Apre il tema Riccardo…
Sarebbe
più
opportuno
intitolare
“Le
botteghe
alla
Crocevia”
perché
a
Roccasecca
tale
nome
si
dice al femminile.
Quando
ero
in
età
di
Prima
Elementare
alla
Crocevia
c’erano
due
botteghe
alimentari,
entrambe
identificate
con
il
nome
delle
rispettive
titolari,
Assunta
e
Lenuccia,
in
rigoroso
ordine
alfabetico.
Entrambe
vendevano
generi
alimentari,
pertanto
potrebbero
essere
definite
in
competizione,
ma
ciascuna
aveva
le
proprie
caratteristiche e differenze.
Entriamo
dunque
nella
bottega
di
Lenuccia.
Si
trattava
di
una
rivendita
prettamente
alimentare
e
questo
ci
toglieva
qualche
imbarazzo
perché
potevamo
tranquillamente
comperare
pane
e
prodotti
mangerecci
da
lei
e
articoli
di
cartoleria
e
tabacchi
da
Assunta
senza
creare
antipatiche
gelosie.
D’altra
parte
all’epoca
Elena
(Elenuccia,
Lenuccia)
Martini,
questo
il
nome
completo,
gestiva
una
bottega
il
cui
locale
era
di
proprietà
dei
miei
nonni,
quindi
diciamo
che
una
preferenza
dovevamo
pure
accordarle.
Ricordo
che
quando
ero
piccolo
entravo
in
negozio
direttamente
dalla
porta
del
retro
che
dava
sul
nostro cortile.
Con
la
mia
coetanea
Paola,
nipote
di
Lenuccia,
giocavamo
ed
apprendevamo
i
primi
rudimenti
del
“far
di
conto”
sulla
carta
gialla
che
veniva
usata
per
incartare
i
cibi,
leggermente
ruvida,
sulla
quale
scrivevamo
con
due
matite,
che
mia
nonna
Mariuccia
si
ostinava
a
chiamare
“lapis”
lasciandomi perplesso.
Avevo
due
anni
quando
scelsi
il
numero
88
alla
pesca
organizzata
dalla
bottega
in
occasione
della
Pasqua
1957
e
vinsi
un
uovo
di
cioccolata
più grande di me!
Un piccolo Direttore con un grande uovo, insieme al
fratello Mario (Pasqua 1957, cortile di casa Sarro)
Sul
bancone
c’era
un
rotolo
di
cioccolata
bicolore
(aveva
anche
il
gusto
nocciola)
che
veniva
tagliato
a
fette,
ma
ho
avuto
poche
volte
occasione
di
assaggiarlo
in
quanto
era
definito
“surrogato
di
cioccolato”
e
questa
parola
non
piaceva
a
mamma
e
a
zia
Pia
che
ci
“costringevano”
a
mangiare
solo
cioccolata
pura
di
altre
marche
più
note,
tanto
più
che
mio
fratello
Mario
aveva
pensato
bene
di
farsi
venire
l’acetone
(malattia
dal
nome
inquietante)
per
aver
esagerato
con
la
cioccolata
e
quindi
eravamo
tenuti
sotto stretto controllo.
Da
Lenuccia
compravamo
anche
i
detersivi,
dai
nomi
semplici
e
brevi:
Olà,
Ava,
Omo.
Noi
bimbi
eravamo
poco
interessati
a
questi
acquisti
ed
usavamo
le
scatole
di
questi
saponi
in
polvere,
rigorosamente
in
cartone,
per
fare
delle
case
in
un
pericoloso
gioco
con
il
camion
dei
pompieri
che
spruzzava
realisticamente
acqua.
Noi
pensammo
bene
di
creare
un
altrettanto
realistico
incendio
dando
fuoco
ai
palazzi
Omo,
Ava
e
Olà
finché
non
accorsero
di
gran
carriera
genitori,
nonni
e
zii
ponendo
fine
al
gioco
e
sequestrando
financo
il
camion
dei coraggiosi vigili del fuoco.
(di Riccardo, Ferdinando, Vincenzo)
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Un giorno qualcuno ti chiederà:
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