L’Eco di Roccasecca - Anno 24 - n-ro 105
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L’altra situazione di cui voglio parlarvi è quella delle serenate. Le serenate erano una cosa importante. Con la serenata ci si dichiarava, si rendeva pubblico il proprio amore: in pratica si chiedeva la mano della bella. Erano molto più’ che un simpatico contorno ad un idillio, come potrebbe essere oggi. Nottetempo, con qualche amico o con un concertino assoldato per l’occasione si percorrevano le strade di campagna, magari alla luce della luna visto che non c’era altra il-luminazione, fino alla casa della ragazza. Attrezzatura prevista per la bisogna per cinque persone: un organetto, un violino, un mandolino, una chitarra e cinque doppiette. Si, giusto cinque doppiette; per farne cosa? Adesso lo spiego. Dicevamo che il nostro concertino stava andando dalla ragazza. Era infine arrivato nei pressi della sua casa  e aveva cominciato a cantare : Dorme Nannuzza, dorme contenta Ca chi te vo bene te veglia accanto Non da’ retta alle lingue della malagente…. A questo punto dalla casa accanto si affaccia lo zio di Nannuzza che irritato dal fatto che c’era un altro pretendente alla mano della nipote, avendo mire per il suo figlioccio, prende il fucile e spara in aria un colpo a mo’ di avvertimento. Tanto basta per far cambiare ai “concertisti” lo strumento. Imbracciate le doppiette sparano in aria dieci colpi, sempre a mo’ di avvertimento, senza ricevere peraltro nessuna replica. Lo spasimante “cacciatore” si sposera’ con Nannuzza felicemente. Questi amori erano spesso contrastati e questo dava spesso il pretesto per stimolare i più creativi a inventarsi nuovi versi.
Gruppo di suonatori ciociari