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Non è mai troppo tardi  E’ stato uno dei primi personaggi a “sfondare lo schermo” , come si dice oggi, della televisione italiana. Non era un cantante né un comico, neanche un giornalista, tanto meno un politico. Semplicemente, un maestro elementare che aveva avuto l’intuizione di poter insegnare a leggere e scrivere a centinaia di migliaia di analfabeti utilizzando grandi fogli bianchi, un carboncino, un tono calmo e rassicurante e un pizzico di sana follia. Oggi, nella società dominata da internet, si può ben dire che Alberto Manzi con la sua trasmissione utilizzò per la prima volta la TV come mezzo pedagogico di comunicazione, anticipando i tempi della “formazione a distanza” di almeno 50 anni. Di fatto dal piccolo schermo egli si rivolgeva a tante “classi” dislocate in tutta la penisola, spesso raggruppate in locali pubblici, come i bar, essendo ancora privilegio di pochi il possesso casalingo dell’apparecchio televisivo. A ricordare la benemerita figura del maestro Manzi ha pensato la RAI, che spesso su queste pagine critichiamo, ma che stavolta con piacere lodiamo, che ne ha raccontato la vita in uno sceneggiato andato in onda ad inizio 2014. Le due puntate che narravano la storia di Manzi, a mio parere, hanno raggiunto la piena sufficienza ed hanno finalmente dato il giusto merito ad una persona tanto semplice quanto a suo modo rivoluzionaria. Insegnare a leggere e scrivere a tante persone con un carboncino e quei mitici paginoni di carta bianca non è stata impresa da poco, considerando anche il clima di scetticismo generale dell’epoca e la scarsissima esperienza nell’uso dello strumento televisivo, agli albori nell’Italia di fine anni ’50, inizio ’60. Bravissimo l'attore, Claudio Santamaria, qualche imprecisione nella descrizione del periodo, con oggetti e situazioni fuori epoca, ma il prodotto finale resta ben fatto. Si potrebbe dire che in certi momenti si è sfiorata la beatificazione, ma, insomma, il personaggio un po' di applausi li merita, no? Ci sono dei filmati su youtube che ci riportano a qualche puntata della trasmissione; mostrando alcuni “alunni” di Manzi, molto anziani, le facce rugose che denotano i segni di una vita dura sui campi, condita dal passaggio di due guerre mondiali, che superano l’esame di lettura alla lavagna, con grande impegno e dignità.  Manzi chiede loro l’età, da quanto tempo abbiano iniziato a studiare, si complimenta e… si commuove. In quella commozione c’è tutto lo spirito di chi ha messo a disposizione le proprie conoscenze a chi non le possiede, dimostrando realmente che NON E’ MAI TROPPO TARDI. Una bella lezione di vita e uno slogan che potrebbe e dovrebbe non essere mai dimenticato.  Il Direttore
L’Eco di Roccasecca
Anno 19, n. 90                                            Aprile 2014