Archivio storico de L’Eco di Roccasecca Dal n. 30 del Dicembre 2000  e 31 del Febbraio 2001  Approfittiamo del rinnovato interesse suscitato dalle repliche che vanno in onda tutte le sere alle 20:13 su Rai 3 per riproporre gli articoli dedicati a questa magnifica serie televisiva.  LE SERIE TELEVISIVE STORICHE AI CONFINI DELLA REALTA’  (Seconda puntata)  "C'è una quinta dimensione oltre quelle che conosciamo. È una dimensione vasta come lo spazio e senza tempo come l'infinito. È l'incerta zona di confine fra luce e ombra, scienza e superstizione, a metà strada fra le paure più profonde dell'uomo e l'apice della conoscenza. È la dimensione dell'immaginazione, e si trova... ai confini della realtà" Seconda parte della storia della serie televisiva dei telefilm di fantascienza “AI CONFINI DELLA REALTA’ ” (titolo originale “THE TWILIGHT  ZONE”).  Ricordiamo che dei 156 episodi andati in onda negli Stati Uniti soltanto 90 furono doppiati e trasmessi anche in Italia (motivazione sconosciuta, visto il successo ottenuto, vai a capire le scelte della RAI!).  Ore perdute (The after hours)  Scritto da: Rod Serling Regista: Douglas Heyes Cast: Anne Francis, Elizabeth Allen, James Millholin, John Conwell  Questo episodio, uno dei più memorabili ed inquietanti dell’intera serie, andò in onda la prima volta il 10 giugno 1960.  Una giovane donna, Marsha White, acquista un piccolo gioiello per la mamma in un reparto al nono piano di un grande magazzino, servita da una graziosa commessa.  Il giorno successivo Marsha torna nel negozio per sostituire l’acquisto a causa di una piccola imperfezione. Si dirige verso l’ascensore ma si accorge che l’ultimo piano indicato è il numero 8.  Contrariata, chiede informazioni ad un addetto il quale le spiega che il nono piano non esiste. Marsha si aggira nervosamente nel grande negozio e improvvisamente riconosce in un manichino la commessa che l'aveva servita il giorno prima.   Svenuta per lo shock, si risveglia dopo l’orario di chiusura, sola nell’ufficio. Terrorizzata cerca una via di fuga ma ormai il magazzino è chiuso, le porte sbarrate e lei resta bloccata dentro. A poco a poco tutti i manichini presenti prendono vita e la chiamano,  ricordandole che anche lei è una di loro, ritornata dall’unico mese dell’anno in cui essi vivono da umani. La sua vacanza, ormai, è finita.  Il giorno dopo l’impiegato nota che uno dei manichini somiglia proprio alla signorina bionda che gli aveva chiesto l’informazione sul fantomatico nono piano: Marsha White nel suo stato normale e naturale. Una donna di legno con la faccia dipinta che, per un solo periodo dell’anno, assume le caratteristiche di ciascuno di noi, fatti di carne e di sangue. Ma questo vi meraviglia, vero? Ma siamo proprio normali anche noi? Quanto siamo normali e quanto sono normali le persone che salutiamo lungo la strada? Una domanda piuttosto giusta da porre, soprattutto quando siamo … ai confini della realtà!  Chi è il vero marziano? (Will the real Martian please stand up)  Scritto da: Rod Serling Regista: Montgomery Pittman Cast: Morgan Jones, John Archer, Bill Kendis, John Hoyt, Jean Willes, Jack Elam, Barney Phillips    Chi e' il vero marziano? Sicuramente l’episodio con il finale più sorprendente, di cui potete seguire le fasi nei tre fotogrammi originali pubblicati.  Siamo in una zona isolata tra i monti, dove una tormenta di neve ha provocato il blocco di tutte le strade. Una corriera è costretta ad interrompere il viaggio a causa della frana presso un ponte. Tutti i passeggeri, infreddoliti e spaventati, si rifugiano all’interno dell'unico locale presente nelle vicinanze, lo “Hiway Cafè”, in attesa dei soccorsi. Alcuni agenti riferiscono di avere saputo di un disco volante che sarebbe atterrato nella zona. Tra i presenti nasce il sospetto che qualcuno tra di loro possa essere un marziano e non un passeggero del pullman. Due uomini sembrano più risoluti nel voler individuare quale sia, in realtà, l’invasore marziano. Strani eventi paranormali intanto si verificano nel locale: il juke-box che si accende da solo, il telefono che squilla senza che ci sia nessuno dall’altro capo del filo... La storia si sviluppa così sull'onda del sospetto, della paura e sulla reciproca diffidenza tra i vari personaggi. Successivamente la nevicata diminuisce e la strada torna ad essere agibile. I passeggeri abbandonano il locale e riprendono posto sulla corriera che riparte. Poco dopo, in un tragico incidente, troveranno tutti la morte, eccetto un solo superstite . Costui torna nel locale e si sistema su uno sgabello al banco, a scambiare due chiacchiere col il barista.  