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Nel decimo anniversario della tragedia delle “Torri gemelle” di New York, il nostro
collaboratore Roberto Matassa, da anni residente in Gran Bretagna, ma roccaseccano doc,
ci invia un documento realmente notevole.
Neanche un anno prima del fatidico 11 settembre 2001 Roberto, fotografo professionista di
valore internazionale, si trovava proprio a New York per un servizio fotografico, rimasto
inutilizzato dopo quanto successo.
Ebbene, a 10 anni di distanza, Roberto ci racconta quell’esperienza ed offre a tutti i lettori
dell’Eco di Roccasecca alcuni scatti di quella sessione fotografica.
E’ questo il modo in cui anche l’Eco si unisce al ricordo e al cordoglio per le vittime di quella
strage.
Un grazie speciale a Roberto, che non finisce mai di stupirci.
New York Stock-Exchange
LE DUE TORRI
The Twin Towers
Dovrei mettere un’enfasi particolare su questa grande città < LA GRANDE MELA> come di
solito la chiamano.
Frank Sinatra la metteva continuamente in evidenza con la sua brillantezza. E i musical di
George Gershwin, e il detto < le mille luci di New York > senza saltare poi < The little
Italy > così significativo per noi paesani. E tanto altro principalmente dai libri di Mario Puzo
< The Good Father > etc.
Ma lasciamo stare tutto questo; New York rimane il polso dell’economia, ma che dico è il
barometro dell’economia mondiale. Io non ci andavo in vacanza, ma principalmente per
lavoro. Il mio agente (Foto International) mi propose di fare in questa città qualcosa come
avevo già fatto a Sydney e al Court House di Hong Kong. Vale a dire un bel po’ di
mistificazione fotografica! Perciò io scelsi i mesi più freddi, era la prima settimana di
dicembre del 2000, la temperatura era quasi sempre sotto zero. Mi interessava l’alba su
Manhattan che io avevo in mente; arrivai all’Aeroporto di Newark dove incontrai Michael H.
un vecchio amico, molto più giovane e frivolo < la sapeva lunga > un fotografo che veniva
da San Francisco.
L’intenzione era di dividerci i costi di un Hotel di fronte al Madison Square Garden, proprio
al centro per facilitare la logistica a prima mattina.
Credetemi, io dovevo posizionarmi sull’altra sponda dell’East river per avere di fronte tutta
Manhattan, con la magia delle primissime luci dell’alba; quindi alle cinque del mattino,
ancora con il buio, dovevo piazzarmi con la mia Linhof 5X4 Professional e fare tutti gli
aggiustamenti. Michael aveva la sua 35 mm. e il suo lavoro era più che altro per
<editorial> . Era buffo vederlo tutto irrisolto con quel giocattolo di camera fotografica.
Chiedo perdono a chi non conosce tante tecniche fotografiche per quanto sto scrivendo in
termini troppo tecnici. Oggi viviamo nel mondo dei miracoli con le DIGITAL, ed è forse
difficile apprezzare quanto si doveva fare ancora dieci anni fa. Vedete, quando imparai tutto
della fotografia, quando vivevo lassù in Scozia, non c’era una scuola in questo ambito, e
dovetti imparare tutto dai libri; quello che mi fu più di aiuto era il libro per PROFESSIONAL,
ricco di grafici. Piano piano mi ero specializzato nell’interpretazione delle prime luci
dell’alba.
E torniamo a quelle mattine fredde di New York. Michael mi chiese come era l’esposizione di
prima mattina; quando lo vedevo così insonnolito, io gli rispondevo con la mia esperienza e
con ironia: < f16 di apertura e una tazza di caffe il tempo di esposizione> ! Infatti più di tre
minuti di esposizione. Lui se la rideva ma era proprio così per lasciare maturare la luce
gradualmente e catturare un poco alla volta l’alba su Manhattan. E con l’obbiettivo grande
angolare New York appariva tanto lontana all’orizzonte.
