puntualmente
ad
un
certo
punto
del
concerto
ingaggiava
una
vera
e
propria
lotta
con
il
suo
organo
Hammond,
aggredendolo con coltelli e provocando sonorità inaudite.
Uno
scenario
che
molti
tastieristi
dell
epoca
cercarono
di
imitare.
Ricordo
personalmente
Tony
Pagliuca
in
un
concerto
dal
vivo
delle
Orme
replicare
la
scena,
ma
con
effetti
obiettivamente
molto
meno
originali
ed
efficaci
salvo
la
distruzione
dello
strumento.
Keith
Emerson
in
Italia
è
anche
noto
per
il
clamoroso
successo
di
«Honky
Tonk
Train
Blues»
una
rivisitazione
di
un
pezzo
di
Mead
Lux
Lewis
che
raggiunse
il
grande
pubblico
come
sigla
del
notissimo
programma
Tv
Odeon.
Sempre
in
Italia
Keith
compose
la
colonna
sonora
di
“Inferno”
arcinoto
film
di
Dario
Argento,
una
composizione
che
sopravvisse
alla
stessa
opera
cinematografica
come
poche
volte
accade.
Nel
1992
Emerson
riunì
i
suo
due
vecchi
compagni
e
la
magia
del
trio
per
qualche
anno
tornò
sui
palcoscenici
ma
senza
la
straordinaria
vena
artistica
degli
anni
settanta.
Più
versatile
forse
Rick
Wakeman,
anch’egli
come
il
rivale
caratterizzato
da
una
lunga
capigliatura
bionda
e
da
montagne di tastiere.
Lo
ricordo
nell’esecuzione
di
“The
six
wives
of
Henry
VIII”
suo
primo
album
solista
con
le
tastiere
disposte
addirittura
a
quadrilatero
e
lui
che
suonava
grazie
ad
un
gioco
di
specchi
senza
voltarsi
ma
usandole
su
tutti
e
quattro
i
lati.
Un
uso
estremo
dello
strumento
in
linea
del
resto
con
la
sua
vecchia
idea
che
lo
aveva
portato
agli
Yes
dopo
che
aveva
suonato
con
molte
altre
celebrità
fra
le
quali
David
Bowie,
Cat
Stevens
e
i
Black
Sabbath.
Come
ricorda
in
un’intervista
recente
lo
stesso
Wakeman,
lui
faceva
parte
di
un
gruppo
rock
d’ispirazione
folk
The
Strawbs”.
“Un
giorno
ci
è
capitato
di
esibirci
poco
prima
degli
Yes
che
erano
già
una
band
strutturata.
Sono
rimasto
in
sala
ad
ascoltarli
e
mi
sono
reso
conto
come
fossero
essenzialmente
un
gruppo
di
rock’n’roll
con
una
front
line
di
chitarre.
Steve
Howe
mi
vide,
si
ricordò
di
un
mio
articolo
nel
quale
avevo
scritto
che
avrei
voluto
provare
ad
usare
le
tastiere
come
un’orchestra
e
mi
avvicinò
chiedendomi
se
avessi
voluto
entrare
negli
YES”.
Howe
cercava
una
svolta
per
la
sua
formazione
e
Rick
Wakeman
gli
era
sembrata
la
soluzione
giusta.
“Vogliamo
cambiare
il
nostro
sound
e
passare
a
composizioni
più
orchestrali.
Potrebbe
essere
la
collocazione
giusta
per
te.
Perché
non
vieni
a
provare
con
noi
?”.
L’intuizione
di
Steve
Howe
fu
quella
che
fece
nascere
uno
dei
piu
grandi
gruppi
della
musica
progressive.
Come
andò
lo
racconta
sempre
Rick
Wakeman
:
“Mi
presentai
alle
prove
e
suonai
il
Mellotron
e
il
Minimoog
per
la
stesura
dell’album
Fragile.
Anzi
contribuii
anche
alla
stesura
di
un
pezzo”.
Era
nato
un
Supergruppo
che
ha
fatto
epoca,
visto
che
Wakeman
rifiutò
addirittura
l’offerta
di
David
Bowie
per
restare
con
gli
YES.
Un
connubio
quello
con
gli
YES,
tuttora
attivi
con
Steve
Howe
e
Alan
White
e
che
anche
Rick
Wakeman
con
Jon
Anderson
e
l’altro
ex
storico
membro
Trevor
Rabin
si
apprestano
a
ricomporre
per
il
mezzo
secolo
di
storia,
che
per
il
tastierista
inglese
è
stato
tanto
sfolgorante
quanto
tribolato.
“Più
di
una
volta
non
mi
sono
riconosciuto
nelle
scelte
musicali
del
gruppo.
Per
esempio
la
prima
volta
me
ne
andai
perché
gli
YES
stavano
scivolando
troppo
verso
il
jazz.
Accadde
la
prima
volta
nel
1975
ma
due
anni
dopo
fu
Jon
Anderson
a
ricucire
lo
strappo
e
a
riportare
Rick
Wakeman
a
casa.
Da
allora
altre
tre
rotture
e
altrettanti
rientri,
in
media
una
ogni
dieci anni.
Ferdinando
Wakeman è rimasto solo
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