L’IMMAGINE DEL RACCONTO
Dopo l’invio del racconto che avete appena letto, abbiamo ricevuto la seguente mail di Renzo che
così diceva:
Eccovi, amici, la descrizione dell' immagine associata al racconto "L' odore di Napoli" scritta con
un il tablet nell'attesa che mi ricolleghino alle amate linee telefoniche. Mi sembrava che ci
volesse(*).
Ciao, Renzo
(*) Embè, quanno ce vò ce vò
Quello che l'immagine rappresenta potrebbe sembrare una finestra affacciata sul golfo di Napoli
ma così non è.
Il golfo, o meglio la baja di Napoli, è infatti ampia e maestosa, talmente estesa da non poter
essere colta con un semplice colpo d'occhio neanche ponendosi " 'ncoppa o ' Vommere", neanche
salendo all' antico convento di San Martino o affacciandosi dai bastioni del Castello di Sant'Elmo.
Ovunque ci si voglia porre, per quanto si cerchi di salire un semplice sguardo non basta infatti a
godere dell'immensa sua scenografia ed occorre volgere ampiamente il capo, scorrere
lentamente l'orizzonte e strizzare infine lo sguardo per intuirne, con un po' di fortuna, la
straordinaria distribuita bellezza.
E' quindi certo che i colori di quel golfo, lo splendore di quel mare non si possono cogliere nei
mille anditi della città povera e disperata, non possano comparire nei bassi dei quartieri spagnoli
o dei mille vicoli che si dipartono dal decumano di Spaccanapoli, non riescono ad illuminare i
luoghi dove a Filomena Marturano l'aria mancava così tanto da sentirsi odiata anche dai suoi cari
e dove continuò a mancarle finché le amiche non le bisbigliarono "... così, così e così!"
E così è in quei luoghi tristi e scuri, cosi è finché il miracolo non accade, finché Eolo non alza
distrattamente lo sguardo verso " 'o Vommere", verso le antiche mura di San Martino ed i
bastioni di Castel Sant'Elmo, e per un attimo sospira.
Allora l'odore un po' aspro di quel sospiro tutto rianima. I mille anditi come per incanto si
illuminano e le mamme, e i bimbi, possono ricominciare a sognare ed a sperare. In quei momenti
tutto può accadere, si può anche immaginare che l'immensa splendida baja entri e si raccolga
tutta nel basso più fetido ed oscuro e che sulle pareti umide compaiano prima Nisida e poi
Sorrento e poi Capri e poi i Faraglioni e poi... e poi... e poi...
Basta poco perché ciò accada, basta che il soffio, il profumo, l'odore un po' aspro che Pino canta
in "Napul'è" raggiunga e carezzi quelle mamme e quei bimbi perché questi si rianimino e, per un
attimo, riprendano a sognare.
Ecco, questo rappresenta l'immagine del racconto, la trasformazione di un miserabile basso,
oscuro e triste, in un luogo dove l'odore del mare ha riportato un soffio di speranza...
Renzo Marcuz
20 febbraio 2015
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