Memorie e ricordi di Caprile . . . e oltre (Settima puntata - parte seconda) SECONDA EMIGRAZIONE (La Scozia) Testo e foto di Roberto Matassa Tornai in Scozia con una determinazione di fare il meglio che potevo ma riemergeva il problema della  casa. I miei parenti mi suggerirono addirittura di andare a sbattere in una carovana tutta infangata, ma di  questo non scrissi nulla a Rosemarie, non dovevo scoraggiarla. Ma io non tornavo indietro e per il lavoro ero confidente che alla Fabbrica dell’alluminio a Fort William mi  avrebbero preso immediatamente come <FITTER> con quella qualifica che avevo acquisito a Bedford.   Meno male che avevo trasferito 750 sterline, allora una bella somma, alla Royal Bank Of Scotland.   Trovai una casetta strettamente necessaria a Seaview Terrace col mutuo a lungo termine. Veramente mi dispiacque tanto portare Rosemarie via dalla sua famiglia, speravano tanto che mi  sistemassi a Esslingen; anche suo fratello Karl, una volta laureato in fisica nucleare appena uscito dall’  università si trasferì in America a Chigaco presso i laboratori Argonne dove lavorava Enrico Fermi. Poveri  genitori, non hanno mai goduto dei loro figli.  Il lavoro  che avevo intrapreso a Fort William era quello che si può aspettare in un CAFFE’ BAR, lunghe ore  e anche il weekend, Rosemarie anche lei coinvolta come tutto fare aveva messo in uso anche la sua  professionalità di segretaria perché presto il business si era moltiplicato; nel frattempo cominciai anche a  interessarmi della fotografia, che era tutto quello che desideravo fare. Cominciai con una EXACTA VAREX  REFLEX 35mm che per me era come un gioiello, poi iniziai a fare sul serio con tutti i formati e addirittura  mi coinvolsi con la Lhinof Professional.  Questo lavoro fotografico lo facevo quando avevo l’opportunità. Cominciai a mettere sul mercato alcune  foto di scenari, fu una rivelazione THE SCOTSMAN CALENDAR quello più importante della Scozia, ne  presero sei, con pagamento immediato e buono. Poi da un’agenzia internazionale di Londra che era a  corto di fotografie della Scozia, mi chiesero di firmare un contatto esclusivo con loro e piano piano ogni  mese, mi arrivavano venivano discreti pagamenti.   Tuttavia io e mia moglie non trascuravamo il negozio che filava a tutto vapore. Rosemarie era la migliore  segretaria che si possa impiegare, impeccabile nella contabilità e nella corrispondenza.   Da Londra volevano aumentare le vendite di foto e mi chiesero se ero disposto a viaggiare per il mondo. La mia descrizione delle Highlands che ho fatto all’inizio era un poco sommaria. Ma vi assicuro che c’e’  ben altro lassù, tutto un mondo a sé, e lo si nota di più quando si entra in quel territorio passando per  sentieri ancora vuoti di civiltà. I primi anni ne sapevo poco finché andavo sempre alla scoperta di nuovi  angoli specialmente sui laghi; la fotografia di scenari richiede sempre un primo piano e quando c’e’ un  laghetto o un fiume si può creare meglio la composizione delle foto.   Scoprivo sempre nuovi insenature e stradette con curve malandate ma accessibili; tutto cambiava a  seconda delle stagioni ed anche nella stessa giornata, di mattina o nel tardo pomeriggio. Poi quando il sole picchiava dall’alto tutto diventava piatto, c’era bisogno di un poco di ombre laterali. Ma i  soggetti più sofisticati si creavano meglio d’inverno con la nebbia sui laghi e la natura morta. Quello che  raccomando a tutti (aspiranti fotografi) è di camminare sempre di più lontano dalle strade, alla scoperta  di questi privilegiati primi piani.  Nei primi dieci anni di queste escursioni feci tutte foto delle Highlands, sia per calendari che per le  cartoline (postcards); le mie fotografie piacevano e me ne chiedevano sempre di più per questi usi  personali. Durante questi viaggi avevo conosciuto tanti paesani ciociari sistemati qua e là in questi  paesetti, tutti con pesce e patate, business che amavo tanto ma non potevo familiarizzare se non  dall’altra parte del bancone! Questi ciociari che ti parlavano fra un cliente e l’altro, quando tutti avevano  finito di lavorare … loro non avevano ancora cominciato! E lavoravano fino a tarda sera. Ne avevo  conosciuti circa quattordici e li usavo come la Via Crucis, mi fermavo, uno sguardo, un sorriso e poi  “arrivederci”, questi erano i miei Italiani.  