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L’Eco di Roccasecca
Anno 19, n. 90                                            Aprile 2014
I RACCONTI DEL CAPOSTAZIONE  DI ROCCASECCA                      La locazione (o location come dicono gli americani) di questi aneddoti è la piazza della Stazione di Roccasecca (al secolo Piazza Risorgimento) così come era una volta prima che fossero stati fatti vari accomodamenti come il selciato in pietra, la statua di Totò e un piccolo giardinetto con cascata. Allora la piazza era solo un grande spazio asfaltato con una colonnina al centro per facilitare lo scarso traffico. Poi c’erano tre bar, tutt’ora esistenti, che accoglievano chi come me veniva da casa per immergersi nella sfavillante vita sociale di paese. Per noi, avventori abitudinari, i tre bar non erano altro che il famoso Triangolo delle Bermude; noi giovani passavamo da un vertice ad un altro ininterrottamente cercando di uccidere la noia e fruire di qualche diversivo. Ma i diversivi erano rari. Il più delle volte erano racconti ed aneddoti di vita vissuta,  proposti più volte da più persone, sino allo sfinimento. Ma gli aneddoti che vado a raccontare li ho sentiti direttamente dal personaggio principale degli stessi, il Capostazione Erminio T., simpatico personaggio che viveva intorno alla nostra location. Io amo pensare che siano veritieri, al più leggermente romanzati per rendere il racconto più ammaliante. Eccone alcuni.  BIGLIETTO PER DUE Quella mattina Erminio è in biglietteria. Arrivano due persone per acquistare un biglietto per Roma. Il primo è mingherlino, non tanto alto, l’altro è un omone con grandi spalle e di un certo peso. Erminio chiede se va bene un solo biglietto cumulativo, loro rispondono che va bene. Mentre lo scrive (altri tempi) il bigliettaio aggiunge: “Per il peso poi vi mettete d’accordo”. I due se ne vanno in banchina in attesa del treno e cominciano a discutere sulla divisione del costo del biglietto. Il mingherlino non è disposto a fare a metà perché pensa che il prezzo sia stato calcolato sommando i loro pesi. “Aho, ma i so chiù picchele, me spetta de paga’ de mene”. L’altro risponde: “ E mo ce vo’, sempe nu poste te pigli, se me dai la metà degliu poste teie allora se po fa’”. Intanto arriva il treno e i due salgono. Si presume che la discussione sia continuata, ma se abbiano alla fine trovato un accordo nessuno lo ha mai saputo.  IL PRIMO TRENO PER CECCANO Da premettere che Ceccano allora era famoso perché sede di un manicomio. Sempre in biglietteria con Erminio  Arriva un signore che fa: ”Capo, gliu prime trene pe Ceccane?”.  E. risponde. “C’è ne uno fra un’ora e mezza”.  L’altro “Eh, gliù caspita, i c’eggia i subbite, tenghe furia”. E.T, senza scomporsi: “Tu fa na cosa, esse fore piglia na preta e rumpe sta vetrina. Vide ca te ce portene subbite”.  LEI NON SA CHI SONO IO Ore 8,00. E’ in arrivo il treno da Campobasso per Roma delle ore 8,15. Questa corsa è molto ambita perché è veloce con fermata intermedia solo a Frosinone e alle 9.50 si è a destinazione in un orario ancora compatibile per svolgere tranquillamente le faccende nella capitale. E’ arrivato anche l’autobus da Pontecorvo con diversi passeggeri diretti su quel treno. Alla biglietteria si è formata una certa fila e sale la preoccupazione di non riuscire ad acquistare il biglietto in tempo per prendere il convoglio in arrivo. Un signore impaziente si era messo davanti agli altri passeggeri in fila, con l’atteggiamento di chi pretende di fare prima degli altri. “Un biglietto per Roma” “Mi scusi- fa il capostazione/bigliettaio -  ma si deve mettere in fila come gli altri altrimenti il biglietto non glielo posso fare” “Ma lei non sa chi sono io.” “Vabbene, senteme chi si” “Io sono il Ragioniere dell’Ospedale di Pontecorvo e devo espletare importanti mansioni al Ministero” Erminio se lo guarda e sorridendo gli risponde “ Manche i so tante fesse. Tengo nu frate carabiniere”. Il ragioniere non pronuncia più parola, in buon ordine si accoda alla fila mentre gli altri in attesa sono contenti di veder rispettato un loro diritto.  