L’Eco di Roccasecca
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Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013 Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013
Archivio storico de L’Eco di Roccasecca Dal n. 10 dell’ottobre 1997  Questa volta siamo andati a ripescare un articolo-reportage scritto da Franco Nardi circa 16 anni fa!!! Si tratta della sua prima fattiva collaborazione con l’Eco. Questo simpatico aneddoto viene dunque pubblicato sul web per la prima volta, perché, come tutti sanno, i primi 14 numeri dell’Eco di Roccasecca esistono soltanto in formato cartaceo, sono rarissimi, e hanno raggiunto quotazioni stratosferiche nel mondo del collezionismo letterario.  REPORTAGE  Roccasecca in ... piazza  Dall’amico e collaboratore Franco Nardi riceviamo, e volentieri pubblichiamo, questo gustoso reportage sulla ”Estate Roccaseccana 1997”.  Roccasecca mercoledi 13 agosto 1997 - Piazza Risorgimento -  Carissima redazione, da anni sono un vostro assiduo lettore ma solo ora colgo l’occasione per complimentarmi con l’intera redazione. Credo sia giusto, in quanto cittadino di Roccasecca, collaborare con l’Eco per renderlo sempre più piacevole ed interessante. Invio dunque una relazione su quanto accaduto in una delle serate di questa intensa Estate Roccaseccana. Mi riferisco a quanto accaduto mercoledì 13 agosto u.s., precisamente in piazza Risorgimento, meglio conosciuta come “stazione”.  Avevo deciso di trascorrere quella serata insieme alla mia famiglia (ho la fortuna di avere una bella moglie ed una figlia che ci riempie di gioia), quando mi sono ricordato della festa in onore di S. M. Assunta.                  Foto pubblicitaria di Gianni Drudi (web)    E’ una festa di carattere internazionale, tanto che quest’anno è intervenuto addirittura il mitico Gianni Drudi, sì proprio lui, quello che spesso vediamo a “Mai dire Tv” su Italia Uno! Si erano fatte le 22.00 ed ancora non sentivo gli echi dello spettacolo che solitamente avverto quando è festa (dalla piazza mi dividono ... 300 metri di strada, dal momento che abito sopra la gioielleria Nardi).  La serata era stata offerta dall’ amministrazione comunale, di cui sono indiretto collaboratore, e l’inizio dello spettacolo era previsto per le 21.00.  Alle 22.00 mi sono dunque deciso a recarmi in piazza per vedere cosa stesse succedendo. Ho preso la bicicletta (acquistata da Lorino Vincenzo dopo aver visto la pubblicità su questa rivista) e con mia figlia ho presto raggiunto Piazza Risorgimento.   Già dalla distanza si notava un assembramento di persone nei pressi del palco, che si agitavano nervosamente. Subito mi sono accorto che qualche cosa di anomalo stava accadendo, pensavo addirittura che si fosse sentito male qualcuno.  Chiedo spiegazioni ad un componente del comitato che si presenta così: ”appuntato in congedo D’Alescandris”, il quale mi dice le testuali parole:  ”Gli facesse senti’ male ie a ‘sti strunze ma cu na turturata ncape, la prossima vota ce iessere isse a chiede gli solde a la gente,  accusì se gli magnane vive”.   Era evidente che nel comitato vi fossero motivi di tensione in quanto lo stesso attribuiva delle colpe a due componenti che per motivi di opportunità non ritengo di citare. Null’altro mi è stato spiegato perché l’appuntato andava di fretta. Ad ogni modo “gliù pezzate” che pezzato non era, bensì il padre aveva una voglia sul viso, mi aveva prontamente riferito dell’accaduto: ”po esse che nzi capite niente, chisse nen teve la currente e la musica nen po suna’, si capite mo?”.  In effetti, strano ma vero, nessuno del comitato aveva pensato a fare richiesta per l’allaccio della corrente. Neanche il tempo di finire la conversazione, che da lontano vedo i lampeggianti della polizia municipale che scortava un trattore. Io, stupito, non riuscivo a trovare il nesso logico, ma ecco che mi si avvicina un secondo interlocutore, era Capogna, meglio conosciuto come Capognà dai tempi in cui soleva cimentarsi con scarsi risultati nel gioco del calcio. In proposito mi corre d’obbligo una citazione storica, certo di riportarla anche alla mente del capitano Vicini, anch’esso vostro assiduo collaboratore-lettore. In occasione di uno dei tanti tornei rionali da noi giocato, Capognà era da poco stato operato allo stomaco ma pur di giocare contro di noi si presentò in campo con un copertone (Ceat) come protezione del ventre (!!!). Tornando a noi, Capognà, a dire il vero abbastanza seccato, mi riferisce con più chiarezza il rimedio che il comitato sta adottando, cioè, per dirla con le sue parole: ” Me sa che tu ancora nen zi capite che vote fa sti cazze sceme. Ave ite a piglia’ nu trattore pe c’ave’ la currente. Si capite o no?”                           