E' il momento del mistero svelato: “Sa, dice il cliente accendendosi la sigaretta con la sua terza mano, noi su Marte non conosciamo le sigarette”.  “Sarà, risponde indifferente il barista, ma siete un po' in ritardo. Noi di Venere siamo qui gia' da un po'!” E intanto, togliendosi il cappelletto bianco indossato per tutto il telefilm, mostra il suo terzo occhio in mezzo alla fronte!  Ricordo ancora l’impressione che fece a noi poveri adolescenti italiani, già storicamente disabituati al piccolo schermo, questa scena finale con il tizio dalle tre braccia e l’altro con i tre occhi.   Ad ogni replica abbiamo osservato con attenzione il cappello bianco a bustina sulla testa del venusiano, accorgendoci, solo dopo aver saputo cosa c’era sulla fronte, che lo teneva quasi sulle sopracciglia.   Per concludere, una nota divertente, tanto per stemperare un poco queste “marzianità”.  Dovete sapere che la compagnia che produsse tutta la serie di questi telefilm era denominata “CAYUGA.” Ebbene, in una inquadratura di sfuggita della corriera si riesce al leggere su una fiancata la seguente scritta: "CAYUGA BUS".  (fine della seconda puntata)  _______________________________________________    LE SERIE TELEVISIVE STORICHE AI CONFINI DELLA REALTA’  (Terza puntata)   Siamo giunti alla terza puntata del nostro racconto riguardante la serie televisiva “AI CONFINI DELLA REALTA’ ” (titolo originale “THE TWILIGHT  ZONE”), autore e presentatore Rod Serling, nella foto a colori.   Appena in tempo (Nick of time) Scritto da: Richard Matheson Regista: Richard L. Bare Cast: William Shatner, Patricia Breslin  Questa storia non è particolarmente inquietante, anzi, sotto certi aspetti sembra quasi divertente, dal momento che si basa tutta su una bizzarra macchinetta che in cambio di una monetina predice il futuro. Fu trasmessa il 18 novembre 1960. Ma è proprio questo strano oggetto con la testa ballonzolante di diavoletto che a poco a poco, mentre l’episodio procede, si rivela decisamente pericoloso.    La trama è molto semplice. Una giovane coppia, appena sposata, entra in un bar per fare colazione, si siede ad un tavolo e rimane affascinata da questa macchinetta che fa predizioni misteriose.		  Ad ogni domanda il diavoletto muove la testa in un modo che sembra quasi ghignante ed emette un piccolo tagliando con la predizione. In un primo tempo la coppia sembra divertita ed incredula alle risposte, tutte apparentemente sensate, che il diavoletto dà ad ogni domanda, ma a poco a poco, subentra il fastidio, la paura ed infine il panico. Stregato, come da una slot-machine, il giovane marito continua a chiedere informazioni sul suo futuro, ma quando si fa strada una predizione tragica, la mogliettina riesce a trascinarlo via da quel bar, abbandonando per sempre l’odioso marchingegno.  Una storia che ha per protagonista un oggetto, con due personaggi quasi comprimari, eppure affascina fino a non farvi togliere dalla mente quella testolina che dondola dopo ogni biglietto emesso. Probabilmente neanche le fotografie che vi mostriamo riescono a dare la sensazione provata nel guardare il telefilm.    Una sosta a Willoughby (A stop at Willoughby)  Scritto da: Rod Serling Regista: Robert Parrish Cast: James Daly, Howard Smith, Patricia Donahue, James Maloney  Gart Williams è seduto sul treno della linea New York-New Haven che quotidianamente lo riporta a casa a Westport. Egli è stanco del suo stressante lavoro ed insoddisfatto del suo ménage matrimoniale con la bella ma fredda Janie. Proprio quel giorno aveva perso le staffe in una riunione ed aveva offeso pesantemente il grasso e perfido capo ufficio.  