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L’Eco di Roccasecca
Archivio storico de L’Eco di Roccasecca Dal n. 36 di Ottobre 2001  Continuiamo a ristampare gli articoli dedicati a questa magnifica serie televisiva andata in onda negli USA a fine anni ’50 ed in Italia nei primi anni ‘60.  LE SERIE TELEVISIVE STORICHE AI CONFINI DELLA REALTA’ (Settima puntata)  "C'è una quinta dimensione oltre quelle che conosciamo. È una dimensione vasta come lo spazio e senza tempo come l'infinito. È l'incerta zona di confine fra luce e ombra, scienza e superstizione, a metà strada fra le paure più profonde dell'uomo e l'apice della conoscenza. È la dimensione dell'immaginazione, e si trova... ai confini della realtà"    Un’edizione di Urania  dedicata alla serie di Rod Serling    Il colpo della Bella Addormentata (The Rip Van Winkle caper)  Scritto da: Rod Serling Regista: Justus Addiss Cast:	Oscar Beregi, Simon Oakland, Lew Gallo, John Mitchum     Questo episodio, dal curioso titolo, andò in onda il 21 aprile 1961; il racconto è contenuto nella antologia di Urania del 1990 di cui pubblichiamo la copertina.  Una banda di quattro malviventi mette a segno una rapina senza precedenti negli annali del crimine. Dopo aver fatto deragliare il rapido “St Louis City” sui binari della Union Pacific, i quattro si impossessano di una grande quantità di lingotti d’oro. Il piano prevede la distruzione del furgone e l’occultamento dei lingotti in una grotta già predisposta in precedenza. Nel medesimo luogo i banditi hanno progettato di calarsi in quattro bare provviste di gas “ibernante”, in modo da risvegliarsi in un’epoca futura e poter spendere tranquillamente la refurtiva senza la polizia alle calcagna.  Dopo cento anni, nel 2061, tre di loro si risvegliano, mentre il quarto è morto, a causa della rottura del vetro della “bara” causata da un pezzo di roccia staccatosi dalla volta della grotta. I tre sopravvissuti escono dal nascondiglio e cominciano a caricare l’automobile di lingotti, programmando la partenza per la città più vicina. Presto però uno di loro, De Cruz, colto da raptus improvviso, investe uno degli altri e lo uccide, ma nella manovra perde il controllo del mezzo che precipita rovinosamente in un fossato, lasciandogli appena il tempo di buttarsi fuori.   Oramai senza macchina, De Cruz ed il più anziano Farwell, prendono l’unica decisione possibile, ovvero di avventurarsi in quella zona desertica a piedi, in direzione dell’autostrada. Il loro bagaglio è composto da una borraccia e uno zaino ricolmo di lingotti a testa. Il percorso è lungo e faticoso, soprattutto per il più anziano, che ben presto fa fatica ad a tener dietro all’altro. Quando poi gli si rovescia la borraccia e rimane senz’acqua, Farwell è costretto a chiedere aiuto a De Cruz, che gli risponde “Un sorso, un lingotto, questo è il prezzo. Un sorso, un lingotto d’oro. Questo è il prezzo odierno, signor Farwell. Magari domani aumenterà, non ho ancora controllato l’andamento del mercato”. Un sorso dopo l’altro, De Cruz sottrae a Farwell tutto l’oro, fino a quando questi, esasperato, non lo colpisce alla testa con l’ultimo lingotto, uccidendolo. Farwell resta così da solo, stremato, la bocca arida, la testa infuocata, ed è ormai alla fine quando finalmente passa sulla strada un uomo del futuro, con la sua automobile, che cerca di soccorrerlo. Il moribondo gli offre tutti i lingotti in cambio di un po’ di acqua, ma muore un istante dopo aver fatto la proposta. “Povero vecchio” - dice l'uomo alla moglie – “doveva essere per forza matto, per andare a piedi nel deserto a quest’ora del giorno. Ma ci pensi che mi ha offerto dell’oro? Come se avesse ancora valore! Forse cent’anni fa o giù di lì, prima che scoprissero il modo di