Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - ciociari @ pretaonlus.it
Garanzia morale  C’è stato un periodo, tra gli anni ’50 e fine anni ’60, in cui anche leggere un fumetto poteva essere una operazione passibile di scandalo. La società perbenista, non solo in Italia, ma anche nella giovane democrazia statunitense, stava indicando precise direttive “morali” che dopo aver colpito il cinema (storiche le censure a certi manifesti ritenuti troppo scollacciati) virarono verso altri ambiti, tra cui i fumetti. Negli USA si arrivò addirittura a bruciare cataste di Comics in piazza, come già si era fatto per i dischi di Elvis e come si ripeterà per i vinili dei Beatles e dei Rolling Stones, diabolici musicisti della London Invasion! In Italia gli editori provano ad anticipare i tempi, dopo alcune proposte di legge tendenti ad effettuare controlli preventivi sulla pubblicazione dei fumetti, soprattutto quelli “Western” tanto in voga all’epoca, TEX WILLER su tutti. Viene creato il marchio GM, ovvero “Garanzia Morale”, ben visibile in copertina, che indica l’appartenenza di quell’albo alla normativa di autoregolamentazione del Codice di Garanzia Morale. In questo modo si dovrebbero garantire gli adolescenti che si dilettano con i fumetti dal pericolo di affrontare contenuti diseducativi. Lodevole forse l’intenzione, quasi comica, almeno vista con gli occhi degli anni 2000, la realizzazione. Ci si concentra soprattutto sulle scene di violenza, sul linguaggio e sulle immagini dei personaggi femminili. Nel caso di ristampe di giornalini già editi in precedenza, le tavole incriminate vengono opportunamente “corrette”, inserendo foulard su generose scollature, trasformando l’espressione di un duro fuorilegge “brutta carogna” in un improbabile “cribbio” e così via. Ricordo perfettamente che anche a casa nostra, in Via Piave, nonno Luigi, già contrario in assoluto ai fumetti, da buon professore di Lettere antiche e moderne, verificava la presenza di tale marchio su quanto acquistato da me e mio fratello Mario. Con grande disappunto scoprimmo che potevamo leggere sì Tex e Buck Jones, ma non anche Pecos Bill, privo del marchio! Il motivo della censura su Pecos Bill è rimasto un mistero fino ad oggi. La fine degli anni ’60 portò via il marchio e la censura, mentre erano sbarcati personaggi ben più “pericolosi” come Diabolik, Satanik e Kriminal e nulla fu più come prima. Buona estate e buone letture a tutti, anche di fumetti!  Il Direttore
L’Eco di Roccasecca
Anno 19, n. 92                                            Agosto 2014