Oban, il porto                                                    Una veduta del Pertshire Quasi venti anni dopo, vivevo con tanta mancanza di italianità, intorno al 1980, un amico, Roger del Glen  Coe (valle molto pittoresca) venne nel mio negozio e mi disse:   “Sai Roberto, c’è un nuovo Italiano che ha comprato una casa in quella valle del Glen Coe”. E io pensavo  “come, dove e perché”, io quei luoghi li conoscevo metro per metro. Lui mi disse “guarda giù” e a sinistra  dalla strada si intravedeva un tetto dietro un boschetto, c’era una stradetta malandata. Io subito con un  poco di diffidenza pensai “chi e’ quel matto! Forse sarà un mafioso scappato dalla Sicilia”. Lasciai passare  un po’ di tempo prima di soddisfare la mia curiosità. Un giorno mi decisi per vedere quella casetta che mi  pareva come la storia di Biancaneve, la scusa della mia doverosa presenza sarebbe stata di conoscerci  come connazionali. Salii quella rampa e subito dopo il boschetto ecco apparire la padrona; una donna che  non richiedeva introduzione, si vedeva subito che era tanto Italiana, capelli scuri, vestita senza  esagerazione di colori e un atteggiamento pacifico e sorridente, probabilmente già sapeva della mia  attività nelle Highlands. Il suo nome era Rosamaria (!) ed io dissi subito a me stesso “che caspita sono  tutte Rosemarie le mie conoscenze femminili!!!”. Poi  seppi che suo marito Mimmo B. era deciso a fare  qualcosa di quelle vallate piene di pecore. Un po’ per curiosità e un po’ facendo l’intrigante, mi informai e  venni a sapere che non era affatto un pecoraro. Ma non era facile capire come un ingegnere chimico  andava a sviluppare pecore e vacche lì alla fine del mondo. Allora pensai a quel detto che dice “se non  sono matti non li vogliamo”. Capii che la sua  ambizione era  vivere in libertà fra i monti e dissi fra me  “GOOD LUCK”. (Buona fortuna). In seguito Mimmo B. comprò ancora un’altra proprietà, ma non una  piccola farm bensì  addirittura un’altro Glen, e poi addirittura comprò  una proprietà molto estesa  fiancheggiante la strada da sud a nord del Great Glen con una casa che era un punto focale proprio  azzeccato! Questa residence si intravedeva dalla strada e ogni volta che passavo di là la vedevo come un  pugno di Italianità.   Fra l’altro era una famiglia piuttosto prolifica con i figli Paolo, Chiara, Laura e Bruno. Insomma una  famiglia con tante ambizioni, ed infatti più in la ebbero tutti ottimi risultati nella vita. I Romani non erano  riusciti duemila anni fa a conquistare la Scozia, ed ora dei ciociari ce l’avevano fatta? Paradossalmente  Mimmo B. e’ romano, pensate! Io personalmente questa cosa la interpreto con tanta ironia! Ogni tanto  facevo una sosta strettamente necessaria laggiù a valle, e potevo sempre aspettarmi un sorriso da  Rosamaria, figuratevi la trovavo fuori casa fra le galline, ma son sicuro che le teneva solo per compagnia.  Più a destra della casa c’era un garage con una grande porta che mi sembrava una cappella votiva e   dentro c’era la sacra FERRARI ROSSA!. Rosamaria insegnava la lingua Italiana alla scuola superiore  mentre Mimmo.B era sempre sperduto tra i monti con le pecore e le vacche. Lui sapeva il fatto suo e lo si  vedeva fra i capoccioni dei farmers (COLTIVATORI) e aveva tanta voce in capitolo. Un giorno mise in uso  le sue qualità di chimico; ai confini della sua proprietà avevano messo una discarica e con tutti quegli  animali c’era pericolo di infezione. Lui intraprese un’azione legale, portando molte prove fra le quali delle  foto che io avevo scattato dove passava il fiume LOCHY: erano chiaramente visibili i veleni verdastri che  salivano dal sottosuolo. Il processo si svolse a Edimburgo e fra campagne di stampa e televisione alla fine Mimmo B. vinse con  tutti i meriti.  Questa storia per me significa qualità e perseveranza perché in questo paese anche se stranieri, siamo  ben protetti. Con questa famiglia ci si vedeva poco perché io partivo sempre per viaggi lontani per il mio  lavoro; una volta non mi ricordo se era a Natale o Capodanno ci fu una serata alla paesana in quella casa,  una meraviglia, pensate che io non avevo mai assaggiato il tartufo con gli spaghetti e che PRIVILEGIO. A  questo punto vorrei raccomandare loro di adottare Mac Mimmo di fronte al loro nomi e poi di farsi  disegnare un TARTAN tutto nuovo perché ci andrebbe bene. Non solo hanno ripopolato un poco le  Highlands ma procurarono lavoro ad altri. ALTRO CHE PECORE E VACCHE. Ora ci sentiamo una volta  l’anno per telefono perché poi lasciai la Scozia per Winchester. Ora io direi; nella loro proprietà c’e’ tanto  spazio per una pista di lancio per aerei di linea con voli diretti per un aeroporto internazionale a NORCIA  in Umbria, dove c’e’ tutto quanto loro amano!  Loch Leven – Ballaculish, Highlands Termina qui questa lunga storia della mia esperienza in Scozia, e, sperando di non avervi annoiato troppo, vi saluto augurando Buon Natale a tutti. Da Winchester, per l’Eco di Roccasecca Roberto Matassa  The Highland cow (la mucca “capellona” delle Highlands con la ben nota frangetta) Old Bride – Glen Shiel Anno 15 n. 78                                                   Dicembre 2010