L’Eco di Roccasecca
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Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 MARE   NOSTRUM Testo e foto di Roberto Matassa    Amici dell’Eco, questa volta vi porto con me in un viaggio piuttosto esotico, nel Mexico. Sono tornato la settimana scorsa (1 settembre) dallo Yucatan e con tanto entusiasmo mi accingo a scrivere la mia storia. Questa volta sono andato con le mani in tasca, senza l’apparato fotografico che era parte del mio equipaggiamento nel passato, con la famiglia di sette persone: mia moglie tedesca, mia figlia anche tedesca, mio figlio nato in Scozia, il marito di mia figlia australiano e le due nipotine inglesine … ed io, il colpevole di tutto questo, … io… Italiano! Ogni anno siamo presenti nel Mar Dei Caraibi per le vacanze. Questi posti sono a me familiari perché’ nel passato li avevo conosciuti nei miei viaggi di lavoro. Parlo della costa occidentale della penisola dello Yucatan <Costa Maya> e in particolare del complesso balneare BARCELO’ COLONIAL, non tanto distante da Tulum (la cui particolare posizione sulla costa a picco sul mare, ha fatto sì che fosse la prima città Maya ad essere avvistata dagli spagnoli nel marzo del 1517, ndr). Questa resort ha enorme espansione di costa di due baie di circa 3 km, di una spiaggia con sabbia compatta e migliaia di piante di cocco; ogni cliente ha la sua pianta, quindi la sua ombra ( non ci sono ombrelloni), tantissime sedie, ce n’è per tutti.  Ancor più, i colori del mare sono roba da sogno e si può camminare dalla riva per lo meno 150 metri senza affondare. Io che ho una bella età <non ve lo dico> ho passato ore e ore in acqua e mi sono ammollato come il BACCALA’. Quest’anno sono stato un poco più avventuroso e più coraggioso! Ma la mia metà mi guardava sempre dalla riva da tanta distanza. Il fatto è che a ottobre dell’anno scorso ebbi una brutta esperienza a causa di un mulinello e a venirmi a soccorrere fu il SALVAVITA; io gli proposi di mettere sulla torretta la bandiera della Ferrari e quest’anno mi ha riconosciuto e mi ha chiesto come va la Ferrari! Questo benedetto Mexico mi ha affascinato da trent’anni fa quando feci il primo viaggio, indimenticabile; questa nazione, quasi cinque volte più grande dell’Italia con tante regioni di etnia e di cultura diversa che io purtroppo ancora cerco di capire. Simpaticissimi i messicani, per umore e per la musica, specialmente le canzoni dei mariachi e i canti tipici a Oaxaca. Se si entra nel Palacio National a Città del Messico, si può apprezzare la storia di questa nazione dai tanti murali del famoso Diego Rivera, potete tranquillamente guardarli su internet. E che dire poi dei famosi caratteri della rivoluzione, Pancio Villa, Emiliano Zapata, di cui ho  visitato la casa a Morelia e dei  tanti eroi della nazione. Praticamente avevo visto tantissimo ma non abbastanza. Ora veniamo al punto ….  MARE NOSTRUM…. E perché’. Dalla riva si intravvedevano tante teste vagare in gruppetti e più mi avvicinavo e più sentivo parlare Italiano, sapete il mare rende il suono delle voci più schiette. Poi più in là altri e ancora altri finché spontaneamente dicevo “Mare Nostrum”. Avvicinatomi ancora un po’, dissi loro “per favore mi dite chi è rimasto in Italia?”, sembrava che avessero il dominio di questo mare.   