L’Eco di Roccasecca
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Anno 18, n. 87		                                            Agosto 2013 Anno 18, n. 87		                                            Agostoo 2013 VENITE CON ME Reportage su un viaggio in Australia Quarta parte – Singapore Testo e foto di Roberto Matassa     Senza esitazione mi accingo a continuare con un altro articolo dei miei viaggi. Da quella enorme area <l’Oceania> voglio tornare un poco indietro più a EAST.  Un’area tanto grande ma tanto complessa per la sua distribuzione di isole, e ce ne sono 3000 con popolazioni diverse < EAST ASIA>. Voglio scrivere considerando le mie vedute di questi paesi. Sarebbe molto comodo copiare da depliant e enciclopedia ma per carità questo poi no! Perché mi sentirei colpevole di esplorare qualcosa d’altri. Parlerò solo di un piccolo mondo! Sotto questa enorme area dell’Asia c’è un puntino sulla mappa, eppure quel puntino è così importante perché’ non e solo un’isola, ma è uno stato vibrante, SINGAPORE.  Ci arrivai come turista la prima volta negli anni sessanta quando già avevano deciso di andare per conto proprio disassociandosi dalla federazione fra Malaysia  e Indonesia . Erano gli anni in cui si combatteva nel Vietnam.   C’era una situazione balorda perché’ i comunisti  miravano al dominio di tutta l’area. Era tutto così fragile, ma subito capii le capacità progressive delle popolazioni 80% Cinesi e le altre etnie provenienti da Malesia e India, e pochi Europei; ora Singapore supera i 4 milioni, pur così piccola di territorio ma con tanta importanza per l’economia di tutta l’area. Che esperienza fu per me trovarmi in breve tempo dai Glens della Scozia al Tropico!    Non tanto tempo  dopo  che arrivai,. passai una mattinata a fianco  della statua del < LEON HEAD> (testa del leone) l’emblema di questa nazione, e lì seduto, all’ombra di una enorme pianta rigogliosa, ricca di verde e fiori tropicali <Frangipani > con uccelli tropicali mai visti che saltellavano fra quella grosse foglie, stavo gloriosamente assorbendo il sapore del mondo tropicale.    Io avevo solo la conoscenza di un mondo esotico come lo presentava Emilio Salgari dai giornaletti mensili che compravo a Napoli e mi consideravo fortunato di vivere “dal vero” questa esperienza. Allora lungo il fiume era tutto diverso, quando da qualche zattera scaricavano sulle spalle sacchi di riso, e poi al Clifford Pier c’era un via vai di battelli fluviali che scaricavano equipaggi marittimi dalle navi a largo, un mondo tanto diverso che trasudava vitalità tutto intorno!  Ma quello che trovai molto importante fu il contatto con l’umanità, Raffles Place con tantissime combinazioni di negozi tra i teloni, dove se ti cambiavano i soldi prendevi anche più che nelle banche, poi a contatto con gli esotici cibi sulle bancarelle che senza dubbio offrivano una vasta scelta, ma  il dilemma era “da dove cominciare!”     Allora <o ti mangi sta minestra o ti butti alla finestra > si poteva andare certamente al lusso ma io avevo una certa timidezza a spendere troppo! Si sa che i cinesi ti possono far mangiare pollo per coniglio o coniglio per pollo e non te ne accorgi, poi si sa  della loro filosofia nel mangiare, dicono, che ogni cosa che si muove è proteina! Ma va! Ma durante gli anni a venire la cucina cinese l’ho apprezzata sempre di più perché è così selettiva. Apprezzavo tanto< the nudle> che non sono altro che spaghetti di riso.  Sapete bene che Marco Polo con il Milione creò dei dubbi, al suo ritorno a Venezia, ma scrisse la santa verità. Certamente in questi posti si possono vivere delle esperienze rare. Mi dissero “vai a vedere il mercato vicino al Causeway quando scendono dalla Malaysia, si vendono i serpenti”. Io dissi ma  che volete prendermi per fesso! La curiosità ha il naso lungo quando si parla di serpenti, c’è sempre quella riluttanza solo ad avvicinarsi; infatti alle undici quella mattina ero là, dove direi > quel  macellaio > aprì il sacco e tirò fuori un bel po’ di pitone e con una sferzata gli tagliò la testa; di clienti non ne mancavano e un kilo di qua e un kilo di là poco dopo non ce n’erano più. Io personalmente non lo comperai, non lo mangiai e non feci più quella esperienza.! Singapore è semplicemente un’isola  collegata alla Malaysia dalla Couseway e io non consiglio di fare una escursione giornaliera a Malacca, la vecchia colonia olandese, perché al ritorno fanno aspettare una eternità per il controllo dei passaporti; Singapore non vuole flusso di emigranti e mette controlli molto stretti.  