Anno 16 n. 79                                                   Febbraio 2011 Archivio storico de L’Eco di Roccasecca Dal n. 52 dell’Ottobre 2005 Continua la pubblicazione degli articoli del compianto professor Orazio  Manente, illustre collaboratore dell’Eco per circa 10 anni. Questa volta si tratta di un piccolo saggio a carattere storico-mitologico  molto interessante. Le famose sette meraviglie del mondo Sembra che Filone da Bisanzio abbia descritto, circa due secoli e mezzo a. C.,  le Sette meraviglie del mondo. Si tratta di strutture architettoniche,  sculture ed edifici ritenute le più belle e straordinarie opere dell'intera  umanità. Sono tutte situate in quello che allora era il mondo conosciuto:  Egitto, Grecia, Mesopotamia,Turchia. Tutte costruite più di 2.000 anni fa,  furono contemporaneamente visibili solo nel periodo fra il 250 a.c. ed il 220  circa a.C.; successivamente andarono ad una ad una distrutte per cause  diverse; solo la imponente e misteriosa Piramide di Cheope sopravvive ancora  oggi.  La prima è costituita dagli ORTI o GIARDINI PENSILI di BABILONIA.  Si trattava di un quadrato avente m. 128 di lato. I vari ripiani erano sostenute  da volte; l’ultimo era di m. 112 di altezza. I giardini pensili furono ideati  probabilmente sotto il regno di Nabuccodonosor (605-562 a.C.) sotto il cui  regno Babilonia fu liberata dagli Assiri.   Essi sorgevano su una collina naturale, distribuiti lungo terrazze  impermeabilizzate con bitume e regolarmente bagnate e drenate da un  sistema complesso di irrigazione, che faceva salire l'acqua anche nei punti più  alti. Situati nelle vicinanze del palazzo reale, già in posizione sopraelevata,  contenevano ogni tipo di vegetazione, compresi alberi ad alto fusto: il mirabile  spettacolo era visibile anche dall'esterno delle mura, ai viaggiatori e ai  mercanti che si avvicinavano alla città. I giardini pensili furono il frutto e il vanto della grande capacità sviluppata dai  mesopotamici nel campo dell'idraulica e dell'irrigazione; il clima secco con  piogge irregolari, i fiumi ricchi d'acqua, ma soggetti a piene devastatrici,  furono domati con sapienti canalizzazioni che trasformarono il deserto in  campi coltivati. Anche le mura di Babilonia erette circa 27 secoli a. C.  rappresentarono un’opera imponente: pare avessero un’altezza di 100 m. ed  uno spessore di 28 m. La lunghezza era di circa 90 km e formavano un  quadrato di cui ogni lato aveva 25 porte di bronzo. La seconda si riferiva alle Piramidi d’Egitto. Le più antiche si ritengono  essere quelle di Enefe (5534 a. C.) e quella di CHEOPE  (3000-2700 a. C.  circa). Essa sorge accanto a quelle di Chefren e di Micerino, sulla sinistra del Nilo,  all'inizio del delta, e non lontano dal Cairo. La Grande Piramide, unica tra le  "sette meraviglie" ad essere arrivata sostanzialmente integra fino a noi,  conserva indubbiamente un grande fascino, che le deriva dalla sua  sbalorditiva struttura. Fu fatta costruire per il faraone Cheope, morto  trentenne nel 2520 a.C.. La piramide nasconde tre camere mortuarie.   Si tratta del più grande monumento in pietra mai costruito: alta 137 metri, ha  un peso stimato in 6,5 milioni di tonnellate di pietra e la base quadrata ha i  lati di 230 metri.    La terza è la STATUA DI GIOVE OLIMPICO, alta m. 20, larga m. 30  lunga  m. 72; eretta, pare, l’anno 458 a.C. da Fidia nel tempio di Giove, opera di  Libone di Elide. Fidia creò un'imponente statua in oro ed avorio, che completò  attorno al 440 a.C.. Zeus era raffigurato in posizione seduta e la sua testa toccava quasi il soffitto del tempio. Il piedistallo misurava m. 6,5, mentre l’altezza della statua era di   13 metri. Le descrizioni giunte fino ai tempi nostri ci dicono che il Dio era  seduto su di un trono decorato con figure alate ed altri personaggi divini.  Oltre ad oro ed avorio era stato fatto uso di altri materiali (ebano, pietre  preziose) ed inoltre saltuariamente la statua veniva adornata di drappi, tele  ed altri regali fatti da re e sovrani. Nel I secolo a.C. l'imperatore romano  Caligola cercò di trasportare la statua a Roma, ma senza successo. Il tempio  fu in seguito danneggiato da terremoti, incendi, inondazioni e definitivamente  distrutto nel corso del VI secolo d.C., mentre la statua fu portata a  Costantinopoli e bruciò durante un grave incendio nel 462 d.C.  