Bellissime famigliette dal Nord Italia, tanti abruzzesi e tanti giovani napoletani, ma devo dire che erano tutti tranquilli e rispettosi! Mare Nostrum, come che la nostra penisola si fosse estesa fin nel Mar Dei Carabi. Nello Yucatan non ci sono fiumi in superfice bensì nel sottosuolo e si possono esplorare calandosi nelle CENOTE, grotte di acqua pura, chiara e dolce, più o meno a una trentina di metri nel sottosuolo. L’esperienza di XCARET è unica per quanto riguarda le escursioni nelle grotte sotterranee. XCARET è un sito archeologico creato sui resti della città dal medesimo nome (in lingua maya significa “piccolo stretto”) nata ai tempi della civiltà Maya, come porto per la navigazione e come centro commerciale. Allora, ci si può buttare in queste Cenote, poi ci si lascia trascinare dal fiume per una lunga distanza uscendo alla riva sul mare. Tutti noi sette di famiglia l’abbiamo fatto, però col salvagente al collo, io solo mi sentivo a disagio quando non toccavo il fondale e non avevo appigli dove aggrapparmi in quelle caverne, a volte nel buio tra le estalactitas; mi dicevano “lasciati trascinare dalla corrente” ma non era vero, bisognava nuotare ed io invece ero lì come un peperone a galla. Alla fine della prima rampa sono uscito da quella esperienza, l’acqua non era gelida ma era fredda, vedevo le mie nipotine sguazzare qua e là e anche mia moglie con tanta confidenza io invece uscivo sconfitto!  Però avevo fatto almeno 300 metri. Se qualcuno mi domandava la mia età si sarebbe meravigliato. Un poco di spavalderia !!! perché’ no!!!! Dopo, nella piscina Jacuzzi di circa venti metri quadrati mi stavo consolando con una compagnia ancora di italiani, stavolta napoletani in viaggio di nozze; quando ho detto “mamma mia che macello, datevi da fare, fate bambini perché i cinesi in Italia arrivano col paracadute! Che gioventù dei tempi di oggi!  Ragazze bellissime e tonde ed io solo spettatore!    Uno mi chiese il mio nome, io risposi Matassa e quello “ il mio colonnello si chiama Matassa “ ed io “ quello è mio nipote”. Poi parlai della mia provenienza da Roccasecca e quell’altro disse “ah, il paese di Totò!”. Peccato che il napoletano non se ne accorse perché’ ora Roccasecca, solo perché faceva parte di una recita comica di Totò ha acquistato quest’altro cittadino tanto grande quanto San Tommaso D’Aquino. Tutto succedeva in quella piscina che mi sembrava una conference room. Erano giovani finanzieri un poco spavaldi ed esaltavano le Fiamme Gialle per il loro valore e addirittura esaltavano Salvo D’Acquisto per il suo eroismo e di quella grande pittura del pittore Rocco Tanzilli. Io non me la sentivo di contraddirli né per Totò ne per Salvo D’Acquisto perché’ ne sapevo di più. L’eroe non era delle Fiamme Gialle ma era un Carabiniere e anche Rocco Tanziilli è stato un carabiniere e mio caro amico tipo fratelli. Poi chiesi come avevano trovato i soldi per soggiornare al Barcelò Colonial.  Mi spiegarono che di solito al matrimonio si fa la raccolta tra gli ospiti per il viaggio di nozze! Allora dissi “non più pignatte e padelle” come dono di nozze. Poi indubbiamente si parlò di politica e di economia. Si lamentavano tutti… Io dissi che nei miei primi anni circa ottant’anni fa giù in campagna c’erano le spigolatrici, non tanto come quella di Sapri; mi raccontava Zia Pasqualina Di Litta, una vecchietta che io adoravo, che lei andava a spigolare per CAMPA’ e i signorotti su al paese la rimproveravano per aver sorpassato il loro podere . Allora non ci lamentiamo perché oggi il nome spigolatrice non c’è neanche sul vocabolario e nessuno muore di fame. Non dimenticherò mai quella JACUZZI con quella bontà di giovani con tanta freschezza ed entusiasmo!  Giorno dopo giorno ogni mattina passeggiavo in quel mare limpido e turquoise e mi sentivo in Italia per quanti paesani erano qua  e là; sapete, manco da tanti anni dall’Italia ma per me era come un rimpatrio nel MARE NOSTRUM. Yucatan penisola nei Caraibi ha una forma geografica molto diversa dall’altra parte del Messico; mi rammaricavo sempre di non averla studiata, tutt’ora vorrei capirci di più.  