L’Eco di Roccasecca
Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - ciociari @ pretaonlus.it
Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013 Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013 VENITE CON ME Reportage su un viaggio negli Stati Uniti d’America Testo e foto di Roberto Matassa  SOUTH WEST OF USA La mia decisione di fare questo viaggio l’avevo presa per i primi mesi degli anni ottanta, ma come al solito, senza riservare alberghi e itinerari di convenienza. Una specie di < vado a zonzo >, e per fare questo dovevo affittare un’auto, proprio quello che feci a San Francisco.  Io non prevedevo allora di coinvolgermi con un’auto automatica, ma rimasi stupito quando la noleggiai, non avevo alterative, meno male perché specialmente a San Francisco si va su e giù per quella collina. Personalmente avevo scoperto quanto è vantaggioso guidare l’automatica e da allora per quanto è stato  possibile non ho più preso un’auto col cambio a mano… Avevo di fronte a me più di un mese di tempo e cominciai tutto lungo la costa del Pacifico sorpassando Los Angeles fino a San Diego. Le maggior  città le visitai con un altro viaggio qualche anno dopo.    LA DEATH VALLEY Andando su da San Diego verso San Bernardino, si poteva andare direttamente a Las Vegas, ma a mezza strada Baker mi avventurai  per il deserto ( Death Valley, valle della morte ). Lo potevo fare essendo inverno, altrimenti d’estate si fatica col caldo bollente e sarebbe stata un’altra cosa!  Veramente fu una grande esperienza perché mi sembrava di entrare in quel deserto < della morte > con qualche apprensione, ma per la verità si soffriva solo di solitudine guardando qua e là con tutto quello spazio sciupato nel nulla. Io avevo fatto un bel carico di benzina e tanta acqua per questo viaggio, ma a mezza strada c’era anche una stazione di servizio circondata da palme; quando durante il percorso leggevo le indicazioni di quei posti definiti Furnace Creek e Dante’s View, mi sembrava che volevano intimidire. Ebbi qualche difficoltà a salire su quel sentiero  breccioso per Dante’s View, ma per la verità ne valse la pena perché guardando giù nella valle sembrava veramente l’inferno dantesco! Dopo tutta la giornata di attraversamento mi misi sulla strada verso il Nevada e mi fermai a pernottare a Beatty. Ancora tanta strada da fare nel deserto,  raramente passava qualche altro veicolo.   Voglio far presente che nel South West, dico Nevada e Arizona, ci sono poche cittadine sparse ma non mancano mai the Service Stations, e quando vedi all’orizzonte quella grande EMME dorata <Mac Donald> stai pur sicuro che trovi sempre hostels e servizi. Imparai subito che quel che vale è solo la carta di credito, specialmente presso i benzinai che te la chiedono per ragioni di sicurezza. Appena mi presentavo a un’hostell dovevo pagare anticipato e con questa benedetta carta di credito!. Durante il percorso c’erano avvisi stradali <Non fermarsi> e <Non dare  passaggi a nessuno> Keep driving... Perché si fiancheggiava un penitenziario.   Ma per lunghissimi kilometri non  si vedeva un’anima! Questo è il sentore del deserto, tu sei li  ma sei un nessuno!  