I riflessi si intensificavano perché’ poi all’alba generalmente il mare è sempre calmo
Ma il soggetto più clamoroso, erano le torre che dominavano il World Trade Center. Pensate
che in quel circondario ci lavoravano circa 14000 persone!
E come vedete dalla foto anche di notte.
Allora c’era tanto da preparare con i movimenti di correzione per la prospettiva, poi due
metri di qua’ oppure di là per non accavallare i grattacieli, in poche parole, separarli!
Questo l’ho ripetuto un giorno dopo l’altro per non andarmene via a mani vuote e
fotografare a <colpo sicuro> Michael non amava alzarsi la mattina così presto e non capiva
che d’inverno con la temperature sotto zero, l’aria era pulita e il risultato brillante. Infatti
quando poi spedii il mio materiale a un’altra agenzia di Philadelphia, andarono in Gloria.
The Twin-Towers
Io progressivamente con l’alba ne scattavo altre senza risparmio, ero troppo attratto da
questo soggetto !
Poi mi spostai verso Brooklyn Bridge a scattare altre foto, ancora tanto classiche; mi
sentivo così soddisfatto, ce l’avevo fatta, avevo gli sviluppi fatti nella stessa giornata quindi
non potevo sbagliare.
Le foto che avevo fatto da sopra all‘Empire State Building di sera, guardando verso EAST, le
intitolai < le mille luci di New York > e vennero proprio belle.
Nel tardo pomeriggio mi mettevo in posizione all’isola della <Statua della Libertà >
Dovete capire che può sembrare esagerato fare tutta questa elaborazione per un
monumento statico, eppure ci vuole molta pazienza ed attenzione; bisogna stare attenti
perché, scostandosi anche solo di alcuni metri, la mano della statua venga nella posizione
desiderata, che la faccia con la corona sia ben visibile e così via. Dovevo ancora correggere
la prospettiva e poi dal momento che verso le sei di sera l’ultimo ferry lasciava l’isola, io
aspettavo come l’ultimo respiro la luce di tarda sera quando il cielo era un poco più buio per
avere maggior risalto dalle luci appena accese sulla corona e del falò nella mano della
statua. Ecco il risultato:
La statua della libertà
Ora veniamo al succo !. Praticamente io avevo finito le due settimane a New York, ed il 18
dicembre lasciai per tornare in famiglia per Natale, tutto contento del risultato ottenuto; chi
mai avrebbe pensato che presto sarebbero state congelate dopo l’abbattimento delle due
Torri! Quelle foto delle torri persero l’importanza e furono accantonate, restando per il
futuro come soggetti storici… mentre le foto dello Stock Excange e della statua della libertà
mi portarono un poco di fortuna.
Potete immaginare – tutti avete visto ciò che stava succedendo quella mattina al World
Trade Center - uno spettacolo così devastante mentre io seduto in poltrona emozionato,
pensavo solo a tutta quella povera gente intrappolata sulle torri senza scampo, proprio là
dove poco tempo prima avevo trascorso tante ore a cercare la prospettiva e la luce giusta
per scattare delle fotografie!
Mi tornava alla memoria l’esperienza di quella mattina del 15 febbraio 1944 quando dalla
chiesetta di Santa Maria a Castrocielo avevo visto ondate e ondate di fortezze volanti
polverizzare l’Abbazia di Montecassino < se vi pare, leggete la storia in merito del numero
79 dell’Eco >
Mi dico: Dio quanta cattiveria! Pensate quanta gente quel giorno pregava lassù nelle due
torri, e quanti ancora pregavano li sotto, e quanti milioni di spettatori invocavano con le
loro preghiere qualche miracolo. Ma chi li ha ascoltati? Me lo domando continuamente!
Roberto Matassa
Da Winchester, Inghilterra, per l’Eco di Roccasecca
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preventiva richiesta.