Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - ciociari @ pretaonlus.it
L’idolo delle folle  E’ sicuramente uno degli attori più amati di Hollywood, di quella “in bianco e nero”. Con la sua faccia da buono ha personificato per anni lo standard dell’uomo americano per bene, di grandi ideali, sia quando ha interpretato personaggi contemporanei, sia quando si è trasferito nell’epopea del Far West (vedi Mezzogiorno di fuoco). Impeccabile nello spirito e nell’aspetto, mai un capello fuori posto, è apparso  personaggio rassicurante, l’uomo che tutte le donne vorrebbero come marito o come figlio e tutti gli uomini come amico o come capo ufficio. La sua morte giunse precoce, una settimana dopo il suo sessantesimo compleanno. Era il 1961. Circa venti anni prima aveva ottenuto una nomination all’Oscar con il film “L’idolo delle folle” (The pride of the Yankees) dedicato alla figura del campione di baseball Lou Gehrig, detto The Iron Horse (il cavallo di ferro) l’uomo dei fantastici record, primo fra tutti quello delle 2.130 partite consecutive giocate in campionato! Lou Gehrig fu colpito dalla malattia che porta il suo nome e che scientificamente viene definita SLA (Sclerosi laterale amiotrofica) che distrugge i muscoli inesorabilmente, pur mantenendo il cervello vigile fino all’ultimo. Tale malattia ancora oggi fa le sue vittime soprattutto tra ex campioni dello sport (l’ultimo è stato Borgonovo) e presenta ancora molti aspetto oscuri, soprattutto riguardo al collegamento con l’attività agonistica professionistica. Tornando al film, Gary Cooper commosse il mondo intero con il “discorso di congedo” con il quale Lou Gehrig salutò allo stadio tutti i tifosi che lo avevano sostenuto ed acclamato per circa 17 anni di carriera. Il discorso non era una invenzione cinematografica, ma la fedele trasposizione di quello reale; ovviamente l’impatto del film fu di gran lunga più immenso rispetto a quello ascoltato dai tifosi e riportato dai giornali nel 1941. Sono brevi parole, dette con voce ferma e sguardo commosso, da chi sa che deve passare improvvisamente e senza possibilità di poter cambiare il suo futuro, dalla posizione di atleta all’apice del successo a quella di malato incurabile che saluterà il mondo ed i suoi cari entro poco tempo. Gary Cooper trasmette il messaggio di Lou Gehrig che inizia così: “Amici, fans, nelle ultime settimane avete letto circa la mia malattia. Debbo smettere. Eppure oggi io mi sento ancora l’uomo più fortunato della terra” . Segue il ringraziamento ai genitori e alla moglie, tra la commozione di tutti. Il pensiero che non si tratti solo di un film, ma della trasposizione di un fatto vero fa riflettere. Un uomo di successo, in un campo come quello sportivo, che insieme a quelli del cinema e della musica, crea i “divi” più acclamati, ancora ai giorni nostri, che riesce a dire poche ma significative parole di ringraziamento per una vita breve ma fortunata, non può lasciare indifferenti.  Si dirà che parliamo di una storia del 1941 e di un film del 1942, ed oggi siamo nel 2014, dove nello sport gli sponsor e le TV a pagamento hanno preso il posto dei sentimenti e dove i sospetti di certe malattie provocate da “farmaci” non ortodossi fanno discutere … Tutto vero, ma ogni tanto fateci passare un ricordo, una parola di speranza, anche se un po’ datata.   Il Direttore
L’Eco di Roccasecca
Anno 19, n. 91                                            Giugno 2014