fabbricarlo…”  Ed inserito il pilota automatico all’automobile del futuro, l’uomo del 2061 intreccia le mani dietro la testa e socchiude gli occhi continuando a domandarsi da dove mai potesse provenire quel povero vecchio… L’altro posto (A nice place to visit)  Scritto da: Charles Beaumont Regista: John Brahm s Cast:	Larry Blyden, Sebastion Cabot, Sandra Warner     Sebastian Cabot  Siamo all’episodio n. 28, trasmesso il 15 aprile 1960, sicuramente non “inquietante” come tanti altri, anzi quasi divertente. Un criminale viene ucciso e si ritrova nell’aldilà. Un personaggio tutto vestito di bianco, presentatosi come “Pip” lo accoglie in questa nuova dimensione, come fosse un angelo custode. Pip spiega all’ex gangster che nel posto dove si trova adesso ogni suo desiderio sarà esaudito e lo accompagna in varie sale dove l’uomo può dare sfogo a tutti i suoi desideri. Egli può avere soldi a palate, donne bellissime, carte sempre vincenti al gioco, raffinati cocktail e qualunque altra cosa gli venga in mente di chiedere. Insomma, crede di essere capitato in una specie di Paradiso Terrestre, proprio lui! Eppure, dopo appena un mese di quella vita in cui tutto gira per il verso giusto, non ne può più. Che senso ha giocare alla roulette se sai già che il tuo numero uscirà sempre? Che soddisfazione c’è nell'avere donne che cadono ai tuoi piedi senza che tu debba conquistarle? E così l’uomo, sempre più annoiato parla con “l'angelo” Pip e gli chiede se sia possibile lasciare il paradiso e provare l'inferno che, forse, potrebbe risultare più divertente…  Paradiso? Ma chi gli ha mai detto di essere in paradiso? Ricordiamo che Sebastion Cabot è stato attore caratterista di grande successo; molti lo ricorderanno come il maggiordomo della fortunatissima serie per ragazzi “Tre nipoti e un maggiordomo”.     I pensieri degli altri (A penny for your thoughts)  Scritto da: George Clayton Johnson Regista: James Sheldon Cast:	Dick York, Hayden Rourke, Dan Tobin, June Dayton Trasmesso il 2 febbraio 1961 negli Stati Uniti.    Questo episodio ha sempre affascinato tutti coloro che l’hanno visto, anche i meno appassionati di racconti di fantascienza. L’idea di poter ascoltare ciò che pensano gli altri ha sicuramente fatto capolino in ciascuno di noi, almeno una volta! Sapere cosa sta passando realmente per la testa del tuo capoufficio, o del coniuge, o del negoziante con cui stai trattando … chi non lo ha mai desiderato almeno una volta? Questo è quanto accade ad un timido impiegato di banca esattamente dal momento in cui, pagando il giornale ad ambulante, getta una moneta nella cassetta di legno: la moneta resta in verticale!  Da quel momento l’uomo inizia il suo speciale viaggio ai confini della realtà. Appena si accosta ad una persona, egli “ascolta” i suoi pensieri. Ma non sempre ascoltare i pensieri altrui porta benefici, anzi spesso si fanno spiacevoli “gaffe”, come quando l’impiegato accusa il cassiere di essere sul punto di fuggire con una grossa somma sottratta alla banca, mentre quello altro non era che il sogno ricorrente di chi quotidianamente maneggia grandi quantità di denaro! E così, tutto sommato, l’uomo è ben felice nel momento in cui, caduta la moneta insieme alle altre, perde questa incredibile ed improvvisa capacità.    		  