L’Eco di Roccasecca - Anno 22 - n-ro 104
Saliamo verso la Maddalena e non posso evitare di pensare che sono proprio sull’itinerario che Fausto Coppi percorse nella famosa tappa Cuneo – Pinerolo del Giro del 1949. Quel giorno, il 10 giugno 1949, il campionissimo fu protagonista di quella che che ancora oggi viene definita la più grande impresa della storia del ciclismo. La tappa, la diciassettessima di quel Giro d’Italia, prevede un itinerario durissimo: cinque colli da scalare. Nell’ordine Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere con arrivo nello stadio di Pinerolo dopo ben 254 km. Ad accentuare le difficoltà altimetriche una giornata da tregenda con bufera e freddo intenso. Appena partiti Coppi manda il fido gregario Sandrino Carrea in avanscoperta, poi ai piedi della Maddalena il Campionissimo parte all’attacco. In breve raggiunge e supera il toscano Volpi che era andato in fuga sulle prime rampe e si invola verso il trionfo. La sua è una fuga solitaria di 190 km, un crescendo inarrestabile che lo porta ad accumulare distacchi siderali. Bartali cerca di inseguire e alla fine sarà secondo, ma con ben 12 minuti di ritardo. Tutti gli altri sarebbero fuori tempo massimo. Considerata l’eccezionalità della prestazione di Coppi, e anche per poter concludere il Giro d’Italia regolarmente, la giuria riammette tutti i corridori in gara. Per dare un’idea dell’impresa vale la pena di ricordare quello che scrisse il famoso giornalista francese Pierre Chany, al seguito del Giro d’Italia per l’Equipe: “Stavo seguendo Coppi in fuga con la mia macchina. Ad un certo punto arrivati a Barcelonette mi fermai ed entrai in una trattoria. Ordinai un pasto completo, compreso dolce e caffè mangiando con tempi da buongustaio. Quando uscii per rimettermi in macchina stava passando il sesto degli inseguitori”. Per ricordare quella prodigiosa fuga sulla sommità del Colle della Maddalena è stata eretta una stele a Coppi. A poca distanza anche il curioso, nella forma, cilindro bronzeo che ricorda un’altra grande impresa sportiva però a quattro ruote. Si tratta della vittoria di Tazio Nuvolari nella Cuneo – Colle della Maddalena corsa in salita ancora in voga che nel 1938 il pilota mantovano vinse alla incredibile media di 103 chilometri orari. Ovviamente con macchina e su strade dell’epoca. Un record ancora imbattuto. Dopo esserci beati di tutto questo si risale in sella rassegnati a rientrare in Italia con la consapevolezza che il nostro giro volge al termine. La valle Stura in discesa è molto accattivante, con le acque di Vinadio e i paesi di Argentera e Demonte. Sosta gastronomica a Borgo san Dalmazzo quando ormai siamo praticamente in pianura. Poi di nuovo le Langhe e Novello. A sera quando le ruote della mia Bonneville smettono di girare ho un po’ di magone, lo confesso. Il giorno dopo mi attende il lungo trasferimento verso Ancona. Ma la voglia di ripartire è già viva. Au revoir. Reportage, testo e foto di Ferdinando
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Un viaggio motociclistico. Ma ciclistico 5/5