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Una serata tra arte pittorica ed arte culinaria
Tra i ricordi più simpatici della scorsa estate c’è la serata passata con l’amico pittore Carlo
Ielo e sua moglie Simona. Sul lungomare di Ostia Carlo ha tenuto una “personale” di una
settimana, dal 22 al 28 agosto, intitolata “Carlo Ielo Favole Naif”, che ha raccolto un
discreto interesse tra i “passeggianti” delle lunghe serate estive.
Siamo amici e quindi in questa sede non mi metto ad esternare tutti i complimenti sulle
opere di Carlo, già espressi in varie occasioni, ma preferisco soffermarmi su alcuni aspetti
simpatici che si presentano in simili occasioni.
La mostra si teneva all’interno di uno spazio culturale dedicato ai libri, ma era pur sempre
un ambiente all’aperto, sul lungomare del litorale romano più frequentato dell’estate, quindi
accessibile a tutti, non solo ad appassionati di pittura, come accade in occasione delle
mostre tenute in gallerie specializzate.
E così, mentre Carlo, come suo dovere, intratteneva le persone realmente interessate ai
quadri, che gli ponevano domande sull’una e sull’altra opera, io mi gustavo i commenti
sparsi, fatti da giovinotti e giovinotte di tutti i generi.
Ne offro una carrellata facendo leva solo sulla mia memoria (non ho preso appunti)
immaginando di fare cosa gradita ai nostri lettori.
Ecco una selezione delle frasi storiche offerte da questi “frequentatori occasionali” di quadri:
“Amò, guarda questo quant’è fico! O vedi? ‘n pratica ha disegnato un quadro dentro ar
quadro, come se fossero ddu’ quadri uno dentro ‘n antro!”
“E’ vero, o’, nun c’avevo fatto mica caso,
c’hai l’occhio artistico Sonia!”…
“Ahó, anvedi che robba! Invece dell’alberi
questo ha pitturato le foglie che crescono
come fossero alberi, ma che significa?”
“Ma come che significa, è più facile, no?
Invece de perde tempo a fa tutto l’albero
ha messo quattro foglie in fila e ha fatto
er quadro!” …
“Qua ce stanno gli alberi e le foglie che
giocano a scacchi!” …
Ma non mancano, oltre a commenti come
quelli sopra indicati di natura “giovanile”,
quelli di qualche coppia adulta
particolarmente ispirata:
“cosa guardi, cara?”
“Mi piace quel destriero nero sulle nuvole,
con quello sfondo infuocato”
“E’ una visione del mondo su due dimensioni, quella terrena, con le nuvolette garbate dalle
sfumature tenui e quella della fantasia e dell’immaginazione con i colori accesi, che sta
naturalmente in alto, a significare la sua superiorità”
“Almeno nell’animo dell’autore”…
Mi fermo qui, ben sapendo che l’amico Carlo, al quale quella sera non ho raccontato questi
commenti per fargli in seguito una sorpresa sull’Eco, si divertirà come un matto.
Quella stessa sera siamo andati ad un ristorante di stampo partenopeo, di cui non faccio il
nome per evitare inopportune pubblicità. Un bel posto, aperto da poco, che offre una bella
varietà di primi piatti, pizze al di sopra della media (consistenti, non le solite sfogliette
trasparenti che vanno tanto di moda a Roma) e dolci eccellenti, tra cui un babà immerso in
una crema calda che merita la fotografia!
O’ babà
A tavola non sono mancati i soliti aneddoti di cui io e Carlo prendiamo nota nei mesi in cui
non ci vediamo e poi ci raccontiamo in serate come questa.
Carlo racconta della bizzarra situazione in cui si è venuto a trovare un suo amico il quale,
durante la celebrazione della Santa Messa nel corso di un funerale, è incappato nella più
classica delle gaffe, nel momento in cui il suo cellulare ha cominciato a squillare.
Non ci sarebbe niente di strano, considerando che la buona abitudine di spegnere, o almeno
rendere silenziosi gli apparati telefonici portatili, ogni tanto viene dimenticata …
Ma, nel caso specifico, va detto che la suoneria del cellulare dell’amico di Carlo è un po’
particolare!
Trattasi di una frase declamata dal grande Gigi Proietti a teatro che fa così: “Nun me
rompe er ca’’
Immaginate allora gli sguardi sdegnosi di coloro che partecipavano alla celebrazione
funebre nei confronti dell’imbarazzato signore che si allontanava di fretta cercando
disperatamente di chiudere il cellulare mentre la voce stentorea di Proietti provava a coprire
quella del sacerdote sull’altare!
Quella che si chiama una “figuraccia”.
Ciambelle con squaglio di cioccolata
Carlo mi racconta poi di un suo carissimo amico, dal classico cognome di chiara origine
ciociara, Patamia, che è divenuto un accanito lettore dell’Eco di Roccasecca, che legge con
grande piacere e che commenta insieme a Carlo. Gli dico di farmi contattare via mail ed
infatti, in autunno ho ricevuto diverse simpatiche email dal nostro compaesano di origini di
Castrocielo.
La serata estiva si conclude con una passeggiata sul “pontile” e sui commenti al concerto
dell’inossidabile Nico Fidenco che qualche sera prima aveva intrattenuto un folto pubblico
con le indimenticabili “Un granello di sabbia”, “Con te sulla spiaggia”, “A casa di Irene” etc..
Per l’Eco di Roccasecca
Da Ostia
Il Direttore e Carlo Ielo