Le canzoni di protesta degli anni ’60 (parte quinta - Donovan)Il collegamento tra gli americani Jefferson e l’europeo Donovan non è del tutto casuale, dal momento che il cantautore scozzese, nella canzone "Fat Angel" (Angelo grasso), dedicò l’ultimo verso proprio ai suoi colleghi d’oltre oceano: "Fly Jefferson Airplane, get you there on time …".Donovan Leitch, da Glasgow – di cui abbiamo diffusamente parlato sull’Eco n. 16) - ha scritto alcune stupende canzoni, d’amore ma anche di protesta, che vale la pena ricordare. Donovan non è un Dylan, certo, le sue liriche sprigionano soprattutto il sogno e la fantasia, trattano temi come il pacifismo, la difesa dell’ambiente e degli animali, ma sempre in modo molto ingenuo ed elementare, con toni delicati e sognanti. Come ha scritto tanti anni fa il critico musicale Riccardo Bertoncelli "Donovan è immerso in una visione serena delle cose, così come Bob Dylan è contorto e oscuro, terribile e ghigliottinante. I suoi arazzi sono stemperati e delicati, l’altra faccia della realtà, quella evitata da Dylan; nuvole paffute in cammino lentissimo. Donovan è il mattino di maggio, Bob la tempesta del primo autunno". (Pop Story, Arcana, 1975). Del resto, in assoluto, crediamo che il paragone tra i due "menestrelli" sia alla lunga improponibile, anche se di recente lo scozzese ha dato ottimi segnali di risveglio dopo anni di oblio. Fatto sta che alcuni versi sono realmente imperdibili. A parte la pacifista Universal Soldier(Soldato Universale, 1965) che Donovan portò al successo, ma il cui testo era di Buffy St. Marie, pensiamo ad altre canzoni significative come The Dignity ofMan(La dignità dell’uomo),The Voice of the Protest(La voce della protesta) e la dura condanna in Celia of the Seals(Celia delle Foche), che entrò addirittura in classifica (!) in cui Donovan attacca pesantemente, una volta tanto senza mezzi termini, lo sterminio delle foche in nome dei produttori di pellicce. La copertina del 45 giri era molto cruda, con il sangue delle foche sulla neve ed un cacciatore ghignante con un coltello in mano. La canzone dice:I cacciatori di fochenon sono né prodi né coraggiosi,uccidono le povere piccole fochee le scuoiano per venderne la pellemaledetto sia chi ne fa commercioquesto massacro non ha giustificazionile lasciano sanguinanti sulle roccechi fa questo non è un uomoè un’azione crudele e senza cuore.La canzone di Donovan il cui testo trascriviamo per intero è "Ballad of a Crystal Man", dall’album "Catch the Wind" del 1965.Ballad of a Crystal Man (La ballata di un uomo cristallino) 1965Camminate, parlate e vivete liberamente le vostre vite,Ma lasciate i nostri figli con i loro giochi di menta e di candito,Perché non voglio le vostre ali, gabbiani,Non voglio la vostra falsa libertàI vostri pensieri sono arlecchiniI discorsi argento vivoLeggo le vostre facce come una poesia,Un caleidoscopio di parole di odioPerché non voglio le vostre ali, gabbiani,Non voglio la vostra falsa libertàNel campo di battaglia sconvoltoPieno di abbaglianti soldatini di stagnoLa grande bomba, come una mano di bimbo,Potrebbe spazzarli via e ammazzarliSolo per il gusto di vincerePerché non voglio le vostre ali, gabbiani,Non voglio la vostra falsa libertàVoi riempite i bicchieri di vino di negri ammazzatiSenza pensare alla bellezza che si diffondeCome il calore del sole mattutinoPerché non voglio le vostre ali, gabbiani,Non voglio la vostra falsa libertàVietnam: l’ultimo gioco che giocateCon la vostra regina più nera, maledettiSiate dannati voi e maledetti i vostri ghigniIo me ne sto qui con un sogno che svaniscePerché non voglio le vostre ali, gabbiani,Non voglio la vostra falsa libertà