Subentra nel racconto Ferdinando
Casa
Vicini
si
è
sempre
rifornita
da
Assunta.
Non
per
pregiudizio
verso
Lenuccia,
anzi
i
rapporti
sono
stati
sempre
ottimi.
Ma
solo
perché
zio
Carlo
è
stato
sempre
di
casa
da
noi.
Tuttavia
come
sempre
si
è
fatto
a
Roccasecca
capitava
anche
di
far
spese
da
Lenuccia,
soprattutto
nonna
Concetta.
Il
negozio
di
Assunta
però
me
lo
ricordo
proprio
bene.
Ricordo
quando
il
bancone
era
ancora
disposto
di
lato
rispetto
all’entrata
mentre
più
tardi
fu
traslato
frontalmente.
La
figura
di
Assunta
era
dominante
nella
bottega
mentre
Peppino
agiva
più
dietro
le
quinte.
Se
capitava
di
entrare
e
Assunta
era
nel
retrobottega,
che
poi
era
la
sua
cucina,
magari
per
avviare
il
pranzo,
e
chiedevi
qualcosa
a
Peppino
invariabilmente
lui
si
agitava
e
diceva
“aspetta
un
attimo
che
Assunta
arriva
subito”.
Ricordo
i
pacchi
di
pasta
sulla
parete
di
fondo
ma
anche
i
dolciumi
esposti
in
contenitori
di
vetro
con
un
tappo
di
latta.
E
poi
la
magia
di
penne,
matite
e
quaderni,
gomme
e
taccuini.
Non
c’era
ancora
una
vera
cartoleria,
quella
di
Iorio
su
via
Piave
è
venuta
dopo.
Assunta
vendeva
i
famigerati
e
ricercatissimi
quaderni
dalla
copertina
nera
e
il
bordo
rosso,
ma
anche
dei
piccoli
taccuini
dello
stesso
tipo.
Mi
ricordo
che
ero
già
al
liceo,
un
giorno
capitai
da
zio
Carlo
a
bottega
e
ne
aveva
un
certo
quantitativo.
Una
rimanenza.
Li
comperai
tutti,
a
stock.
Da
Assunta
l’8
maggio
comperavo
il
regalo
per
mia
madre.
Lei
ancora
lo
ricorda.
Una
volta
la
festa
della
mamma
era
sempre
l’8
maggio.
Non
doveva
cadere
per
forza
di
domenica
come
le
esigenze
commerciali
impongono
adesso.
Assunta
aveva
sempre
qualche
confezione
appositamente
in
vendita
per
la
Festa
della
mamma.
Scatole
di
cioccolatini
in
edizione
speciale,
ma
anche
pupazzi
di
vario
tipo
con
biglietti
o
messaggi
appositi.
Sempre
da
Assunta
negli
anni
delle
medie
al
mattino
andavo
a
comperare
la
merenda
quando
mia
madre
non
aveva
tempo
di
prepararla
in
casa.
Assunta
preparava
prima
un
certo
quantitativo
di
ciriole
con
la
mortadella
o
il
prosciutto
cotto,
qualcuno
anche
con
il
formaggio
in
modo
che
quando
arrivavano
gli
scolari
a chiedere già aveva il panino pronto.
Lei
la
trovavi
immancabilmente
dietro
il
bancone
con
il
grembiule
color
avio
e
il
lapis
rosso
da
muratore
in
mano
o
all’orecchio.
Aveva
un’abilità
straordinaria
nel
fare
i
conti
annotando
gli
importi
sulla
carta
da
incarto
gialla.
Scriveva
numeri
grossi,
rotondi,
chiari.
Addizionava
con
una
velocità
supersonica
e
non
sbagliava
mai.
Non
l’ho
mai
vista
usare
una
calcolatrice.
Quando
arrivava
Peppino
che
per
lo
più
si
occupava
degli
approvvigionamenti,
c’era
spesso
da
scaricare
merce
dalla
sua
giardinetta
e
chiamava
Assunta.
Nonostante
che
Assunta
fosse
già
impegnatissima
nel
servire
la
clientela
sempre
piuttosto
numerosa.
Mi
sembra
anche
di
ricordare,
ma
ero
molto
piccolo,
quando
Assunta
vendeva
la
pasta
sfusa
che
pesava
e
avvolgeva
nella
carta
gialla.
Un’usanza
presto
scomparsa
al
bivio
dove
i
pacchi
di
pasta
Guacci
presero
il
sopravvento.
Invece
per
esempio
nella
bottega
di
San
Rocco
per
anni
ancora
la
pasta
sfusa
si
continuò
a
vendere.
Da
Assunta
fece
la
prima
comparsa
il
“carrarmato”,
tocco
di
cioccolato
fatto
a
cingolo
della
Perugina
che
mi
mandava
letteralmente
fuori
di
testa.
Insieme
al
“carrarmato”
comparve
CiaoCrem,
una
crema
di
cioccolato
spalmabile
con
la
quale
la
Star
cercò
per
un
certo
periodo
di
arginare
lo
strapotere
della
Nutella.
E
poi
dicevo
i
quaderni.
I
primi
ad
arrivare
dopo
quelli
neri
furono
quelli
a
grossi
scacchi
neri
e
verdi.