QUANTO PESI? “Capo, un biglietto pe Sgurgola” “Prima o seconda” “Quale costa de mene?” “Quello di seconda, certamente” “Allora fammene une de seconda” Erminio capisce che il signore che ha di fronte non è un esperto di viaggi e si mette a scrivere il biglietto visto che per Sgurgola non ne ha uno prestampato e ad alta voce sillaba “Roccasecca -Sgurgola, Km 65, un adulto, peso… Quanto pesi?” “Come quanto peso, e che ne sacce’” “Beh, l’edda sape’. Mica te posso mette ncoppa agliu treno senza gliù pise. Eggia di’ agliu machinista quante pise porta?” “Ma i cheste nen le sapeva, mitte chelle che t’appare” “Ma i nen le pozze propia fa’. Sente, fa na cosa, du porte appresse ce sta chigle che prepara la spedizione della posta. Tu diglie che te ce so mandate i. Chiglie tè la pesa e tu te pise.” Il buonuomo lentamente e con certo timore  va al posto indicato e domanda di pesarsi. L’addetto gli risponde che non lo può fare perché è occupato ma gli da’ un consiglio. “Tu va e digli che si amiche meie, se pe piacere po fa’ a occhie” Così il poveretto ritorna in biglietteria e ripete le parole che gli aveva suggerito l’uomo della posta. Erminio raggiante: “ Eh, ma nen se putesse fa’, ma se si amiche seie… pe sta vota… ma la prossima…” “La prossima venghe beglie e pesate, ce po scummette” E felice di aver risolto il problema sale sul treno per Sgurgola.  POSSO BERE? Il treno in arrivo da Roma, destinazione Cassino, è fermo al primo binario. Sulla banchina c’è una bella fontanella (adesso non se ne trovano più) con l’acqua della Pescopana che serviva tutti gli impianti della Stazione e anche il Palazzone.  Il Capostazione sta per dare la partenza con il fischietto e la paletta. Una voce alle sue spalle gli chiede con voce flebile: “Scusi, signor Capostazione, potrei scendere e bere un po’ d’acqua dalla fontana?”. Il Capostazione si irrigidisce e un po’ arrabbiato sta per dire “Signora mia, ma le sembra il caso di bloccare la partenza di un treno perché lei ha sete?”. Poi girandosi vede che la donna ha un bel pancione da stato interessante. Il suo viso si illumina, la bocca mostra un sorriso in cinemascope e garbatamente risponde: “Per una donna prena questo ed altro”. Aspetta che la donna, dopo aver bevuto, con un certo impaccio risalga sul treno e finalmente dà il segnale di via.  HO DETTO Bisogna chiarire che E.T. abitava al palazzo stesso della Stazione, aveva una bella famigliola con quattro figli di cui i primi due andavano a scuola a Cassino. Il treno utile per andarci c’era alle 7.15 ma i figli in genere, come si sa, hanno sempre avuto problemi ad alzarsi presto la mattina. Tonino e Rita, filgi di E., non erano da meno e, le mattine in cui  il padre era in servizio, se la prendevano più comoda del solito. “Il treno per Cassino è in partenza dal primo binario” diceva il Capostazione al microfono. Ma i figli ancora non si vedevano arrivare. Dopo un po’ ripeteva scandendo bene: “Il treno per Cassino è in partenza dal primo binario”. Niente, dei figli ancora nessuna traccia. Dopo un minuto con voce perentoria intimava: “Ho detto che il treno per Cassino è in partenza…” Improvvisamente apparivano i due più volte chiamati mentre, trafelati, ancora cercavano di indossare i loro cappotti. Anche quella giornata di lezioni, alla fine, era salva!   Gianfranco Molle Marzo 2014