Il teatro delle ombre (Shadow play)  Scritto da: Charles Beaumont Regista: John Brahm Cast:	Dennis Weaver, Harry Townes, Wright King    Un giovanissimo Dennis Weaver senza baffetti (troverà il successo con “Sceriffo a New York”) vive una terribile esperienza senza fine. Egli impersona un condannato a morte che, mentre si avvicina l’appuntamento con la sedia elettrica, cerca di convincere coloro che lo circondano di trovarsi tutti in un sogno. Queste sue convinzioni suscitano solo l’incredulità e la derisione generale. E questo suo “sogno” è sempre lo stesso, con il medesimo tragico finale: l’esecuzione capitale! Alcune volte i personaggi della storia si scambiano i ruoli, altre volte sembra che qualcuno stia dalla sua parte ma, alla fine, la sentenza non viene modificata; ancora una volta si arriverà al momento di accomodarsi sulla sedia elettrica. E nell’immagine successiva si tornerà all'aula del tribunale dove il giudice condannerà di nuovo a morte lo sventurato, che non riuscirà a persuaderlo che tutti loro sono parte di un incubo ricorrente. Tribunale, giudice, condanna, braccio della morte, esecuzione, per l’eternità. Realtà, sogno o finzione? Chissà … di certo Weaver è entrato in una dimensione ai Confini della Realtà … L’episodio andò in onda il 5 maggio 1961.   		  		 		  Il rifugio (The shelter) Scritto da: Rod Serling Regista: Lamount Johnson Cast: : : Larry Gates, Peggy Stewart, Michael Burne, Jack Albertson, Jo Helton, Joseph Bernard, Moria Turner, Sandy, Kenyon, Mary Gregory, John McLiam  Trasmesso il 29 settembre 1961, questa storia mette a nudo i peggiori comportamenti che gli uomini possono assumere in prossimità di eventi terribili. Alla radio viene annunciato un possibile attacco nucleare. Il dottor Stockton, che sta festeggiando il suo 44° compleanno insieme alla sua famiglia e ad un gruppo di amici, prende immediatamente la decisione di scendere, con moglie e figlio, nel rifugio antiatomico che si è costruito nei mesi precedenti. Amici e vicini di casa li guardano invidiosi e stazionano fuori della cantina, chiedendo loro di aprire, ma ricevendo secchi dinieghi in risposta. Ben presto la paura e la disperazione per la sorte dei propri cari rende queste famiglie un branco di bestie inferocite ed egoiste. Proprio loro, che avevano beffeggiato Stockton mentre costruiva il rifugio, ora vorrebbero utilizzarlo, senza considerare che c’è spazio solo per tre persone e, imbestialiti, riescono, dopo un crescendo di tensione, ad abbattere la porta.  Proprio in quel momento alla radio viene dato un nuovo annuncio che informa che l’allarme è rientrato e si chiede alla popolazione di tornare tranquillamente nelle proprie abitazioni. Dopo le scontate e inevitabili scene liberatorie di sollievo e giubilo, il gruppo di persone si rivolge a Stockton chiedendogli scusa, assicurandogli il pagamento dei danni e proponendo una grande festa di quartiere per il giorno dopo. Il medico rigetta le proposte: “è semplice, si organizza una festa di quartiere … pagherete i danni … ma c’è qualcuno di voi che abbia una vaga idea di quali siano i danni? I danni di cui parlo sono quelle parti di noi che questa notte abbiamo strappato. Quelle maschere, quelle sottili maschere che stanotte ci siamo strappati con le nostre mani. L’odio che è venuto a galla e che non immaginavamo di avere dentro. Ma, Dio mio, come è stato facile che venisse fuori! Quanto poco ci abbiamo messo per diventare animali! Tutti quanti – indicò se stesso – ed io stesso sono forse stato il peggiore di tutti. Non so. Non credo che tornerò più alla normalità, almeno in questa vita. E se, Dio ci perdoni, questa bomba cadrà sul serio, spero che avremo raggiunto la nostra pace prima di soffrirne. Spero che se dovrà uccidere, distruggere, mutilare, le vittime siano esseri umani, non animali selvaggi che tengono così tanto a restare vivi che, per poterlo fare, azzannano a morte il vicino. Ecco qual è stato il danno. E’ essersi dovuti guardare allo specchio e vedere cosa c’è sotto la pelle, e scoprire improvvisamente che sotto quella pelle …. Siamo una razza di gente orribile”.      Fine della ottava puntata Van Dick
Anno 20, n. 98                                            Dicembre 2015
Mr Dick