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L’Eco di Roccasecca
Anno 19, n. 90                                            Aprile 2014
UNA VECCHIA STORIA DI UN RAGAZZO DI 20 ANNI DATO PER DISPERSO NEL PERIODO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915-18  Sul numero76 dell’Eco di Roccasecca, ebbi a raccontare della casa Mancini dove visse mio nonno Tommaso, la moglie e i suoi nove figli. Il primo genito di nome Antonio, a 17 anni fu chiamato alle armi. Era in atto la prima guerra mondiale quindici diciotto. Dopo un certo periodo in servizio presso il 211° reggimento di fanteria Brigata Pescara, di lui non si seppe più nulla, nessuna notizia giunse ai genitori. Successivamente, i carabinieri si presentarono a casa Mancini con un telegramma dove lo davano per disperso. Dopo di questo seguì un assoluto silenzio, non si capiva ancora cosa potesse significare “disperso”. Era ancora in vita? si sperava in questo, rimase comunque che questo ragazzo era disperso e poi più nulla si è saputo di lui. Quindi per la famiglia , Antonio era morto in guerra. Oggi, uno dei miei figli, per passione, si è messo a fare ricerche, soprattutto tramite internet, per trovare qualche particolare, qualche informazione, per vedere che fine avesse fatto Antonio Mancini disperso in guerra nel 15-18.  Ebbene oggi con la tecnologia, passo dopo passo, con un paziente lavoro di ricerca, si è potuto finalmente sapere la vera storia di questo povero ragazzo. Da come lo descriveva mia madre, sua sorella, era un bel giovane  grande lavoratore, ben messo fisicamente e pieno di salute. Ma veniamo ai risultati della ricerca in oggetto.                                 AGGHIACCIANTE  STORIA DEL POVERO ANTONIO   Da documenti pubblici, risulta che Antonio Mancini, di Tommaso nato a Castrocielo il 25 febbraio 1896, del distretto militare di Frosinone, soldato dell’211° reggimento fanteria, prigioniero degli austriaci, è morto per malattia in data 6 luglio 1916. Ma come si può accettare che un ragazzo contadino con una salute di ferro a 20 anni muore di malattia? Una cosa strana ma risaputa è che tutti i prigionieri in mano agli austriaci sono morti di malattia. Invece la verità è venuta a galla tramite testimonianze: anche se difficile da credere, pare che gente teoricamente civile abbia di fatto eliminato gran parte dei prigionieri italiani facendoli morire di fame. E così oggi finalmente, con alta percentuale di sicurezza, si è potuto sapere dopo un secolo la fine che ha fatto il soldato Mancini Antonio. Il caso mi ha interessato perché sono un suo nipote e mi farebbe cosa gradita se della notizia della verità sull’accaduto venissero a conoscenza tutti i discendenti della famiglia Tommaso Mancini. I fratelli di Antonio: Francesco, Vincenzo, Giacinto, Tommaso, Onorio, Maria Cesarina, mia madre e Antonietta. Di questi non vi è più nessuno ma vale per i figli e i nipoti.   Rocco Tanzilli Gennaio 2014 Truppe tedesche catturano numerosi soldati italiani in una trincea durante le fasi iniziali della battaglia. Wikipedia