Esplorando l’isola un giorno salii per errore su un bus alla parte opposta della fermata, così involontariamente girai tutta l’isola nello spazio di due ore. Imparai tanto fra la zona industriale e quella delle amenità. In Gran Bretagna e in Australia e New Zeland, Singapore viene definito < The stop over > facoltativo, ma importante per gli equipaggi aerei che dopo 18 ore devono riposare; per i passeggeri c’è l’opportunità di passare un po’ di tempo al Duty Free…    Ho visto questa città, o meglio quest’isola, arrivare a un livello di modernità incredibile. Grattacieli e centri finanziari, grandi Conference Hall e  cambiamenti da capogiro sul< waterfront >, fai foto quest’anno e l’anno dopo il profilo è cambiato, le librerie fotografiche vanno continuamente aggiornate. Durante queste soste ammiravo la laboriosità di questa gente e i loro progressi. Una mattina stavo in un cortile di un tempio Buddista e vidi che sul retro stavano cucinando! Rimasi affascinato con quanta pazienza e laboriosità le donne sceglievano la verdura e mi ricordavo come mia madre al paese preparava il pranzo, era una mattinata … dedicata. Qualche volta incontravo Italiani e la prima stessa domanda era < dove si mangia bene> ...E dove c’è un ristorante italiano? Ma che gli volevi  rispondere! Una settimana può bastare per apprezzare questa città perché hanno delle amenità eccezionali, ve ne raccomando una a Sentosa Island dove c’è una ’isola ben collegata da una funivia, dove si può godere il privilegio di gironzolare fra le orchidee più rare! Un paradiso per micro foto! E poi < The bird santuary >, il santuario degli uccelli, come un obbligo che in ogni mio viaggio  dovevo visitare, pieno di uccelli esotici !    Gira e rigira ti trovi sempre alla spina dorsale della città < Orchard Road > che per l’eleganza e varietà di offerte, sorpassa Time Square a New York. La prima esperienza la feci tanti anni fa dal 34° piano del Mandarin Hotel, guardavo la strada in basso, era come un formicaio di gente già in moto a prima mattina. Ma negli anni susseguenti questa < Orchard Road> era completamente cambiata ormai piena di Hotels tra i più prestigiosi del mondo. I miei contatti erano sempre a Marina Parade ove compravo tutto quello che mi serviva, molti rullini di medio formato a prezzi bassi, e potevo svilupparli in giornata. La manager, Miss “K” era sempre lì ad aspettarmi, mi portava anche a pranzo, magari chissà che si pensava, ma vi assicuro, nessun inciucio, era fuori di ogni tentazione con quella faccia piatta! Negli anni ottanta alloggiavo a Amber Place in appartamenti di lusso con mia figlia grazie a suo marito australiano, pilota della < Silk Air> di Singapore Airline, per me un grande vantaggio.    Quello che non cambierà mai in quella città è la figura di Sir Stamford Raffles, inglese, venerato come per noi italiani può essere Garibaldi. Il suo nome sta nei monumenti e nelle strade, lui pose le basi di questo paese dal 1819 con un successo dopo l’altro. Ogni visitatore deve andare a prendere una birra al Raffles Hotel come per devozione. Quell’Hotel è rimasto esotico come nei vecchi tempi, generalmente i clienti Australiani sono i più fedeli, in birreria come Humphrey Bogart nel film Casablanca!  A Singapore si vive come una dittatura benevola e accettabile. Bisogna ascoltare i tassisti, che si lamentano continuamente e poi dicono <non nominare il nome di Lee Kwan – il Presidente -invano >! A me sembrava una monarchia! Dopo tanti anni ora c’è il figlio. C’è solo un giorno di festa l’anno, il cinese New Year! Tutti usufruiscono di un sistema sociale basato su una logica che io trovavo interessante. Non si vedono mendicanti, non appare turismo sessuale.    Ultimamente Singapore River è una mecca di ristoranti di tutti tipi, e la sera è un sogno camminare su e giù lungo il Singapore River sembra come Portofino, e si torna in albergo dondolando.  Quando lasciavo quell’aeroporto infiorato di orchidee mi dicevo < ci ritornerò > .  Da Winchester, England, Roberto Matassa