L’Eco di Roccasecca
Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - ciociari @ pretaonlus.it
Anno 17 n. 83                                               Aprile 2012
Anno 17 n. 83                                               Aprile 2012
S p a c c a n a p o l i Ovvero un ringraziamento di Roberto Matassa L’ articolo di Miria Milan sul n.81 de “L’Eco di Roccasecca” mi ha riportato a Napoli come un balzo. Era proprio  quello che volevo risentire, come un richiamo alle mie vecchie abitudini, (A PRIORI, EMIGRATO DALLA  CIOCIARIA NEL 1938) a Napoli. E questa città, circa cinquant’anni dopo l’ho sempre nei miei ricordi. Abitavo a  Mater Dei; quando scendevo al centro cominciavo il mio percorso per tutta Spaccanapoli, vicino al Tribunale,  verso mezzogiorno, in quei vicoletti adiacenti compravo la pizza dei miei sogni, si trattava della pizza bianca con  la ricotta, un poco salatella! E qualche panzerotto non guastava! Quanta nostalgia, perché era proprio lì‘ che mi sentivo a contatto con tanta umanità disordinata sì, ma gioiosa e  tanto diversa da quella del Vomero o di Via Chiaia. Per lungo tempo io frequentai quei vicoli perché ero fornitore di quei negozietti di medagliette di santi e  madonnelle, che stampavo con un lavoro molto precario tanto per guadagnarmi qualche Lira! Piccolo mondo  antico! Negli ultimi cinquant’anni ci sono ritornato due volte, con un mio caro fratello amante delle cose belle e  dell’arte di Napoli antica; credetemi, non è cambiato niente e spero che non cambierà mai perché appartiene ai  tempi di Toledo e dei Borboni, questo è il vero cuore di Napoli. Con tante Chiese questo percorso sembra una  Via Crucis. E che atmosfera si sentiva con quel tipo che girava la manopola del piano sulla carrozzella vicino a  San Domenico Maggiore suonando quel motivo “Maruzzella … Maruzzè …” non si può scordar!  Per quanto riguarda la Napoli sommersa non ne sapevo niente, ero a conoscenza solo della presenza dei rifugi  quando dovevamo metterci al riparo delle bombe! Proseguendo sempre da est a ovest, c’erano tutti quei  negozietti pieni di pupazzi natalizi, e anche di statuette di personaggi famosi di quel tempo. Ora io mi chiedo  “chi ti offrirebbe un santo extra come offerta speciale”? Solo lì, naturalmente. Ma io gli dicevo “guarda una  statuetta mi basta!” Lui me ne voleva vendere anche un’altra che stavo tanto ammirando, era Totò, il mio eroe. Era di circa un metro di altezza, lui voleva vendermela assolutamente … non capiva che non la potevo portare con me in Scozia!  Lì  si commerciava come a un supermercato. A parte Totò, già c’era anche quella di Maradona, quasi quasi lo  stavano beatificando! Più avanti c’era un uomo che aveva un cesto con un pollo vivo per la lotteria di  mezzogiorno. I biglietti costavano qualche Lira. Quando lo osservai incuriosito, mi disse “ guaglio’ s’adda  campa’ !” Poveretto, quello era il suo mestiere, sebbene tanto frugale. Più avanti a sinistra una stradetta con  tanti negozietti, tra cui l’ospedale delle bambole usate! Nel vicoletto laterale, seduta fuori la porta, “la capera”  che pettinava un’altra donna. Santa Chiara Ecco che poi veniva il più bello, la visita alle Chiese. Dovevo entrare nel Chiostro di Santa Chiara per trovare  una particolare serenità che riuscivo a sentire in quel luogo magico. Se non ci siete mai entrati, per carità,  visitatelo! E che dire poi fra quei palazzi baronali della Cappella di San Severo, dove c’è il CRISTO VELATO,  scultura marmorea di Giuseppe Sanmartino. Ha qualcosa di incantevole, sembra quasi impossibile che sia stato  creato in quel modo! I più famosi scultori non si stancano di ammirarla. Camminando un centinaio di metri più  avanti ecco la grande facciata unica della Chiesa del Gesù. Chiesa del Gesù L’impressione che si sente entrando in quella Chiesa ti blocca il fiato; la sua immensa grandezza, e le cappelle  laterali sempre affollate per una messa. Questa sensazione l’ho avvertita a Città del Messico, nella Cattedrale di Lady di Guadalajara; entrai e vidi una vecchietta col rosario in mano avvicinarsi lentamente ad un grande  Crocifisso con tanta umiltà come se ci stesse parlando. Dissi a me stesso “Eccomi nella Chiesa del Gesù a  Napoli”. Ancora ad ovest, arrivato a Montesanto dovevo comprarmi una sfogliatella, specialità della pasticceria  in Piazza. Per me quella era una passeggiata gloriosa! Sono d’accordo, c’è stata una marea di eventi negativi, tra <munnezza e spazzatura> e inefficienza e  negligenza fra  Gnagnallina…. e  Yeyollino!  Peccato! Però io mi ricordo sempre quella dedica sotto il   monumento vicino al Ponte della Sanità, quando c’era la peste.  Diceva “A Pordenone si fa festa e a Napoli si  muore; MA IO VADO A NAPOLI”  Voglio ringraziarti, Miria, per avermi spinto a riportarmi a Napoli dei miei vecchi tempi; per me lasciare Napoli nel  1954 fu uno strappo inevitabile, ma anche un grande rimpianto. Da Winchester, England Roberto Matassa Foto: Riccardo e Miria 2011