LAS VEGAS Las Vegas venendo dal  lato nord appare come qualche posto di fantasia, in pieno giorno sempre e ovunque insegne luminose dei tanti casinò, specialmente lungo lo < STRIP > Perché è la strada principale ove si va incontro a tutti i casinò più clamorosi. ( voglio far presente che i casini non sono quelli che una volta s’intendevano in Italia, ma semplicemente per giochi d’azzardo!). Ne visitai alcuni, per curiosare e vedere cosa succedeva lì dentro, camminando su tappeti di qualità, ma era dominante il rumore delle macchinette che sputavano fuori gettoni - ma solo se eri fortunato - e dentro quei grandi atrii tutti i clienti erano alacremente appiccicati a queste macchinette, con lo sguardo fisso, spesso incattiviti. In tutti questi grandi ambienti c’era solo aria condizionata; “ma come e possibile?” domandai a una ragazza e lei rispose “ci fai l’abitudine”. L’esperienza più particolare la feci dentro il <LUXOR> perché anche là dentro con tremila stanze dell’albergo che affacciano solo dentro la piramide praticamente non vedi più la luce del giorno! E quando esci fuori ti senti stonato da quelle suonerie a cascate! Un’altra cosa rilevai, nessuno sorrideva ! Non era permesso fotografare, comunque io non l’avrei fatto perché anni prima a Macao, al Casino Lisboa mi avevano buttato fuori! La storia di questa città è mistificata dagli eventi dopo il 1940; allora a Cuba Fidel Castro spodestò il dittatore Baptista, e i fanatici che li definivano <mafiosi> e avevano Havana come base, dovettero scappare altrove, non furono benvenuti negli Stati Uniti, eccetto lo stato del Nevada che concesse loro il permesso di operare nel deserto del Nevada. Io ricordo che negli anni cinquanta se ne parlava tanto come un accasamento equivoco e con tante belle donne.    Sorprendentemente Las Vegas si è sviluppata tantissimo, con tanti nomi famosi che hanno costruito alberghi di  grande dimensioni e stravaganti nomi, come per esempio il Caesar Palace. Mi veniva da ridere quando stavo sulla terrazza dell’aeroporto all’alba per fotografare gli aerei che partivano uno dopo l’altro, pensando quanti fessi se ne andavano squattrinati!  Anni dopo tornai a Las Vegas per coincidenza, avevo fatto qualche dollaro con le foto del Wedding bells, la cappella dove s’era sposato Elvis Presley. Uscendo da Las Vegas dal lato sud in breve ci si trova al Lago Mead, posto molto interessante perché qui con la costruzione della grande diga <Hoover Dam>, aperta nel 1936, si trasformò l’economia dell’Arizona. Questa diga è unica per le sue dimensioni, la sua costruzione richiese una grande forza umana, e fu una impresa ben progettata.    Poi mi avviai verso il lago Hvasu sul percorso del Colorado, ed è proprio qui che ricomposero il London Bridge che fu smantellato da lungo il Tamigi (Londra ) negli anni cinquanta e ricostruito qui per attraversare il Colorado River; scrissi la sua storia sull’Eco di Roccasecca qualche anno fa (vedi l’ECO dall’archivio, numero 8). Dopo tanti anni che sviluppo c’è stato in quel posto! Del resto non si dice forse che “ l’acqua è ricchezza”?   ARIZONA  Detta così dallo spagnolo <zona arida>  The Grand Canyon Io che ero, come si dice, <pasciuto e cresciuto> tra il verde della Scozia ora mi trovavo in questo grande stato degli USA, l’Arizona, semi deserto, Gesù, che contrasto!   Vasto e pieno di sorprese, potrei scrivere tanto in merito, ma mi limito a sottolineare i posti più famosi. Risalendo a nord verso Kingman e poi a  est verso Flagstaff si comincia a entrare nella zona più clamorosa, sulla strada 64 (Route 64) piano piano uno non si accorge che è in salita e all’improvviso si trova di fronte a una creazione di Dio: <il Grand Canyon>.    Come posso spiegare l’impatto, era di tardo pomeriggio e mi trovai di fronte a un fossato profondo  più di un kilometro e mezzo. Dovetti contemplare per un po’ di tempo per capire cosa stavo vedendo e giù nella sua profondità si intravvedeva il Colorado River, e che panorama mozzafiato! E’ una derivazione geologica scavatasi da diecine di migliaia di anni, è il paradiso dei geologhi.  Posso solo continuare a esclamare … mamma mia! Continuamente.    