Poi
quelli
con
le
prime
foto
delle
capitali
europee
e
quelli
con
gli
animali.
Di
quella
bottega
ricordo
perfettamente
l’odore.
Sempre
lo
stesso.
Tutti
i
giorni
a
tutte
le
ore.
Un
misto
di
pane
e
detersivo
forse.
Non
so.
Non
saprei
spiegarlo.
Però
era
un
odore
inconfondibile,
piacevole,
che
ritrovavo
lì
tutte
le
volte.
Assunta
è
una
figura
ancora
molto
viva
nella
mia
memoria.
Il
suo
camice
avio,
i
capelli
raccolti
in
crocchia
dietro
la
nuca,
la
sua
pazienza
e
calma
infinite
che
contrastavano
con
l’agitazione
di
Peppino.
E
il
suo
sorriso,
con
il
quale
accoglieva
tutti
quelli
che
entravano
nella
sua
bottega.
Un
particolare
che
la
accomunava
a
Lenuccia,
anch’ella
sempre
sorridente.
Non
c’era
la
fretta,
l’ansia,
la
precipitazione
che
oggi
regnano
sovrane.
Andare
“a
bottega”
era
un
momento tranquillo. Altri tempi. Un altro mondo.
Ferdinando
Conclude il racconto Vincenzo…
Quando
Riccardo
mi
ha
letto
per
telefono
le
pagine
dedicate
a
Lenuccia
ed
Assunta
quasi
per
incanto
mi
sono
tornate
alla
mente
immagini
e
odori
tenuti
al
chiuso
per
tanto
tempo
e
volentieri
ho
cercato
di
contribuire
facendo
riaffiorare
delle
memorie
ulteriori
rispetto
a
quanto
già
ricordato
da
Riccardo
e
da
Ferdinando.
In
verità
per
prima
cosa
ho
fatto
correggere
sul
racconto
del
Direttore
il
nome
Elenuccia
con
Lenuccia,
perché
è
così
che
veniva
chiamata
a
Roccasecca, la E non era pronunciata.
Da
Lenuccia
andava
a
fare
acquisti
anche
mia
madre
Ida,
naturalmente.
Ricordo
benissimo
il
detersivo
Tide,
ma
aggiungerei
anche
Extra,
in
scatola
azzurra,
che
pure
regalava
gadget
come
macchinette
e
soldatini.
Da
Lenuccia
si
trovavano
anche
delle
liquerizie
a
forma
di
animaletto,
in
dialetto
“cocciusi”
(cucciuse).
Anche
io
vinsi
un
uovo
di
Pasqua
da
Lenuccia,
avrò
avuto
6
o
7
anni,
quindi
successivo
a
quello
vinto
da
Riccardo;
la
sorpresona
fu
una
bel
modellino
di
jeep
e
mia
madre
organizzò
una
festicciola
con
gli
amichetti
del
bivio,
tra
cui
Ugo
che
era
il
più
grande di tutti.
Proprio
Ugo,
tornato
di
recente
a
Roccasecca,
mi
ha
raccontato
che
una
volta
mamma
spruzzò
il
famigerato
Flit
(DDT)
in
cucina
per
scacciare
le
mosche,
ma
dimenticò
me
e
lui
nella
stanza;
quando
riaprì
la
porta
per
far
arieggiare
ci
trovò
semi
addormentati
e
confusi…
avevamo
inalato
quella porcheria!!!
Sempre
da
Lenuccia
ricordo
una
crema
di
cioccolata
pre
Nutella
venduta
in
casette
di
plastica;
il
tetto
faceva
da
coperchio,
si
mangiava
il
contenuto
col
cucchiaino,
poi
si
lavava
la
casetta
che
andava
a
formare,
insieme
ad
altre,
un
piccolo
villaggio
su
un
cartoncino
tipo
mappa
distribuito
con il prodotto.
Infine
ricordo
la
“ciavella”
(al
secolo
ipoclorito
di
sodio o varecchina) venduta al litro.
Di Assunta è stato già detto quasi tutto.
Aggiungerei
il
reparto
merceria,
o
cucirini,
con
il
mobile
marrone
dai
tanti
cassettini
che
contenevano
fili
colorati,
zip,
cerniere;
il
suo
cliente
più
assiduo,
in
materia,
era
il
mitico
Rocco
il sarto che aveva la bottega lì accanto.
Da
Assunta
mio
padre
comperava
la
pietra
di
carburo
che,
detto
in
parole
semplici,
a
contatto
con
l’acqua
creava
la
fiamma
necessaria
alla
saldatrice.
Infine
come
non
ricordare
Peppino,
il
marito
di
Assunta.
Come
appassionato
cacciatore
vendeva
piccoli
accessori
per
la
caccia
e
come
cultore
del
gioco
delle
bocce
aveva
creato
un
bel
campo
di
bocce,
vicino
al
negozio,
dove
la
domenica
venivano
giocatori
anche
da
lontano
per
partecipare a interminabili tornei “casarecci”.
Penso
che
sia
tutto,
in
fondo
non
è
importante
la
completezza
ma
ritrovare
per
un
momento
un’atmosfera vissuta felicemente tanti anni fa.
Vincenzo
26
Le botteghe al crocevia (vari)
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