La  prima volta l’attraversai trent’anni fa da Merida  a Tulum, in una strada centrale e tutta sterrata in superfice, con pochissima  terra senza fiumi in superfice e senza ponti. Mi domandavo come fanno l’agricoltura! Tante foreste impenetrabili perché’ anche con un machete è difficile superare certi grovigli di piante e di rami che impediscono il passaggio. Quando vidi la prima cenote a Chichen Itza mi misi paura! Chi mai avrebbe creduto che io con tutta la famiglia avremmo fatto l’esperienza sottoterra a Xescaret? Tutto ideato per il turismo, non tanto lontano da Puerto Aventuras, offre tutto ciò che il Messico ha da offrire per quanto riguarda costumi e tradizioni e se uno vuole può apprezzare la Fiesta Mexicana. La sera, in un teatro che credo possa contenere per lo meno diecimila spettatori, fanno una rappresentazione della scoperta del Messico e del viaggio di Cortez “I CONQUISTADORES” e poi l’entrada in scena dei Dominicani per il Christianesimo ed i cavalli che per i messicani erano una novità; tutto finì con una parata tipica della Fiesta Mexicana  Lasciammo  Barcelo Hotel nel tardo pomeriggio per Houston, Texas, soggiornando per qualche giorno al Marriott Hotel all’aeroporto. Otto piste di lancio ed ecco, come che mi stesse aspettando, Giuseppe Favoriti; l’avevo visto due anni prima con quella scritta in oro sul petto “Giuseppe Favoriti, Sora Roma” e quando avevo capito che era un altro ciociaro gli avevo in dialetto “che sta a fa’ aech?” Ci furono risate e foto e  quindi un altro paesano, diverso dal precedente. Bello, alto, con occhi da furbacchione e un gran sorriso, e anche i baffetti, non sapevo che era il SUPERVAISER del Marriott; in un secondo incontro col personale mi dissero che è bravo, generoso e che le donne lo adorano! Ci salutammo con la promessa di incontrarci al Caffè sotto il porticato nella piazza di Sora …. Ma solo per dirlo! Generalmente al ritorno per l’Europa si parte sempre di sera con la British Airways, e c’è poco da sorridere perché si fanno undici ore chiusi in quello  scatolone!  L’aereo finalmente si alza, segue il pranzetto e poi spengono le luci. Avevo comprato un libro per otto dollari da leggere in viaggio, intitolato MAFIA; all’atto di comperarlo quello al banco mi disse “are you interested in that staff?” (ti interessa questa roba?). Io furbamente abbasasi gli occhi prendendo un atteggiamento di sospetto e dissi “ listen, I was one of them” (senti, io ero uno di quelli) tutta ironia ovviamente! Poi via, attraversando tutta la zona del East America, poi su Halifax e proprio lì mi ricordai di qualcuno di sessant’anni prima, Pietrantonio Giannitelli e la moglie Mariannina con i figli che lasciarono la crocevia a Roccasecca per emigrare nell’Ontario; essendo cari amici, andai al molo Beverello a Napoli per salutarli, la nave andava appunto ad Halifax, all’epoca con un lungo viaggio. Dio, quanta tristezza, non lo crederete come la canzone “Partono i bastimenti”! Pensate un poco da sessant’anni a questi giorni! E con quel benedetto monitor di fronte al sedile che dava tutti i dettagli dove e come stavamo! Uno direbbe “chiudi gli occhi”, purtroppo io non ero capace, la mia metà a fianco sì, è vero chiuse gli occhi ma aprì la bocca, mi sembrava Porta Capuana. Quel salto di cinque ore da Newfoundland a Londra sono pene per chi è irrequieto come me!  Arrivai a Londra, ero come un sacco di patate !   Contento di tornare a casa dove vivo con tantissimi “comforts”, ho trovato l’orto ridotto a una boscaglia, gli zucchini erano diventati zucconi, i broccoletti come un cespuglio ingiallito, tutti spigati,  “le mie pomodore” ricoperte di erbacce, un prato fuori controllo; mia moglie s’era infuriata per le aiuole e i suoi fiori e mi guardava come fosse colpa mia, a quel punto io l’ho mandata bonariamente a quel paese dicendole che io i fiori non li mangio!  Anche per questa volta ho finito, sperando di non avervi annoiato. Spero che il carissimo Riccardo Milan < l’editore > abbia pazienza coi miei errori!!!!!!    Per L’Eco di Roccasecca da Winchester, England Roberto Matassa
La famiglia Matassa
La famiglia Matassa in viaggio
Le pomodore di Roberto Matassa