Così decisi di stare da quelle parti per più di un giorno per fotografare <the  Sud Rim> del Canyon che si estende per diversi kilometri, mentre il Nord Rim vale a dire la parte nord non mi fu possibile in quanto era d’inverno, con tanta neve, ma ciò mi bastava , e così a prima mattina mi mettevo in posizione per fotografare i contrasti di luce mano mano che il sole si alzava. Ero felice! avevo ottenuto quello che volevo.  The Monument Valley Ce n’erano tantissimi posti famosi da fotografare, uno meglio dell’altro sempre su quella terra arida. Ora avevo <The Monument Valley> a portata di mano, un’altra sensazione speciale! Mi avventurai sulla strada polverosa per quanto più possibile, l’auto aveva cambiato colore per la polvere rossa.   Volli ricreare la famosa foto del cavallo con John Wayne su un promontorio che pubblicava la sigaretta Marlboro, così affittai un indiano Hopi di quella zona, il suo nome era Leslie, che si metteva a disposizione col cavallo, ce n’erano tanti di cavalli laggiù in una gola di colline; così per quaranta dollari lui ci stava ma per una sola foto, ma io avevo già pensato come farne di più, a quel prezzo! Scelsi una veduta diversa, non volevo copiare esattamente quella inquadratura di John Wayne, perché poi me ne sarei vergognato, che poi tutti copiavano l’uno e l’altro …     Sedona. E che dire poi di Sedona, una città quasi sconosciuta, tuttavia in un’area spaziosa dove c’erano tante vedute interessanti e una di queste, <The Cathedral Rock>  che dal fiume giù a valle era una inquadratura perfetta. La sosta a Page sul Lago Powell mi offriva tanti posti meravigliosi a mia scelta; ora stavo nello stato dell’Utah così vicino al Bryce Canyon.  La mattina seguente uscii dal motel e il panorama era tutto di ghiaccio; durante la note la temperature era scesa sotto zero. Piano piano riuscii ad avvicinarmi alla valle di questo Canyon una cosa interessante col sole che gradualmente scioglieva il ghiaccio e quella terra rossastra si disintegrava, di fronte ai miei occhi, come fosse di tufo. Io pensai a Pompei come la ricordavo da quando andavo la domenica coi miei fratelli a visitarla. Rividi Pompei tanti anni dopo, quando aveva subito il terribile sgretolamento avvenuto a causa delle intemperie. Sotto i muri di quella pietra porosa di tufo c’era tanta sabbietta, e avevo notato la differenza durante cinquant’anni di assenza. Quel che il Vesuvio ci aveva preservato, le intemperie e l’incuria dell’uomo ce lo stavano consumando!  Mi rallegravo che in questo grande spazio c’era Phoneix, una grande città moderna, capitale dell’Arizona, beneficiaria del Colorado, circondata dal deserto, non solo dalla sabbia ma anche da tanti cactus sparsi nello spazio infinito.   Su quelle lunghe strade ti abbandoni al piacere di guidare, puoi fischiettare giocondamente, e questa volta stavo proprio guidando tranquillamente e tranquillamente mi trovai la polizia addosso, perché avevo sorpassato i 70 kilometri di velocità! Gli dissi “ma che ci sono i paracadutisti da queste parti”? ma lui mi fece una smorfia poco piacevole, pochi scherzi, la multa era di 29 dollari! Si sa che quando hai a che fare con la polizia, ti devi zittire perché loro sono come i gatti, cadono sempre coi piedi a terra !   Canyon De Chelly Questo Canyon situato nel Navajo National Monument, lascia a mezzo fiato guardandolo da su a giù, come un grande anfiteatro naturale, ancorato alle rocce,  ci sono le rovine di un accasamento che risale al 300 A.C. abitato allora dagli Anasazi; nel 1800 ci fu un massacro di donne da parte degli Spagnoli mentre gli uomini erano a caccia.   