Che paura

Che paura! l numero 93 de L’Eco di Roccasecca è caratterizzato da una serie di articoli dedicati a Spiriti, Spiritelli, Mostriciattoli vari e assortiti. Ovviamente questa scelta non è stata ponderata, ma come sempre accade su questi lidi è venuta del tutto casualmente. Renzo Marcuz evoca delle vecchie storielle sul tema e altri si accodano sullo slancio di quello che Gianfranco da anni definisce “l’effetto calamita” dove l’accento va sempre messo sulla “i” e non sull’ultima “a”, sia chiaro! Naturalmente troverete anche qualche articolo serio, anzi molto serio, come quello che il nostro esperto di ciclismo, Ferdinando, ha voluto dedicare alla memoria di Gino Bartali, per una volta non nella veste del campione dello sport, ma in quella di campione di umanità. E non è poco. Dicevamo dell’argomento “paura”, ma si fa per dire, nel senso che alla base di certe storie e filastrocche sentite fin da bambini sul famigerato “uomo nero” c’è sempre un sottofondo umoristico, che sia voluto o meno. Un po’ come certi film degli anni 60, tratti da romanzi “neri” il cui protagonista era un personaggio “negativo” dall’aspetto pauroso, che erano interpretati in un’ottica spesso umoristica e parodistica; tipico esempio il Fantomas di cui mettiamo in bella mostra il manifesto relativo al primo film della serie con Jean Marais e Louis de Funes. Il crudele e misterioso Fantomas dei libri dell’accoppiata francese Souvestre & Allain diventa un più tranquillo ladro mascherato vagamente alla Diabolik, inutilmente inseguito da un commissario quasi caricaturale. E così dal “mamma mia che paura” si passa alle grasse risate. Un po’ come i racconti paurosi delle leggende di paese, dove uomini neri e fantasmi, lupi mannari e “janare” sono oggetti di terrore negli occhi dei bambini e dei ragazzi coinvolti e di ironia da parte degli adulti che tali orripilanti personaggi hanno contribuito artatamente a creare. Quindi alla domanda che Renzo pone alla fine della sua scorribanda su paure e terrori di ogni tipo rispondiamo che possiamo andare a nanna tranquilli… almeno fino al prossimo grido nella notte e al prossimo lugubre lontano rintocco di campana. Sogni d’oro. Il Direttore

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