Una scaramanzia tutta sabauda
Per il primo viaggetto fuori porta da pensionati, io e Miria abbiamo scelto Torino, la
prima capitale del Regno d’Italia. Passeggiando sotto i portici levigati di Via Roma, con
i negozi più rinomati e le pasticcerie traboccanti gianduiotti o sotto quelli più vintage di
Via Po, dove ancora si possono trovare rivenditori di vecchi libri e negozi di dischi in
vinile, l’impressione che si ricava è quella di una città pulita, ben tenuta, merito
probabilmente non solo delle amministrazioni comunali, ma anche delle persone che la
vivono e la abitano. Piazza Statuto ad un romano non può non ricordare Piazza
Vittorio, che infatti fu realizzata dai Sabaudi, ma quanto è grande la differenza sui
rispettivi stati di salute! Tappe d’obbligo il rinnovato Museo Egizio, il Museo del Cinema
all’interno della Mole e il Museo del Risorgimento presso Palazzo Carignano, tutti e tre
di grande fascino ed interesse. Ovviamente sull’Eco è inutile dilungarsi su aspetti e
descrizioni che potete trovare in cento altre fonti. E quindi soffermiamo l’attenzione su
un curioso aneddoto che ci fa scoprire come anche tra i compassati e riservati torinesi
ci sia un pizzico di scaramanzia un po’ “sudista”. L’amica Sabrina, torinese trapiantata
da un decennio a Roma, me ne aveva parlato e così siamo andati a verificare di
persona. Sotto i portici di Piazza San Carlo (Borromeo) sulla pavimentazione dinanzi al
Caffè Torino, c’è dal 1930 un bassorilievo di bronzo raffigurante un Toro Rampante.
Tradizione vuole che calpestare gli “attributi” del suddetto toro porti fortuna. Il
Direttore dell’Eco di Roccasecca non si è sottratto alla tradizione, come documentato
dalla foto allegata. A questa simpatica storia ne è collegata un’altra; i turisti di solito
effettuano lo strofinamento senza particolari timori di essere osservati, infatti noi stessi
abbiamo trovato una vociante comitiva di spagnoli che saltellava sul povero toro, ma i
torinesi hanno più pudore, pertanto, spinti dalla proverbiale riservatezza sabauda, pare
che effettuino lo strofinio con una certa circospezione, cercando di non farsi notare.
Tradizione vuole che i loro compaesani seduti ai tavoli del bar in oggetto, si divertano,
tra un “bicerin” e un cappuccino, ad osservarli e a sorridere dei gesti spesso goffi ed
impacciati che i medesimi mettono in atto per “toccare senza essere visti”. In tutto ciò
l’unico che non può protestare è il povero toro che resta impavido e muto a sopportare
un calpestamento che vorrebbe di certo evitare.
Riccardo (e Miria)
Spettacolare bancarella sotto i portici di Via Po dedicata a
i libri del Commissario Maigret
I giardini del Palazzo Reale.
Tanta simmetria, anche se l’ultimo albero a destra risulta più alto
e un tantino disallineato…
13