La quarta meraviglia era il COLOSSO DI RODI. L’isola di Rodi fu colonizzata  dai Greci e poi dai Persiani. La sua ricchezza rappresentava un attraente  bottino e subì numerosi assedi e saccheggi. Per festeggiare lo scampato pericolo all’assedio di Demetrio Poliorcete, nel  305 a.C., fu stabilito di erigere una monumentale statua di bronzo, opera di  Karete di Lindos, allievo di Lisippo, la cui costruzione durò 12 anni e venne  chiamata Kolossos. La statua, collocata all'ingresso del porto principale, raffigurava un uomo (il  dio Helios o Apollo) con una fiaccola nella mano destra, in modo da fungere  anche da faro. Le sue gambe divaricate, poggianti su due basi di marmo, permettevano  anche alle più grandi navi a vela di passare tra di esse. La parola Colosso indicava fino ad allora statuette di argilla o legno di forma  umana e venne utilizzata per indicare la statua di Rodi, identificandosi da  allora con statue di enormi dimensioni; misurava tra i 32 e i 40 metri di  altezza. Il Colosso ebbe purtroppo vita breve, spezzandosi e fu distrutto da un terremoto nel 224 a.C.  La quinta era il TEMPIO DI DIANA a Efeso.  Situata a nord di Mileto, Efeso sorgeva all’incrocio delle strade che  conducevano verso Lidia e Mesopotamia, e questa posizione strategica le  procurò ricchezza e prosperità. La costruzione del tempio dedicato ad  Artemide, dea che successivamente i Latini chiameranno Diana, iniziò nel VI  secolo a.C. e la sua realizzazione fu lunghissima.   La struttura era imponente, delimitata da 127 colonne alta ciascuna 19 metri,  arricchita con statue e ornamenti opera dei più grandi artisti dell'epoca. Il  tempio era lungo m. 128 e largo m. 60.   All’interno, in posizione centrale, si poteva ammirare la statua di Artemide,  raffigurata come una dea dalle molte mammelle. Il tempio subì varie  distruzioni e ricostruzioni nel corso dei secoli; gravemente danneggiato dai  Goti nel III secolo d.C., fu definitivamente distrutto dai cristiani nel IV. La sesta meraviglia era il MAUSOLEO di ALICARNASSO. Alicarnasso era la capitale della Caria sotto il governo di Mausolo, fra il 377 ed  il 353 a.C Alla morte di Mausolo, la moglie Artemisia, in memoria del marito,  fece erigere un grande monumento che pare fosse stato concepito dalui  medesimo. Il Mausoleo di Alicarnasso fu realizzato da architetti e scultori di  grande fama, con lo scopo di accogliere i resti mortali di Mausolo e consorte,  e innalzarlo così dopo la morte a un livello divino. Nell'opera, riconducibile alla  millenaria tradizione orientale dei sepolcri colossali, le credenze orientali e il  gusto barbaro si accostano alla più recente arte greca, preannunciando l'arte  ellenistica. Venne costruito sul fianco di una collina, su una piattaforma  quadrangolare, sopra la quale si innalzava un tempio ionico a 36 colonne.  Questo era a sua volta sormontato da una piramide quadrangolare a 24  gradini, su cui troneggiava una quadriga, cioè un carro. Lo stile denotava una  grande profusione di sculture su tutto l'edificio ed una tendenza al colossale. La settima era il FARO DI ALESSANDRIA. Intorno al 334 a. C. Alessandro re di Macedonia, conquistò l’Egitto, ove fondò  Alessandria d'Egitto, città la cui pianta sarebbe stata disegnata nel 331 a.C.  dallo stesso Alessandro con forma quadrangolare ad imitazione di Babilonia e  delle città mesopotamiche. Alessandria diverrà la più grande città del mondo  per tre secoli, arrivando a contare, pare, un milione di abitanti, provvista  anche di un Museo (una specie di istituto per l'insegnamento, con collezioni di  opere d'arte e giardino botanico e zoologico) e di una Biblioteca con 700.000  volumi. Una diga in mattoni, lunga oltre un chilometro, univa l'isola di Faro,  posta di fronte alla città, alla terraferma, formando due golfi, in cui avevano  sede due porti, uno militare e uno mercantile (di Eunosto).   Sull'isola, tra i porti, primi a possederne una, sorgeva una torre di marmo,  luminosa, alimentata durante la notte a legna o a petrolio e potenziata con  una serie di specchi, usata come torre d'avvistamento di giorno. Strutturata a  tre piani, ornata con statue di mostri marini e divinità del mare e un'altra  grande statua sulla cima, era alta 120-130 metri, e la sua luce visibile dalle  navi a 60 chilometri di distanza. Il nome di "faro", dall'isola che la ospitava,  verrà poi ereditato da tutte le successive torri luminose all'ingresso dei porti.  A cura di Orazio Manente da Montefiascone con l’aiuto di alcune informazioni da Internet