Ora sta ripensandoci, gli torna alla mente la voce rauca e stridente del suo capo e ad un certo punto, proprio come gli era accaduto poche ore prima in riunione, senza riuscire a fermare i suoi impulsi, si mette a gridare “Ne ho abbastanza!”, suscitando stupore ed apprensione nei vicini di scompartimento. Quindi, esausto si addormenta sul sedile.    Quando si risveglia il treno è fermo ad una stazione misteriosa chiamata Willoughby, di cui non si era mai accorto in precedenza. Dal finestrino appare una bellissima cittadina, che emana allegria e cordialità, piena di persone sorridenti che lo salutano. A Willoughby il tempo sembra essersi fermato: biciclette antiche, calessi e cavalli, abiti inizio secolo, il palco con la banda musicale. Ma la cosa più incredibile è che la stagione sembra essere quella estiva, in pieno luglio, eppure Gart Williams è sicuro di trovarsi in novembre! Il treno riparte, il nostro uomo prosegue verso casa, ma il pensiero di Willoughby non lo abbandona. La moglie, bellissima ma “senza sorriso” lo accoglie con la consueta freddezza e commenta il suo sogno di Willoughby con parole ironiche e compassionevoli: “Tu sei il tipo d’uomo che si può soddisfare con un pomeriggio estivo ed un carretto del gelataio trainato da un cavallo. E’ tutto quello che ti occorre vero?”  Ed egli non può che rispondere “Qualcosa del genere. Un luogo … un momento … in cui un uomo possa vivere la propria vita alla giusta misura”. Ma è rimasto solo nella stanza. Così, nei giorni, il fascino di Willoughby non lo lascia, anzi lo attira sempre di più.  Dopo circa un mese, mentre si trova sul solito treno e sta pensando che l’ultima cosa che vorrebbe è tornare a casa e vedere la moglie, sente la voce del controllore che annuncia: “Willoughby, prossima fermata Willoughby”. Williams si dirige verso la piattaforma, sta per scendere, ma è troppo tardi, il treno già sta muovendosi, la cittadina soleggiata si allontana lasciandolo di nuovo in mezzo a persone incappottate in una notte di freddo e di neve. A gennaio inoltrato la storia si ripete e questa volta, all’annuncio del controllore, decide di scendere e di visitare quella bellissima ed accogliente cittadina. Il sole è alto, a Willoughby, tutti lo salutano e gli danno il benvenuto. Williams sorride, è felice, ha trovato calma, pace e serenità, ovvero ciò che sta disperatamente cercando. Ma Willoughby non esiste che nella sua immaginazione!   Il treno quel giorno non fermerà la sua corsa, ma lui si sarà gettato sui binari credendo di scendere a quella serena ed accogliente fermata. Il suo corpo riverso sui binari viene illuminato dalla lampada del ferroviere che chiede conferma al controllore il quale annuisce: “Ha gridato qualcosa su Willoughby, è corso verso la piattaforma e quella è l’ultima cosa che ho visto”. Quando saranno chiusi i portelli posteriori del carro funebre che porta via le spoglie del povero uomo, di Willoughby non resterà che il nome dell'impresa di pompe funebri, per un attimo illuminato dalla lampada del ferroviere: WILLOUGHBY & FIGLI POMPE FUNEBRI !    Gart Williams si era arrampicato su un mondo che viaggiava troppo velocemente per lui e poi era arrivato in cima e aveva cercato di strappare un momento di tregua alla sofferenza. In un certo senso si era semplicemente buttato giù da questo mondo. Non sentiva la neve sciogliersi sul suo corpo morto mentre il carro funebre correva nella notte. Proprio al contrario, il sole era molto caldo nel piccolo paese e lui si era tolto cappotto e cravatta. Era con un gruppo di ragazzini e si dirigeva presso un ruscello dove c’erano trote  e rideva perché era estate e c’era pace. E questo era il posto in cui un uomo poteva vivere la sua vita a misura giusta. Questo era Willoughby.  (fine della terza puntata) Mr. Dick   Ps episodio perfetto in linea con questo numero dell’Eco …
Mr Dick
L’immagine iniziale dell’episodio
Marsha in versione umana e manichino
L’immagine iniziale dell’episodio
Un raro fotogramma a colori della puntata
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