L’Eco di Roccasecca
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Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013 Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013 LE METEORE Oggetti durati solo qualche stagione  IL TETRAPACK DELLA CENTRALE DEL LATTE                    Molti sanno che il Direttore dell’Eco ama gironzolare tra le bancarelle dei mercatini, reali e virtuali, per osservare, e talvolta acquistare, gli oggetti più strani (qualcuno aggiunge “inutili”, chissà perché). Ultimamente mi sono imbattuto in alcuni dépliant pubblicitari che mi hanno dato un’idea da sottoporre agli altri amici dell’Eco, ossia creare una rubrica di “memoria” di oggetti che sono stati lanciati con una certa enfasi a suo tempo, ma che sono durati una stagione o poco più. Cominciamo con il TETRAPAK della Centrale del Latte di Roma, un oggetto rivoluzionario che fu distribuito intorno al 1961/62. L’opuscolo che ho trovato in un mercatino illustra tutte le caratteristiche del nuovo tipo di confezione del latte, che sostituiva la classica bottiglia di vetro. Facendo qualche veloce ricerca ho appurato che l’idea di questi contenitori a forma di tetraedro (solido a 4 facce, dal greco tetra) fu sviluppata e commercializzata da una ditta svedese nei primi anni 50, nella città di Lund. In Italia questo contenitore fu utilizzato dalla Centrale del Latte di Roma e di Milano nei primi anni 60, per essere successivamente sostituito dai Tetra Brik, di forma rettangolare, apparentemente più pratici, anche se avevano un piccolo problema: quando erano pieni, si correva il rischio che il latte fuoriuscisse subito alla prima leggera pressione delle mani. Per ovviare a questa problematica la Centrale del Latte distribuì dei contenitori azzurri di plastica dura, con un grosso manico, nei quali andavano collocati i TETRABRIK. Il sottoscritto ne conserva due … Ma torniamo al TETRAPAK. L’opuscolo mostra, fin dalla copertina, l’oggetto in primo piano, utilizzato da una bambina e da una signorina che bevono con la cannuccia, dando grande risalto a questa rivoluzionaria forma piramidale dell’oggetto. All’interno viene illustrato innanzitutto il sistema di confezionamento, in modo schematico ma molto dettagliato. Si specifica che la materia plastica utilizzata subisce un trattamento di sterilizzazione che rende il contenitore totalmente asettico e viene garantita la certezza che il latte sia preservato da qualunque contaminazione esterna. Le indicazioni sul “come si usa” sono accompagnate da fotografie esplicative, passo passo.  Si posa il TETRAPAK su una superficie piana.  Tenendolo fermo per l’estremità superiore, si apre tagliando con le forbici o con un coltello.  Se non si adopera tutto il contenuto, il TETRAPAK può essere richiuso con una piegatura.  Per versare si prende per una delle coste saldate.                           Vengono descritti anche tutti i vantaggi del TETRAPAK. Quelli igienici: Il sistema TETRAPAK è completamente automatico: il latte è escluso da ogni contatto esterno. I pacchetti sigillati garantiscono che nessuno ha potuto aprirli prima di voi,; poiché, vuoti, vengono buttati via, non potranno più essere usati. Una volta aperto il contenitore, se non usate subito tutto il latte, potete richiuderlo con una piega: così il latte si conserva protetto dall’aria, dalla luce, dagli odori di cucina. Quelli pratici: Il sistema TETRAPAK offre una serie di vantaggi pratici. La rapidità di confezionamento, la leggerezza del contenitore, la forma tetraedrica che consente un agevole stivaggio, permettono di ridurre il tempo di distribuzione, rendendo più tempestivo il rifornimento alle latterie. La sosta in latteria e la distribuzione ai consumatori sono più razionali per le stesse ragioni. Il recipiente “a perdere” elimina rischi, tempo e fatica: niente più bottiglie da lavare e riportare vuote in latteria. Il contenitore TETRAPAK pesa poco, non bagna, non sporca, se cade non si rompe; occupa pochissimo posto nella borsa, nel frigorifero o nella credenza. Si acquista nelle latterie senza lasciare alcun deposito, e senza riconsegna dei vuoti; si può così ritirare al ritorno dal lavoro, senza necessità di passare prima a casa, come accadeva per le bottiglie. E’ davvero una soluzione che fa risparmiare tempo e fatica.   Leggendo queste note vengono spontanee alcune considerazioni. Se pensiamo ai tempi odierni, alla “raccolta differenziata”, ai problemi delle “discariche” e dei rifiuti non degradabili, appare stridente la descrizione del TETRAPAK osannato proprio perché non si ricicla, ma si butta, prende il posto del vetro che andava risciacquato, non è “a rendere” ma “a perdere”. Altri tempi, altre problematiche, altre riflessioni. La fotografia che ritrae 3 TETRAPAK riposti in bell’ordine in frigorifero fa un po’ sorridere. E’ vero che in questo modo si guadagna spazio, ma per incastrarli in quella maniera bisogna averne almeno 3! E va bene che negli anni ’60 le famiglie erano più numerose, ma sembra un tantino esagerato … Indubbiamente comoda tale forma per i carrelli della distribuzione (foto più in basso).                     Finisce qui il ricordo di questo oggetto che molti probabilmente avevano ormai dimenticato. Alla prossima!  Il Direttore