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La Tradizione Orale
(parte seconda)
Continuando con la nostra chiacchierata sulla tradizione orale, sulla cultura che va di bocca in
bocca senza fermarsi scritta e che spesso si perde via via che gli ultimi depositari o portatori
scompaiono, parleremo questa volta di due situazioni differenti che ho conosciuto direttamente dai
racconti dei vecchi contadini che le hanno vissute in prima persona.
Nella prima ci troviamo davanti all’aia in piena estate, dopo le fatiche della mietitura. La terra sta
dando i suoi frutti abbondanti, il popolo contadino e’ felice e soddisfatto dal suo lavoro incessante.
E li’ davanti casa si chiacchiera e si canta, si beve qualche bicchiere di vino. Da lontano giungono
le voci e gli umori delle altre aie. L’aria e’ limpida, l’inquinamento acustico completamente
sconosciuto, la notte aumenta la propagazione dei suoni. Da un’aia all’altra si puo’ parlare quasi,
ed aiutandosi con la rima e con una canti-lena fatta apposta si posso raggiungere addirittura
anche le aie più lontane.
L’asino che raglia vo la paglia
L’ome che spasseggia vo’ la moglie
E dopo un po’ dall’altra aia lontana si sente la risposta:
Quante fa ‘na mamma pe’ ‘na figlia
Arriva nu lazzarone i se la toglie
Da un’altra aia ancora:
A ‘sto contorno c’e’ na quercia tonna
Chist’anne ce se sta carica de glianne
C’e’ ‘na ragazza cu nu pette tunne
Ce se vo’ marita’ nen sacce quante
Di che cosa si parla? Di un’altra storia d’amore contrastata, altro che telegiornale. Le notizie
corrono per l’aria, ed anche qualche commento ironico, sardonico. Insomma un po’ ci si sfotte, un
po’ si ride e ci si arrabbia, tutto in rima naturalmente. Tutto perso o quasi tutto perso. Restano
solo piccoli frammenti.
Gruppo di suonatori ciociari