The Saguaro National Monument Avevo tanta voglia di un poco di avventura, e dopo Tucson mi avventurai verso Yuma fiancheggiando quasi la frontiera  del Messico.    Ero nel < Saguaro National Monument > e procedevo con cautela, seguendo le raccomandazioni di guardarmi intorno per timore dei serpenti a sonagli, ma  non ne vidi neanche uno.  Passai l’intera giornata osservando senza perdere traccia da dove dovevo uscire, ero completamente circondato dai famosi <Organ Pipe Cactus> tanti alti più di 4 metri.     La California Ci fu una lunga sfida a me stesso risalendo  verso Las Vegas e su dopo il deserto attraverso la Sierra Nevada per ritornare in California; la strada in quel periodo dell’anno era rischiosa per la neve, si era  nel periodo di Pasqua.  Dovevo dunque attraversare la Sierra Nevada, e con la neve ti devi aspettare delle sorprese.  La sorpresa maggiore era che dopo l’abbondante nevicata notturna non si riconosceva la strada lassù!    Procedetti pianissimo e dopo tanta ansietà, man mano che scendevo a basso livello, la neve era sparita. Piano piano scesi a valle e ritrovai la mia tranquillità.  Yosemite National Park Così ora mi  ero incanalato verso Yosemite National Park, assolutamente dovevo vedere quel posto magico e pernottai in un  Hostel di fortuna, un posto economico per gli scalatori che in tanti vanno sulla Sierra Nevada. Così tanto presto di mattina c’era già un piccolo supermercato aperto, che dava servizio agli scalatori accampati qua e là, e vendeva anche arnesi per scalatori. All’entrata aveva una grossa caffettiera che bolliva caffè all’Americana, cioè < sciacquato !> che veniva poi messo in una grossa bottiglia di vetro, e c’erano tanti tarallini, come frittelle zuccherate, c’era la scritta < help youself > … Praticamente “mangia quanto ti pare”!  Un signore con la faccia  tanto simpatica mi guardava e poi seppi che era un emigrante degli anni cinquanta, dissi “come fai a sapere che sono Italiano”? Disse “si vede dalla facci paisà”. Lui era di origine calabrese aveva lasciato l’Italia negli anni cinquanta e aveva fatto ogni mestiere sotto il cielo da come affermava lui con un forte accento, diceva  < per campa’> e lo diceva con rabbia perché quando tornò in Italia trovò che i  nipoti erano tutti aristocratici disoccupati, e non si abbassavano a mestieri alternativi , e per questo era rimasto deluso e non era più tornato in Italia.  Penetrando in quella splendida valle, subito ti trovi di fronte a <El Capitano> una roccia verticale alta più di 2.300 metri, tanto liscia che mi sembrava come un pezzo di formaggio tagliato a metà; è il paradiso degli scalatori. Per me valeva la pena fotografare questo famoso Parco Nazionale nella California con quei sentieri pieni di alberi e con quella famosa cascata < UPPER FALLS > alta più di 400 metri. Purtroppo per mia sfortuna di acqua ce n’era poca !   Con qualche escursione qua e là a San Francisco lasciavo l’America e proprio all’aeroporto volevo evitare quella dose di raggi  x che possono  danneggiare le pellicole e quindi fra una preghiera e l’altra mi avvicinai a un signore elegante della dogana che si accorse che ero Italiano. Mi chiese da dove venivo; io dissi “da Roccasecca, Frosinone” e lui rispose che veniva da Pontecorvo! Meno male, mi mise quasi sull’aereo con tante cortesie.  Da Winchester per l’Eco di Roccasecca Roberto Matassa
Palm Springs
Le luci di Las Vegas
Grand Canyon
Grand Canyon
Bryce Canyon
Arizona
Organ pipe cactus
Un ritratto dell’estensore di questi eccellenti reportage che ci hanno trasportato dalla Gran Bretagna all’Oceania, fino agli Stati Uniti d’America. Roberto Matassa visto dalla figlia Gabriella.