Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - ciociari @ pretaonlus.it
L’Eco di Roccasecca
Anno 19, n. 92                                            Agosto 2014
Le Cover delle canzoni straniere L’incredibile caso di SUPERSTAR    Abbiamo già dedicato qualche pagina al fenomeno musicale delle cosiddette “cover”, ossia brani famosi o anche oscuri pubblicati all’estero e riproposti in italiano da cantanti famosi o anche oscuri.  Il periodo d’oro del BEAT italico ovviamente fu il più prolifico in tal senso, dal momento che cantanti e complessi italiani trovarono in un primo tempo molto più facile proporre versioni di canzoni già esistenti, e spesso già di successo, che crearne di proprie.  Quasi nessuno, eccetto i cantautori, naturalmente, venne meno alla tentazione: Equipe 84, Nomadi, Corvi, Dik Dik, Camaleonti, Bobby Solo, Caterina Caselli, Ricky Maiocchi e tantissimi altri. A volte si sceglievano brani già molto noti, per avere la certezza del successo, come A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, che divenne Senza Luce nella versione nostrana dei Dik Dik di Pietruccio, Lallo, Roby e Pepe. In altri casi si andavano a scovare canzoni praticamente ignote nella speranza che in Italia ottenessero successo; per limitarci ad un esempio, I Corvi si dimostrarono magistrali in questo tipo di “scoperte” indovinando un successo come “Sono un ragazzo di strada” nel 1966, in originale “I Ain't No Miracle Worker” dei misconosciuti The Brogues e l’anno dopo “Sospesa a un filo” ovvero “I Had Too Much To Dream” degli Electric Prunes (Le Prugne Elettriche !).  Si dirà che se esisteva un originale, magari anche ben realizzato, che senso aveva acquistarne una copia casereccia?  Se Elvis Presley aveva pubblicato una tenera e pressoché perfetta “Are You Lonesome  Tonight?” quale motivo poteva esserci nel correre al più vicino negozio di dischi per aggiudicarsi una copia di “Ti senti sola stasera?” interpretata da Bobby Solo o da Michele?  Le risposte possono essere diverse. A parte la difficoltà, all’epoca, di poter trovare dischi originali americani o inglesi, c’è da considerare che la maggior parte del pubblico italiano, almeno fino al boom della musica rock, ha sempre preferito ascoltare canzoni nella propria lingua.   Se musicalmente di solito si preferiva non discostarsi molto dalla versione originale, per quanto riguarda il testo molto spesso esso era totalmente stravolto. I casi da citare sarebbero tantissimi, verrebbe voglia di fare una serie di puntate sull’argomento, dividendo le canzoni tra quelle di protesta, quelle con chiari riferimenti sessuali, quelle a sfondo sociale e così via. Ci limitiamo a qualche esempio. La canzone simbolo dello scorso secolo, l’inno alla pace di John Lennon, Imagine, nella versione inglese recita:  Imagine there's no countries It isn't hard to do Nothing to kill or die for And no religion too Imagine all the people Living life in peace  Tanto per limitarci a pochi versi, tra l’altro conosciutissimi, e senza bisogno di traduzione, penso. Una esortazione ad un mondo senza conflitti di alcun genere in cui si viva per il bene supremo della Pace.  Poi arrivano Paolo Limiti e Piccaredda e ne fanno una versione italiana per Ornella Vanoni, in cui i grandi ideali scompaiono totalmente per lasciar posto alle seguenti riflessioni personali:  Immagina che per caso domani qui arrivi un'altra non ti so dire chi Immagina che qualcosa passi tra di noi  Come direbbe sicuramente l’amico Ferdinando, “certe canzoni andrebbero protette come beni dell’umanità e si dovrebbero impedire certi interventi … a gamba tesa”! In altri casi è stato chiaramente tolto ogni riferimento sessuale stravolgendo totalmente il senso del testo originale. Pensiamo alla rollingstoniana Lady Jane, canzone dalla musicalità molto dolce, ma dai versi decisamente espliciti, e siamo nel 1966! L’ispirazione pare provenga dal celebre romanzo L'amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence.   