LE MERENDE DE NA VOTA
Kinder   Brioss,   Fiesta,   pane e   Nutella,   pan   di   stelle:   ma come    si    faceva    merenda una     volta     quando     tutte queste      delizie      non      si producevano?   Si   rinunciava al   secondo   e   quarto   pasto della giornata? No, non scendiamo a conclusioni sbagliate. Noi ragazzi di una volta la merenda l’abbiamo sempre fatta anche nei momenti più bui quando non si riusciva a accoppiare il pranzo con la cena. Chi ha la mia età certamente se lo  ricorda. E cercando nei nostri ricordi abbiamo ritrovato un mondo magico quando si dava valore alla merenda quale pasto importante per noi che crescevamo per diventare uomini. A colazione Includo in questa ricerca anche la colazione anche se siamo un po’ fuori tema. La regina nelle prime ore della mattina, prima di andare a scuola, era pane e latte, gliù zuppone insomma, con il latte appena munto consegnato dal produttore al consumatore direttamente senza pastorizzazione. Una garanzia di salubrità veniva data direttamente a casa con la bollitura. Poi si aggiungevano un goccino di caffè o di orzo, quindi il pane tagliato a bocconi (a volte preventivamente “abbruscato” sul piano rovente di una stufa economica o vicino al fuoco del camino). Bastavano pochi attimi di attesa per lasciare che il pane si assorbisse con il liquido e si faceva colazione così semplicemente. Io in tempi recenti mi sono preparato “o zuppone” alla vecchia maniera e vi posso assicurare che il sapore era accattivante come allora. In aggiunta o in alternativa la mamma ci preparava il mitico zabaione, di rinforzo in caso di esame o interrogazione, o a supporto di un fisico esile. L’uovo era freschissimo, produzione propria, si faceva mischiando il tuorlo con lo zucchero e si batteva in un bicchiere fino a quando ne veniva fuori una crema dal colore particolare. In aggiunta qualche mamma aggiungeva un goccino di marsala all’uovo. Rara   ellellenza   era   la   ricotta   sul   pane   così   preparata:   si usata   una   ricottina   fresca   a   cui   si   aggiungeva   del   cacao in   polvere   e   zucchero.   Si   mischiava   il   tutto   in   modo   da far     diventare     il     preparato     omogeneo     e     infine     si spalmava   sul   pane      Variante   interessante   era   il   caffè macinato   al   posto   del   cacao   e   il   tutto   veniva   allora chiamato con enfasi “fumo di londra”. Una goduria. A scuola Portavamo    sempre    qualcosa    da    mangiare    per        la ricreazione.   No,   non   portavamo   merendine,   snack   o caramelle   Portavamo   merende   ben   più   consistenti: pane   e   frittata,   pane   e   broccoli   ripassati   in   padella,   o col   il   prosciutto   tagliato   a   mano   o   salcicce   sottolio   o pizza cotta nel proprio forno. A corollario voglio citare una confidenza di una infelice alunna di famiglia bene che portava a scuola le prime merendine che facevano raffinatezza ma che in lei creavano invidia per quei panini succolenti che gli altri mangiavano.
Doposcuola Poi c’erano le merende del consumavano dopo aver giocato con gli amici e subito prima di studiare per il giorno dopo. Qui cambiava lo scenario. Innanzi tutto la mamma tagliava una fetta dalla pagnotta da tre kg fatta in casa con un coltello a lama stretta e lunga, come quello che si usa per affettare il prosciutto, mettendo la pagnotta di taglio sul prorio ventre e tranciando la fetta verso di se. Si, è una operazione che sembra molto rischiosa ma io non ho mai sentito di qualcuna che si è fatta male facendo questa operazione. Ne veniva una fetta lunga da parte a parte, coast to coast direbbero gli americani, che poi veniva divisa in più parti. Da questi pezzi di pane si facevano: - pane e zucchero. Si prendeva la fetta di pane e si bagnava un poco, poi a mò di tampone si tamponava la parte bagnata in un piatto ricoperto di zucchero e la merenda era pronta; - pane e olio. Si metteva un filo di olio sul pane distrbuendolo con la lama di un coltello, o in mancanza, con un dito, e un pizzico di sale; - pane e frutta. Sembra un accostmento un po’ strano ma mangiare pane e uva o pane e fichi freschi era da raffinati; - pane e “pommedora spresciata”. Si prendeva un pomodoro maturo, in genere un sanmar- zano, si tagliava in due poi si strusciava sul pane fino a che del pomodoro non rimanesse che la buccia; si aggiungeva un filo d’olio e un pizzico di sale e il gioco era fatto Era una merenda da Re. - pane e cioccolata. Una rarità relegata ai momenti quando veniva qualche parente dall’estero e ce la donava. Quella che circolava allora era perlopiù surrogato di cioccolato. Al forno Momento particolare a cadenza quasi settimanale era la preparazione del forno per cuocervi il pane. Mitica la pagnottina di prova- forno che farcivamo con ventresca o guanciale se non con la mortadella. Poi i canescioni farciti di bieta  con olive. acciughe e uva passa, oppure con altra verdura tipo zucchine; oppure pizza con la pasta del pane con pomodori freschi tagliati a pezzettoni e prezzemolo.   Insomma un bel mangiare saporito ed invitante. No, non ci mancavano le merendine e i prodotti inustriali odierni e crescevamo comunque sani. Ve lo posso assicurare. Gianfranco          .
(di Gianfranco)
L’Eco di Roccasecca - Anno 20 - n-ro 100
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