazione e perciò mi suggerì il nome  Gabriele in tedesco ed io accettai volentieri. Il  battesimo avvenne in una chiesa Cattolica e così  venne ufficialmente chiamata Gabriella in Italiano.   Poi venne il compito più difficile, partii per Napoli e  poi Roccasecca dove mancavo da circa due anni.  Dopo qualche giorno al vicolo Pignataro a  Roccasecca, mia zia Annunziata cominciò a dare dei  suggerimenti “sai c’è una ragazza proprio per te e  che è di buona famiglia…”  e si andava avanti e io  pensavo “mo me ne suggeriscono un’altra?”  Alla fine  mi alzai e dissi seccamente “ora  ascoltatemi io sono  sposato…” e subito sentii chiaramente una  esclamazione  maaaaa  e a mia madre poveretta  giravano gli occhi e zia Annunziata chiese chi era  “questa” e quando dissi che era Tedesca ancora  maaaaa e poi aggiunsi che avevo una figlia e ancora  maaaaa e dove sta questa figlia?  “in Germania” e  ancora maaaaa !!! Mio padre non mi umiliò per niente, sapevo che lui  era un vero uomo con tanta comprensione, però mi  disse “ ma come hai fatto tutto questo?” Credetemi non è tanto semplice descrivere questa cosa... Avevo lasciato l’Italia con l’ardore dei racconti di Salgari e poi ero diventato un Cagliostro per tutte le  deviazioni che avevo fatto. Waterfall – Glen Nevis  (fine parte prima) Anno 15 n. 78                                                   Dicembre 2010