E’ considerato il primo romanzo in cui si parla degli organi sessuali maschili e femminili in modo esplicito. I due protagonisti del romanzo, il guardacaccia e la sua nobile amante, hanno dato un nome ai propri organi sessuali, rispettivamente John Thomas e Lady Jane. La canzone è pertanto una metafora dell’organo sessuale femminile, fin dal titolo. Gli ultimi versi specificano che:  Wedlock is nigh my love Her station's right my love Life is secure with Lady Jane  ovvero  L’incontro è prossimo, amore mio La sua posizione è giusta, amore mio La vita è sicura con “Lady Jane”  Maurizio e i New Dada ne propongono una versione molto simile all’originale musicalmente, aggiungendo effetti sonori di onde del mare, gabbiani e vento che soffia da nord, stravolgendo il significato originale, tramutando il tutto in una triste storia addirittura fatale:  Ho scritto la storia di una cosa che muore anch'io come cosa avrò la mia fine  *** Il libro è chiuso ormai resta la polvere della mia vita, Lady Jane   Di passaggio citiamo anche la celeberrima Strangers in the Night di Frank Sinatra che narra la storia di una coppia e della notte che li attende, nella versione italiana, affidata al pur bravo Johnny Dorelli, viene trasformata al singolare, e quindi Johnny resta “solo più che mai in una notte che non mi dirà se avrò un domani” , una cosa da disperato solitario. Tolta la donna, cambia tutto il senso! E veniamo al clou di questa breve cavalcata sulle cover, che non vuole e non può essere minimamente esaustiva sull’argomento. Entriamo nell’atmosfera magica di Jesus Christ Superstar, la rock opera di Andrew Lloyd Weber (musica) e Tim Rice (testi) che debuttò in teatro nel 1970, con il cantante dei Deep Purple Ian Gillan nelle vesti di Gesù. Il successo fu notevole e ne fu tratto un doppio LP che ebbe discreto successo. La fama interplanetaria giunse poi con il film musicale che ne fu tratto del 1973, diretto da Norman Jewison con Ted Neeley nella parte del protagonista. Il musical mette in scena gli ultimi sette giorni della vita di Gesù, è totalmente cantato e ne fu tratta una colonna sonora che spopolò in tutte le classifiche internazionali, trainata dal singolo che era anche il brano portante dell’intera opera. Chi non ha cantato almeno una volta i celebri versi  Jesus Christ, Jesus Christ Who are you? What have you sacrificed? Jesus Christ Superstar Do you think you're what they say you are?  Della canzone, ahimè, fu creata una versione italiana affidata al gruppo Flora, Fauna e Cemento, che aveva tra le sue fila il compositore Mario Lavezzi ed il musicista Bruno Longhi (ora giornalista e telecronista sportivo). L’etichetta era la Numero 1 di Lucio Battisti, il testo fu affidato a Herbert Pagani. Insomma i presupposti erano buoni, ma … il risultato fu a dir poco orripilante! Al posto di Gesù, protagonista diventava una ragazza dai … facili costumi che a quanto pare andava con tutti eccetto che con … il cantante. Un disastro. Se avete coraggio, la trovate su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=TWW85p2a0AQ  I versi, a dir poco imbarazzanti, dicono:  Lei non c'è, lei non c'è esce con tutti ma non con te vieni al bar, vieni al bar e lascia perdere Superstar Superstar è così, a chi non l'ama lei dice sì anche tu l'ami un po', ti fa morire,  poi dice no!  E ancora:  So che dietro quella sua bocca  c'è il paradiso e sto fuori a chiedere uno straccio di sorriso non te lo darà sì, me lo darà ma che pazzo sei amo solo lei!  Quando ho fatto leggere questi versi a Ferdinando, è andato giù pesante:  Ricordo benissimo "Flora, Fauna e Cemento" ma confesso che non sapevo nulla di questa incredibile cover. Peraltro ho ricordi bellissimi collegati a Jesus Christ Superstar per cui mi sento di giudicare ancor più severamente di te questo pezzo che definirei una vera cazzata. A prescindere dalle motivazioni.  Ipse dixit! Alla prossima.  Ric
Originale (archivio Direttore)
Cover (Archivio Dr. Probbo)
Il 45 di Lady Jane dei New Dada
La copertina del 45 giri incriminato
Riccardo