Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - ciociari @ pretaonlus.it
L’Eco di Roccasecca
Anno 19, n. 91                                            Giugno 2014
IL GIRO DELLE FIANDRE 2014  Reportage esclusivo di Ferdinando  con le foto del maestro Mario Trapper   Il Giro delle Fiandre è una delle cinque “Classiche Monumento” del ciclismo. Vale a dire che fa parte delle cinque corse in linea più antiche e prestigiose del calendario internazionale del grande ciclismo. Dopo Parigi – Roubaix e Liegi – Bastogne – Liegi, stavolta io e Mario siamo partiti alla volta di Charleroi per assistere in loco al Giro delle Fiandre 2014.  Fissato il quartier generale in Rue de la Science 70, dove l’ospitalità di Rocco e Marie France surclassa anche un cinque stelle superior ( addirittura questa volta Marie France mi ha fatto trovare delle riviste sull’annata ciclistica ), il sabato ci siamo dedicati all’esplorazione del tracciato e alla visita di Bruges. Una città splendida che merita un viaggio apposito. Piazze, canali, musei, strade caratteristiche con case in stile. Bellissima. Peraltro a Bruges nella chiesa di Notre Dame  abbiamo potuto ammirare la celeberrima Madonna col Bambino di Michelangelo, un’opera straordinaria che la famiglia dei Mouscron, mercanti fiamminghi di tessuti in affari con i banchieri fiorentini, commissionò a Michelangelo.    L’artista si fece anche pregare per realizzarla in quanto era impegnato nella realizzazione del Davide e aveva in lista altre commesse di signori italiani. La realizzò di nascosto e l’opera fu trasportata a Bruges via nave dal porto di Livorno, imbarcata in grande segretezza per non suscitare le ire degli altri committenti che attendevano le opere di Michelangelo e dei fiorentini impazienti di vedere finalmente il Davide. L’opera è datata 1503 – 1505 e il compenso ricevuto da Michelangelo fu degno di una star dell’epoca: 4.000 fiorini una cifra enorme per l’epoca. Ma vi assicuro che li vale tutti. Fra l’altro abbiamo osservato che Bruges era piena di turisti essendo la vigilia del Giro delle Fiandre, ma l’unico luogo dove abbiamo fatto la fila è stato proprio la chiesa di Notre Dame davanti al botteghino per acquistare il biglietto per accedere all’opera di Michelangelo: orgoglio italiano, passateci questo piccolo rigurgito sciovinista.     Poi la ricognizione del percorso con sosta per il pranzo in locanda campagnola dove Mario ha rimandato indietro ben due volte la sua carne reclamandone una cottura più definita. Alla seconda volta ho avuto il mio da fare per calmarlo : “questi sono degli assassini” , diceva arrabbiatissimo. Ho dovuto spiegare alla cameriera, attonita la sua parte, che a Mario la carne piaceva ben cotta dentro e non solo fuori. Vabbè, normali incidenti di percorso degli italiani all’estero. Comunque ammetto che la taverna di Stavelot da noi frequentata alla Liegi era  molto meglio, con il marito della titolare che pelava le patate nel retrobottega. Il ristorante dove ci siamo fermati stavolta invece era un ritrovo di signore di una certa età, per lo più single e in cerca di compagnia. Anche al tavolo accanto al nostro se ne sono radunate una decina, ma noi avevamo un nutrito programma ciclistico e quindi abbiamo lasciato cadere con classe e  nonchalance qualsiasi tentativo di approccio benché veicolato attraverso ammiccanti sorrisi.     Dopo aver percorso il tratto in linea del percorso, circa 120 chilometri sino a Ronse più o meno, poi abbiamo seguito una parte del circuito che con alcune variazioni la corsa avrebbe ripetuto tre volte. Siamo quindi giunti a Oudenaarde, la cittadina dove è fissato l’arrivo. Lì abbiamo individuato il quartier tappa, ovvero il locale dove erano tutti gli uffici dell’organizzazione incluso l’ufficio stampa.     Incursione in sala stampa e contatto con uno degli addetti stampa e, grazie anche ai buoni uffici di un giornalista della Gazzetta che conosco, ottengo tutta la documentazione della gara, uno spuntino e il permesso per partecipare alla conferenza stampa di vigilia che stava per cominciare. Non mi era mai capitato di assistere ad una conferenza stampa nella quale domande e risposte fossero ripetute tre volte dagli interpreti: la prima in francese, la seconda in fiammingo, la terza in inglese.  Quindi, dopo una visita nella piazza centrale di Odenaarde ( Markt cioè la piazza del Mercato) dove si era appena conclusa la corsa degli amatori che precede di un giorno quella dei professionisti.  Un mare di biciclette, un curioso signore panciuto e tutto rosso in viso con sgargiante fascia al braccio a regolare il deflusso dei ciclisti, tantissima gente.      