alla
finestra
e
a
chiamarmi
forte
così
mi
sveglio
e
possiamo
partire
per
la
sgambata
”.
Lo
accompagnò
presso
un’abitazione
dove
gli
indicò
una
finestra
prospiciente
la
strada
:
“
quella
è
la
mia
camera,
mi
raccomando
se
non
mi
vedi
bussa
forte
e
chiamami
a
voce alta. Mi raccomando insisti
”.
Ovviamente
al
mattino
successivo
all’appuntamento
delle
5
si
presentò
solo
il
ciclista
che
preso
atto
dell’assenza
di
quello
che
avrebbe
dovuto
essere
il
suo
compagno
per
la
famosa
“sgambata”
salì
in
bici
e
si
portò
davanti
alla
finestra
che
gli
era
stata
indicata.
Peccato
che
quella
fosse
la
stanza
da
letto
di
Quirino,
ma
questo
ovviamente
il
ciclista
non
poteva
saperlo.
Quindi
iniziò
a
picchiare
con
forza
sulla
finestra
e
poi
a
chiamare
ad
alta
voce
fino
a
che
la
famosa
finestra
non
si
aprì.
“
Dai
preparati
che
partiamo
per
la
“sgambata”.
Stiamo
perdendo
tempo
”
disse
il
ciclista
a
voce
alta
ma
dalla
finestra
invece
di
Bankett
si
affacciò
un
esterrefatto
ed
insonnolito
Quirino.
“
Prendi
la
bicicletta
e
andiamo
”
insisteva
il
ciclista.
Uscito
a
malapena
dai
meandri
del
sonno
Quirino
rispose
indispettito
e
in
malo
modo
allo
sconosciuto.
“io
la
bicicletta
non
ce
l’ho
nemmeno
e
tu
vedi
di
scomparire
”.
Lo
straniero
realizzò
che
la
persona
che
si
trovava
davanti
non
era
la
stessa
con
la
quale
si
era
accordato
e
restò
basito.
Quirino
invece
lesse
subito
la
situazione
e
capì
immediatamente
chi
avesse
potuto
architettare
lo
scherzo.
“
Gli
pozzene
accide chisse è stat Bankett
”.
De
lresto
chi
la
fa
la
aspetti,
perché
anche
Quirino
non
era
da
meno.
Una
delle
sue
caratteristiche
è
sempre
stata
una
tagliente
ironia.
Ricordo
ancora
qualche
sua
battuta
con
il
figlio
Roberto,
mio
amico
da
sempre.
Un
giorno
nell’allestimento
della
sua
nuova
cameretta
Roberto
desiderava
un
lampadario.
Ero
con
lui
quando
Quirino
si
presentò
con
un
esemplare
non
proprio
moderno
e
del
tutto
inadeguato
secondo
Roberto
che
protestò
con
forza
con
il
padre
dicendogli
:
“
Papà
non
hai
un
minimo
di
gusto
”.
E
lui
per
tutta
risposta
:
“
Robè,
ho
il
gusto
del
risparmio
”.
Per
un
periodo
Roberto
in
estate
lavorava
al
negozio
di
Fraioli
insieme
a
Claudio
Rezza.
Una
sera
tornarono
entrambi
con
un
acquisto.
Quirino
incuriosito
chiese
di
vedere
e
scoprì
che
si
trattava
di
giacche
da
camera.
Li
guardò
stupito
e
li
fulminò:
“
Alla
vostra
età
vi
siete
comperati
una
giacca
da
camera
?
A
vent’anni
la
vostra
vita
è
una
giacca
da
camera..
“.
Tanti
gli
aneddoti
degli
scherzi
in
piazza,
come
quando
un
anziano
signore
abituale
bersaglio
dei
loro
scherzi
in
una
notte
d’estate
fu
trasportato
dormiente
e
con
tutto
il
letto
nella
piazza
della
Stazione.
Spaccati
di
vita
paesana
di
un
periodo
irripetibile.
Un
altro
mondo,
un'altra
vita.
Un’altra
Roccasecca.
Che
non
c’è
più,
come
non
c’è
più
la
sfida
fra
Scapoli
e
Ammogliati
che
monopolizzava
l’interesse
nei
bar
e
in
piazza.
Tutto
iniziava
con
tanto
di
Convocazioni
ufficiali
rese
note
dai
rispettivi
allenatori
appese
alla
porta
dei
bar.
Il
sale
che
insaporiva
l’evento
era
naturalmente
lo
sfottò,
i
lazzi
e
frizzi
continui
che
gli
sfidanti
si
lanciavano.
Il
pezzo
forte
degli
Scapoli
era
il
riferimento
all’età
degli
Ammogliati
e
alle
consorti
che
si
presumevano,
“di
default”
si
direbbe
oggi,
ampiamente
insoddisfatte
delle
prestazioni
dei
rispettivi
mariti.
E
non
solo
sul
campo.
Gli
Ammogliati
replicavano
attingendo
all’ampio
repertorio
dei
loro
aneddoti
legati
alle
loro
imprese
amatorie,
spesso
molto
più
vicine
alla
fantasia
che
alla
realtà,
e
alla
presunta
“inadeguatezza
prestazionale”
delle
nuove
generazioni.
Insomma,
un
conflitto
generazionale
che
trovava
il
suo
regolamento
sul
campo
di
calcio.
Le
squadre
vestivano
regolari
mute
fornite
generosamente
per
l’occasione
dalle
squadre
di
calcio
roccaseccane
e
l’arbitro
era
di
solito
il
compianto
Roberto
Rezza.
E
vi
assicuro
che
non
era
facile
per
lui
dirigere
quelle
partite,
sempre
molto
infuocate
e
combattutissime.
Quei
match
finivano
di
solito
fra
contestazioni
e
recriminazioni
varie.
Non
ricordo
mai
che
qualcuno
abbia
ammesso
la
superiorità
altrui,
nemmeno
di
fronte
a
punteggi
schiaccianti.
Tutto
però
si
concludeva
la
sera
al
bar
davanti
a
birra
e
altri
generi
di
conforto,
fra
interminabili
discussioni,
scherzi,
battute,
rivincite
minacciate
o
temute.
Veramente
un’altra
Roccasecca.
(Ferdinando)
I quattro (Ferdinando) pag.3/3
Quirino con gli amici al bar
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