Una cartolina che mostre alcuni dei luoghi dove si svolge  la Festa dell’Assunta: Via Piave, Piazza della Stazione, etc.    A collegamento effettuato, ahimé, il rumore provocato dal trattore entra nei microfoni amplificandolo in modo abnorme. Sembrava stesse atterrando un elicottero. Mentre Ludovica divertita batteva le mani, alcuni turisti stranieri, sconcertati, cercavano di capire cosa stesse accadendo.  Erano seduti nei tavoli apposti da Peppe (al tempo pizzeria biscotteria “del Secolo”, che biscotti non fa), innanzi al suo locale. Credo non abbiano capito nulla, anzi, sono convinto del fatto che stessero assistendo ad una sorta di competizione tra trattori. Infatti, ancora non era andato via il primo trattore, che ne arrivava un secondo con i lampeggianti accesi, il quale compiva la medesima manovra. Era più piccolo, però con un carico di paglia ancora a rimorchio, e per la fretta stava rischiando di travolgere un tavolo di commensali.  Apriti cielo! Mentre faceva manovra si sentivano delle urla tra le parti in causa. Ero distante e non sono riuscito a capire quasi nulla, se non l’ultimo passaggio: ”I steva beglie a gliù frische, stonghe aecche pe vuia”.  La risposta arriva pronta dal tavolo: ” E tu propria mmese a gli caipocse stive bone, sceme!”  Debbo precisare che “caipocse” non è il nome di una tribù degli Indiani d’America, bensì la definizione di una zona della campagna di Roccasecca. Essendo più piccolo, neanche questo trattore riesce a fornire in modo adeguato energia elettrica all’ amplificazione, tanto da dover accelerare formando una nube di fumo molto intensa.  Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, infatti escono da una Mercedes vecchio tipo (meglio dire “Mercedes alla zingara”) quattro soubrettes con gli abiti di scena che stavano mangiando (probabilmente le celebri “Fick Fick Dance” che accompagnavano Gianni Drudi durante lo spettacolo). Non sono riuscito a capire cosa sia stato detto, certamente erano molto irritate.   Tra un litigio e l’altro, i componenti del comitato non si risparmiavano accuse, anzi non ne facevano mistero; e così accade l’irreparabile. Il conducente del trattore tra un accelerata e l’altra, ormai in bambola per quanto gli stava succedendo, manda improvvisamente corrente all’apparato, provocando un sibilo fastidiosissimo tanto violento da indurre un addetto ai lavori ad una bestemmia: ”E che cazze mannaggia l’Ass….” (dovere di cronaca, vogliate scusarmi).   Il responsabile del service, essendosi accorto che l’amplificazione era funzionante, sale sul palco per redarguire il ragazzo. Proprio in quell’istante però, arriva una seconda scarica acustica più intensa e non meno violenta tanto da mandare in fumo l’unità centrale.  Si sa, quando si vive una tensione da protagonisti, la reazione è ben diversa. Costui perdendo letteralmente le staffe recita a mò di ritornello con crescendo di disperazione: ”Manneggia sante R…, manneggia sante R…, m’ave appicciate tutte”.  Così, con l’esaurirsi della carica elettrica, in dissolvenza termina  la serata. Sì, perché interrogato sul significato della “nena” appena udita, a Ludovica rispondo: ”Il signore voleva dire che San Rocco era un bravo santo”; non soddisfatta mi chiede ulteriormente: ”e perché papà?”.  Da qui una lunga disquisizione sul Santo Patrono di Roccasecca, il lungo cammino dalla Francia, il proverbiale cane al seguito e così via. Infine senza pensarci due volte, avendo esaurito risposte logiche aggiungo :”Perché, perché, perché andiamo a fare la ninna”.  E mi avvio verso casa mentre negli orecchi va spegnendosi l’eco delle reciproche accuse, di cui ora mi arrivano soltanto i vari  “a nua!”  “a vua!”  “no a nua, a vua!”  ”pe vuia, no ppe nuia!!!”...    Per L’Eco di Roccasecca Franco Nardi, 17 agosto 1997