L’Eco di Roccasecca
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Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 Ferdinando ricorda Beppe Viola  Sono esattamente trent’anni che Beppe Viola è scomparso. Uno dei più brillanti giornalisti sportivi della Rai anni 70 – 80, ironico, raffinato, pungente, ma sempre lieve e quasi delicato nella ricerca di metafore immaginifiche con le quali impreziosiva i suoi servizi e le sue telecronache. Ma definire Viola soltanto un giornalista sarebbe molto riduttivo. In realtà il suo estro e il suo talento si sono manifestati nel cabaret, nella musica con i testi di molte canzoni portate al successo da Jannacci e Gaber, nei suoi libri fra cui rimane scolpito come un monumento “L’incompiuter” . Assolutamente attuale a distanza di più di 40 anni. Imperdibile. Ma anche “Vite vere compresa la  mia”, anno 1981, altra opera cult per gli amanti del genere, inteso come intelligenza. Viola ha scritto canzoni come l’arcinota “Quelli che …” oppure “Vincenzina e la fabbrica “ o anche la meno conosciuta ma stupenda “Io e te” che è la storia di due ragazzi che guardano al loro futuro sempre meno rosa e sempre più nero. Insomma, più attuale che mai. Beppe Viola era entrato in Rai nel 1962; nemmeno all’esame per telecronista rinunciò alla sua ironia. A Sergio Zavoli, presidente della commissione esaminatrice, che gli chiese “Secondo lei nella DC Fanfani è di destra o di sinistra ?” rispose “Dipende dai giorni”. Assunto. E’ uscito dalla Rai il 17 ottobre 1982 mentre montava il servizio di Inter – Napoli finita 2-2 con gol di Oriali, Altobelli, Crscimanni e pareggio finale di Marino. Ictus fulminante a 43 anni ancora da compiere essendo nato a Milano il 26 ottobre 1939. Sposato con quattro figlie, in Rai non fece certo la carriera che avrebbe meritato penalizzato dal suo talento tanto debordante quanto politicamente scorretto. Si può dire che anche Viola appartenga alla schiera di coloro che sono stati amati ed osannati più da morti che da vivi. Dopo lo hanno scoperto in tanti. Folgoranti le sue battute, sia in radio che in tv ma anche nella vita normale. “Franco Baresi, il miglior libero d’Italia dopo Freda e Ventura” cioè i due imputati per la strage di piazza Fontana evasi incredibilmente dal carcere pochi giorni prima di quel servizio. Oppure davanti ad uno slalom di Altobelli rovinato da una conclusione indegna proprio davanti al portiere : “Sarebbe Pelé … ma è Altobelli”.   In redazione aveva appeso un tariffario di multe per tutti coloro che utilizzavano frasi fatte : “sfreccia sulla fascia” 5 mila lire, “ginocchio in disordine” 10 mila, “il centrocampista va a battere” 20 mila. Amico fraterno di Enzo Jannacci che cercò inutilmente di salvarlo dopo l’ictus, di Gaber, Strehler, Abatantuono, Teocoli. Testimone straordinario di una milanesità e di una Milano ormai sparite, fatta di navigli, bar fumosi, biliardi più o meno sfondati, ippodromo di San Siro per le sue immancabili scommesse, sale corsa, cabaret, teatro. Non fu mai banale, con l’aria di uno che era capitato in tv per caso in realtà, come hanno sempre testimoniato tutti i suoi colleghi, era un professionista di uno scrupolo maniacale attaccatissimo al suo lavoro. Alcuni suoi servizi televisivi restano un esempio di grande giornalismo e invenzioni di un modo distaccato ma verace di vedere la vita. Una delle sue perle resta l’intervista a Gianni Rivera interamente realizzata sul tram di Milano n.15 (vedi foto dal web) con la gente vera intorno, non certo come usa oggi in molte occasioni con comparse di contorno. Nemico dell’epica, dei luoghi comuni, delle frasi fatte, dei commenti scontati, del divismo, poneva sempre sullo stesso piano il grande campione e il manovale calcistico e non. E’ stato forse il primo a smitizzare e ad ironizzare un mondo che si prendeva terribilmente sul serio, introducendo la satira negli stadi, spogliatoi, studi televisivi. Un antesignano che ha fatto scuola. Uno che forse era troppo in anticipo sui tempi e che forse per questo decise  di andarsene molto prima del tempo. O almeno a noi piace pensarla così e ricordarlo con il suo sorriso accattivante e beffardo mentre racconta con il suo stile inimitabile l’ennesima partita.  Ferdi