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L’Eco di Roccasecca
Estate, tempo di Festa della Stazione e di memorabili tornei di calcetto. Riproponiamo, riveduto, corretto ed ampliato, un reportage inviato da Franco agli albori dell’Eco di Roccasecca.  Dagli A.C.R. (Archivi calcistici Roccaseccani) della Franco Nardi Communications ecco un gustoso e divertente aneddoto  Roccasecca: estate 1981 Piazza Risorgimento Torneo di calcetto  All'epoca il calcetto ancora non era diffuso come ora, tutt’altro.  Considerati gli spazi ristretti, gli scontri fisici erano più frequenti e violenti. Insomma non era ben chiaro a tutti lo sport che di lì a poco sarebbe diventato un fenomeno di massa.  Avevamo le idee confuse anche su come realizzare il campo di gioco, quali misure adoperare e quale vernice usare.  Come spesso accade, a 20 anni è cosi, quello che era un impegno assunto da tutti noi del gruppo storico diventò un divertimento ai danni del .povero Tonino Di Nota.  Infatti, la notte precedente l’inizio del torneo ancora non avevamo predisposto nulla.  Il povero Tonino armato di santa pazienza prese vernice e pennello e cominciò a tracciare diagonali e semicerchi. Per nulla impietositi, anzi tutt'altro, iniziammo un sottile logorio di nervi che consisteva da una parte nel dare consigli e al contempo criticare l’operato dello stesso.  In particolare, la critica riguardava la vernice usata per tracciare il terreno di gioco; per farlo arrabbiare sostenevamo che non sarebbe arrivata alla fine del torneo.  Ebbene, nell’estate del 1997 le strisce erano ancora ben visibili nella piazza della stazione! Ma veniamo all’episodio che voglio rammentare.  Effettivamente, il torneo ebbe un enorme successo di pubblico; ricordo che gli interessati venivano anche dal circondario di Roccasecca e dai paesi limitrofi. Eravamo giunti all'altezza delle semifinali. Sia io che Piero Caroselli avevamo appena finito il riscaldamento pre partita: la prima partita di semifinale era quasi terminata, la tensione era palpabile. Noi che giocavamo per il mitico Club “Il Punto”' scherzavamo nervosamente. Eravamo vicino alle transenne che facevano angolo con il bar Aversa e che ora non esistono più. Vicino a noi vi era Antonio, figlio maggiore di Angelo, detto “Il Ceccanese”. Antonio, meglio conosciuto come il droghista, perché, durante una passatella, in stato di ebrezza affermò: ‘nella mia vita ho fatto di tutto, l’alcolista, il teppista, persino il droghista.' (alludendo a colui che spaccia droga). In realtà niente c’era di vero, però al momento faceva scena.  Ebbene, costui stava arrostendo il castrato e, considerato che le vendite andavano bene, soleva commentare: “massera puteva arrustì pure le savecicce. cazze!” Tale e tanto era il suo lavoro che il droghista pur di aumentare il fuoco nel barbecue spruzzava alcol. Proprio in una di queste azioni successe il fattaccio. Infatti ad una pressione troppo violenta seguì l’espulsione del tappo con la conseguente fuoriuscita del liquido infiammabile che finì sulle gambe e i piedi di Antonio prendendo fuoco. Egli cercò di togliere i calzoni, i quali rimasero impigliati alle scarpe all’altezza delle caviglie. Allora cominciò a rotolarsi a terra tra urla di dolore finendo fino al centro del campo da gioco. Immediati giunsero i soccorsi, ma ahimè, poco organizzati. Infatti oltre a maglie di lana, sacchi e coperte arrivarono anche mazze di scopa ed ombrelli (!).   Il poveretto caduto a terra non riusciva a rialzarsi, in quanto oltre alle botte cominciava ad essere calpestato da chi non aveva mezzi di fortuna. Improvvisamente ecco il gesto eroico di un passeggero in attesa del treno: costui prontamente si sfilò il giubbino di Jeans (con numerosi bottoni in ferro) e cominciò a menare come un ossesso sul malconcio a terra gridando: “acqua, portate dell'acqua”. Lo sventurato a sua volta non riuscendo a rialzarsi, ma accortosi che ormai era fuori pericolo gridava: “nè niente, fenètela, fenètela”.  La folla cominciò cosi a disperdersi quando arrivò “Ciccillo” di gran carriera che gli gettò in pieno viso l’acqua medica destinata ai giocatori, per giunta finendogli addosso. Antonio, ancora riverso a terra, con il respiro affannato e le caviglie sì bruciate, ma non eccessivamente, con il braccio sinistro gonfio, un occhio pesto e l’altro sanguinante, con voce debole, shakespearianamente disse:  "vagliù, me sete accise vuia! "   Franco Nardi
Anno 19, n. 92                                            Agosto 2014
Due giovanissimi Franco Nardi e Piero  Caroselli (in piedi) in una foto  risalente al torneo di cui sopra. In  basso da sinistra Roberto Giannitelli e  Olimpio Fabbrocile 
Franco Nardi 
Una delle squadre partecipanti
Tonino Di Nota  mentre aiuta un giovane concorrente
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