Spiriti e spiritelli – Prima parte (2) Non è vero… ma ci credo!
di Renzo Marcuz
Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - ciociari @ pretaonlus.it  L’Eco di Roccasecca Anno 19, n. 93		                                           Novembre 2014 La “zannera e la janara”.  “Zannera ‘mmiese ‘a via!!!”, così veniva redarguita Maria dalla sua mamma quando questa riusciva a riprenderne il controllo dopo che lei si era scatenata con tutti gli altri ragazzini nei giochi attorno al Palazzone, ed io non capivo l’esatto significato di quel primo termine.  Oggi posso tradurre la frase,  per i non Roccaseccani ovviamente, con un “Zannera in mezzo alla strada!!!”, e che cosa significhi “zannera” lo vediamo subito. Precisando anche che Maria era, ed è, una cugina di Loreta, una ragazzina che abitava all’altra scala del Palazzone mentre lei abitava alla Stazione, aggiungo di aver sempre creduto che quel primo termine volesse significare “Zingara”, come il titolo della canzone dell’aquila di Ligonchio che tutti ricordiamo, e forse sarà stato anche così.  Come “chi è l’aquila di Ligonchio?”. Iva Zanicchi, no? E non mi dite che che non vi ricordate la canzone: “Prendi questa mano zingaraaaa-a!!!! …” Occhei? Va bene, proseguiamo.  Andando avanti nel tempo, e parlando dei bei tempi passati con amici di fami-glia, ho scoperto che in zone non distanti dalla Terra di Lavoro, cui pure Roccasecca appartiene, esisteva la leggenda della “Janara”.  E che c’è ancora chi ci crede.  Da quanto ho capito la Janara è uno spirito cattivissimo, una specie di strega il cui scopo principale è molestare, fare del male e forse anche uccidere gli esseri umani. Agisce di notte penetrando nelle case attraverso le fessure degli infissi, quelli che ancora non sono stati sostituiti con quelle ottime finestre in PVC o alluminio anodizzato a taglio termico che fanno oggi, e, una volta entrata, compie i suoi massacri; un po’ come le volpi, le faine o le donnole quando entrano nei pollai.  Per chi poi volesse approfondire l’argomento, c’è un sito molto interessante che ne parla: “Noidinapoli” si chiama, vedere per credere!  “Vabbè, ma allora tutti quanti dovrebbero cambiare porte e finestre!”, mi si osserverà. No, non occorre, basta conoscere l’antidoto.   Gli stessi amici di prima mi hanno raccontato che l’antidoto consisteva nel mettere vicino agli infissi sbilenchi e spifferosi delle vecchie scope, quelle fatte con tanti fili di saggina che per il troppo uso alla fine si perdono sul pavimento. A questo punto si può anche dormire tranquilli perché la janara, che non deve essere proprio un’aquila,  viene irresistibilmente attratta dalle scope e si mette a contarne i fili.  Conta che ti riconta, e tenuto conto che avrà pure una certa età,  la janara ogni tanto si sbaglia e deve ricominciare daccapo; passa così tutta la notte e all’alba è costretta a tornare lì da dove era venuta dimodoché  quella casa per quella notte è salva.  Poi non tornerà mai più preferendo rivolgersi a dimore… meno protette. Inconvenienti? Diventa sempre più difficile trovare quelle vecchie scope di saggina. Alternative? Se fossi un artigiano del ramo direi “Cambiate gli infissi, of course!”  “Ma allora Maria cos’era, una zannera o una ianara?”   No, Maria non era né l’una né l’altra, ma solo una ragazzina piena di vita e con il gusto di correre e saltare. Proprio come tutti noi, a quel tempo!     Renzo Marcuz 3 maggio 2014
Le Janare in un’immagine dal web. Per chi volesse approfondire, c’è un sito molto interessante che ne parla: “Noidinapoli”. Andate a vedere.