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Mi
chiamo
Carlo
Ielo,
sono
un
assiduo
lettore
dell’Eco
di
Roccasecca,
attraverso
l’amico
Riccardo
Milan
che
dopo
avermi
fatto
conoscere
questo
giornale,
per
certi
versi
unico
nel
suo
genere,
nel
tempo
mi
ha
consegnato
anche
tutti
gli
arretrati,
dal
n.
1
al
99,
che
ho
fatto
rilegare
in
diversi
volumi.
Pertanto
sono
lusingato
di
poter
offrire
un
mio
pur
piccolo
contributo
a
questo mitico Numero 100.
Si
tratta
del
racconto
che
mi
è
rimasto
più
a
cuore,
una
storia
sintetica
della
mia
esperienza
di vita.
Avevo
12
anni
quando
lasciai
il
Cairo,
la
città
dove sono nato da genitori emigrati.
Fu
per
me
un
brutto
colpo,
perché
per
me
il
Cairo
voleva
dire
tanto
ed
ancora
oggi
ripenso
a
quella
mia
prima
parte
della
vita
ricca
di
bei
momenti e ricordi.
In
quel
periodo
mio
padre
guadagnava
bene
nel
campo
dei
motori
Diesel
per
automobili
e
navi,
una
tipologia
di
motore
all’epoca
poco
conosciuta.
Papà
era
capo
officina,
curava
il
trasporto
del
catrame
dal
Cairo
ad
Alessandria
e
gestiva
circa
200
operai.
La
vita
che
conducevamo
era
dunque
molto
agiata,
in
una
bella
casa
con
la
donna
di
servizio,
la
possibilità
nei
fine
settimana
di
fare
gite
in
posti
meravigliosi.
Tutto
questo
durante
il
regno
del
Re
Faruq,
periodo
in
cui
gli
italiani
erano
molto
considerati.
L’avvento
di
Nasser
con
conseguente
deposizione
del
Re
portò
molti
cambiamenti
che
coinvolsero
anche
gli
stranieri
presenti
in
Egitto.
Le
cose
cominciarono
a
cambiare
e
mio
padre
non
si
rese
conto
immediatamente
delle
novità
che
sarebbero
intervenute
nel
mondo
del
lavoro,
né
diede
retta
a
sua
sorella,
trasferitasi
in
Svizzera,
che
lo
consigliava
di
tornare
in
Europa
prima
che
fosse
troppo tardi.
E
così
quando
venne
il
momento
che
gli
stranieri
furono
allontanati,
nel
1958,
senza
poter
recuperare
i
risparmi
depositati
nelle
banche
egiziane,
mio
padre
perse
circa
30
milioni
di
lire,
una cifra molto importante all’epoca.
Ecco
dunque
davanti
a
me
il
ricordo
brutto
stampato
nella
mia
mente:
lo
sguardo
di
mio
padre
sfinito
ed
abbattuto,
in
lacrime,
ed
io
che
lasciavo
il
mio
mondo,
i
compagni
italiani
ed
arabi,
l’ambiente
in
cui
ero
cresciuto.
Mi
sono
sentito
perso,
dovevamo
ricominciare
dal
nulla,
nella nostra patria.
A
questo
già
difficile
nuovo
inizio
si
è
aggiunto
un
altro
grave
problema
perché
mio
padre
ha
avuto
un
infarto
e
non
poteva
più
affrontare
lo
stesso tipo di lavoro di prima.
Quindi
a
18
anni
mi
trovai
costretto
ad
interrompere
gli
studi
e
mi
ritrovai
catapultato
nel
ruolo
di
capo
famiglia
prima
del
tempo.
Fu
una
partenza
durissima
che
affrontai
con
la
consapevolezza
che
le
sorti
della
famiglia
ormai
dipendevano
da
me.
Furono
anni
di
grandi
sacrifici,
indubbiamente,
ma
ora
posso
dire
che
questo
bagaglio
di
esperienze,
sia
quelle
leggere
che
quelle
più
dure,
mi
hanno
reso
quello
che
sono
ora,
pensionato
con
l’hobby
della
pittura,
ricompensato
da
una
bella
famiglia
unita
da
tanto
amore
e
ben
felice
di
poter
dedicare
qualche
ora
alla
piacevole
lettura
del
mio
giornale
preferito,
l’Eco
di
Roccasecca.
Carlo Ielo, Agosto 2016
Re Faruk e il Presidente Nasser
Aggiungo
un
piccolo
aneddoto
per
celebrare
anche
con un sorriso questo monumentale numero 100.
In
una
Parrocchia
del
Molise
è
apparso
questo
avviso:
Domenica
prossima
la
signora
Vincenza
canterà
durante
la
celebrazione
della
messa
delle
ore
12:00.
Subito
dopo
il
parroco
Don
Antonio
parlerà
sul
tema “Un’esperienza terrificante”.
Carlo Ielo
(di Carlo Ielo)