Il Giro delle Fiandre, Ronde Van Vlaarden o semplicemente De Ronde per i fiamminghi è l’evento sportivo più importante dell’anno per la parte fiamminga del Belgio. E si vede, anzi soprattutto si sente. Si sente nell’aria, ovunque si va non solo a Bruges e Odenaarde, partenza e arrivo. Tutti partecipano all’evento in qualche modo, da chi se la vede passare davanti casa a quelli che fanno centinaia di chilometri e ore di attesa soltanto per poter vedere i corridori che sfrecciano in un attimo davanti a loro. Il giorno della corsa usciamo presto di casa e da Charleroi in meno di un’ora siamo sulle strade della corsa. Problema: come entrare con la nostra Punto blu elettrico nell’itinerario della corsa? Andiamo avanti sino allo sbarramento della strada che da Renaix ( Ronse per i fiamminghi, città famosa in Italia perche vi si svolse il 29 agosto 1988 il Mondiale di ciclismo vinto da Maurizio Fondriest) porta verso il Kwaremont uno dei “muri” leggendari della corsa. A quel punto scendo e vado a parlamentare con uno degli addetti al servizio di sicurezza che presidiava le transenne. Gli spiego che sono un giornalista italiano e che ho bisogno di fare una ricognizione del percorso e dei “muri”. L’addetto mi sorride, scansa una transenna e mi dice di far presto. Mario arriva con la Punto, un saluto al gentilissimo addetto e via verso i “muri”.  A quel punto siamo ormai dentro il circuito e possiamo sceglierci con calma la postazione.   Giriamo un bel po’ e alla fine andiamo al Paterberg, l’ultimo dei 17 “muri” disseminati sui 259,8 km della corsa a meno di 12 km dall’arrivo. Piazziamo la Punto su un campo a bordo strada poco prima della curva che immette sul Paterberg e facciamo in tempo a salirlo e scenderlo a piedi. Mario fotografa tutto, io parlicchio un po’ in giro con la gente e alcuni addetti ai lavori.     Faccio conoscenza con il capo del Fans club Fabian Cancellara venuti in 27 dalla Svizzera per tifare il loro idolo. Cancellara, svizzero di origine Lucana, parla benissimo l’italiano e ha genitori italiani. Fraternizziamo subito, rimedio un invito al Giro della Svizzera che si svolge in maggio e la bandierina biancorossa pro Cancellara.  La collina ben presto si trasforma in uno stadio, si riempie di gente sino all’inverosimile con in cima il tendone per i VIP.   Tutta gente addirittura in giacca e cravatta con al seguito signore in abito elegante e tacchi. A metà collina troneggia un maxi schermo dal quale si può seguire la corsa in diretta. Trovo il mio posto a metà Paterberg mentre Mario si piazza proprio sulla curva che immette sul “muro”. L’atmosfera è al stessa di Roubaix e Liegi, entusiasmo alle stelle, birra, patatine, panini. Gente comunque contenta di partecipare, clima da happening campagnolo e popolare.     Ma quando arrivano i corridori sale l’urlo della gente, il tifo è ovviamente per i belgi anzi per i fiamminghi e le cose sembrano mettersi bene per i tifosi locali. Van Avermaet attacca e transita in testa alla prima tornata su Paterberg con Stijin Vanderbergh attaccato. Poi però Cancellara reagisce ed esce dal gruppo e si getta all’inseguimento con l’astro nascente Vam Marck a ruota. Io trovo anche il modo fra una tornata e l’altra di scavalcare passando nei campi una collina e raggiungere il Kwaremont, altro muro storico, per vedere almeno una volta i corridori passare su quella salita. Torno poi precipitosamente al mio posto su Paterberg, scoprendo che c’è un comodo sentiero che mi evita la collina di prima. Quando Van Avarmaet e Vandenbergh attaccano per l’ultima volta il Paterberg il vantaggio su Cancellara è ridotto a circa 25 secondi. Ma quando lo svizzero a sua volta imbocca l’ultimo “muro” si vede     che ha un altro passo e poco dopo la cima del Paterberg raggiunge il duo di testa sempre con Van Marck incollato. Sono in 4 a disputarsi il successo, anche se negli ultimi chilometri i fiamminghi provano a fare l’elastico per mettere in mezzo Cancellara, Sulla collina i tifosi fiamminghi guardano lo schermo e tifano come in curva per uno dei loro. Tre contro uno, eppure in volata Cancellara impone la legge del più forte. De Ronde è sua e sulla collina scende il gelo. Dal rumore più assordante ah un silenzio innaturale, un’escursione acustica che lascia senza fiato. Solo lì in alto i 27 del Fans Club Cancellara sono pazzi di gioia : megafono, cori, campanacci. Grida di giubilo in italiano. Ritrovo il loro capo che mi abbraccia impazzito di felicità. Ritrovo Mario e riprendiamo la via di Charleroi senza andare all’arrivo. Sarebbe impossibile a quel punto ci spiegano. Ma quello che dovevamo vedere, anzi vivere, lo abbiamo vissuto. Cancellara porta a casa il suo terzo Giro delle Fiandre in carriera. Come Fiorenzo Magni, detto il Leone delle Fiandre, che la vinse per tre anni di seguito dal 1949 al 1951. Muri, pietre, viottoli, campagna, colori, gente, mucche, prati, profumi, carbone, corridori, entusiasmo. Tutto questo significa Ronde Van Vlaanderen, De Ronde per i fiamminghi che stavolta hanno visto vincere un latino. Anzi un Lucano.  Ferdi, Aprile 2014