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L’Eco di Roccasecca
Anno 20, n. 98
Dicembre 2015
Quale Natale?
Arriva Natale, come ogni anno direte voi. E come sempre arriva l’Eco.
Si, ma quest’anno è un po’ diverso. Perché da più parti si sta caricando
questo evento di significati e interpretazioni differenti. Direi anche
devianti. E allora vorrei parlare all’Eco come ad un amico, come agli
amici, per cercare di capire quello che sta cambiando. Insieme ci si
riesce meglio. A volte è difficile pensare. Accadono fatti, si ascoltano
parole, si leggono dichiarazioni, si sentono discorsi che ti lasciano in
quello stato d’animo a metà fra “ascolto ma non comprendo” e il
“comprendo ma non capisco”. Leggi che un preside decide d’un tratto
che il Natale non va festeggiato nella sua scuola perché è una Festa
che “divide i bambini”. Vabbè, pensi è un punto di vista di uno che pur
facendo un mestiere che dovrebbe aprire la mente ha deciso di
richiuderla per sempre. Poi però ascolti alla radio un programma nel
quale interviene il segretario generale del “sindacato dei dirigenti
scolastici”. Personalmente già scoprire che esiste un sindacato specifico
per i soli dirigenti scolastici mi sorprende non poco, eppure ho fatto per
anni un mestiere che si chiama Relazioni industriali, cioè contatto
continuo e giornaliero con il sindacato a tutti i livelli. Ma, si sa, in Italia
c’è un concetto ormai molto lato, direi, del sindacato. Spesso, un
centro di potere come gli altri. E basta. Ma torniamo al segretario del
“sindacato dei dirigenti scolastici”. Interrogato sull’ormai famosa
decisione del preside di Rozzano dice chiaro di condividerne la
posizione. Ma come, uno festeggia il Natale come si è sempre fatto e
questo vuol dire “dividere i bambini ? “.
Visione panoramica del presepe
del Direttore – 8 Dicembre 2015
Dice sempre il famoso preside di Rozzano : non si possono intonare
canti natalizi perché “potrebbero offendere alcuni bambini”. E il capo
del sindacato dei dirigenti scolastici su questo chiosa : “una scelta
responsabile, prudente, ponderata”. Che cosa si inventa al posto della
Festa di Natale il preside di Rozzano ? La “Festa d’Inverno” da
celebrare, chissà perché, il 21 gennaio. Ma come sarà mai questa Festa
d’inverno ? Non si potrà cantare nulla , perché con lo stesso criterio se
può offendere intonare “Jingle Bell” o “Tu scendi dalle stelle” allora
anche un coro che intoni, che so, “Siamo i watussi” potrebbe
offendere i pigmei o chi non è nero. Oppure sempre con lo stesso
criterio, intonare “Roma capoccia” potrebbe offendere i milanesi. Per
non parlare di “O mia bela Madunina”, saremmo ai limiti del blasfemo.
Qualche buontempone ha anche detto : “A Natale quest’anno vorrei
mangiare il pandoro ma non vorrei offendere quelli che amano il
panettone”. Follia pura. Mi sembra. E allora aspetto con ansia il 21
gennaio perché voglio capire come si svolgerà la “Festa dell’Inverno”
nell’istituto comprensivo di Rozzano. E pensare che ci sono state
proteste anche dai genitori musulmani con figli in quella scuola per la
cancellazione della Festa del Natale.
Loro proprio che si sono sentiti “divisi” perché qualcuno ha pensato che
potessero sentirsi offesi da una festa natalizia. Penso che censurare a
priori momenti cardine della nostra vita sociale, quasi a voler
nascondere le radici della nostra comunità, sia veramente un
atteggiamento che divide. Significa ritenere i musulmani tutti fanatici e
tutti indisponibili ad accettare la diversità culturale, religiosa, di
tradizioni, di idee. Significa scavare fossati ideologici a prescindere,
non certo rispettare o unire. E allora mi viene in mente un passo di
Voltaire, uno dei pensatori che più mi hanno aiutato a crescere. “Che
cos’è la tolleranza ? E’ l’appannaggio dell’umanità. Noi siamo tutti
impastati di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le
nostre stoltezze, questa è la prima legge di natura. Alle Borse di
Amsterdam, di Londra, o di Surate, o di Bassora, il ghebro, il baniano,
l’ebreo, il maomettano, il deicolo cinese, il bramino, il cristiano greco, il
cristiano protestante, il cristiano quacchero, possono trafficare
insieme: essi non alzeranno mai il pugnale uno contro l’altro per
guadagnare della anime alla loro religione. Perché dunque noi ci
scannammo , quasi senza interruzione, dal primo Concilio di Nicea ?”. E
poi sempre l’illuminista Voltaire nel descrivere il Teista ( chi crede in
Dio) : “Concorde in questo principio con il resto dell’universo, il teista
non abbraccia alcuna setta, sapendo che tutte si contraddicono. La sua
religione è la più antica e la più diffusa di tutte, perché la semplice
adorazione di un Dio precedette tutti i sistemi del mondo.
Egli parla una lingua che tutti i popoli intendono, mentre essi non si
intendono affatto tra loro.
Ha fratelli da Pechino alla Caienna, e considera fratelli suoi tutti gli
uomini saggi. Egli crede che la religione non consista né nelle opinioni
d’una metafisica inintelligibile, né in vani apparati, ma nell’adorazione
e nella giustizia. Fare il bene, questo il suo culto; essere sottomesso a
Dio, questa la sua dottrina. Il maomettano gli grida: «Guai a te se non
farai il pellegrinaggio alla Mecca!»; e un colletto bianco gli dice:
«Sventura a te se non vai a Loreto a pregare la Madonna!» Egli ride di
Loreto e della Mecca, ma soccorre il povero e difende l’oppresso”.
E poi fra me e me facendo queste riflessioni, chissà perché, mi viene in
mente il magnifico presepe del Direttore. Anche quello divide?
Presepe del Direttore: il mercato
Mi viene in mente anche la “Festa degli alberi” di quando eravamo alle
Elementari a Roccasecca. Magari il preside di Rozzano potrebbe
utilizzarla in luogo del Natale. Almeno avrebbe un senso. Richiamando
per l’occasione Gigio e Renzo a recitare le poesie. Attenti però alla
scelta degli alberi da citare. Un cedro libanese potrebbe offendere un
siriano. Un abete colpire nell’intimo la sensibilità di un sunnita. E si sa,
di questi tempi meglio restare sul vago. Non si sa mai.
Ferdi
Ferdinando