Cassetta “vintage” Scotch Dynarange
(Proprietà Miria Productions)
Se
guardiamo
cosa
succede
nel
mondo
attuale,
a
livello
tecnologico,
fa
sicuramente
impressione
osservare
come
un
solo
strumento,
utilizzatissimo
da
miliardi
di
persone,
il
cellulare,
abbia
preso
il
posto
di
numerosi
altri
oggetti
che
un
tempo
avremmo
dovuto
utilizzare
singolarmente.
Pensate
che
un
“telefonino”
,
come
fu
chiamato
all’inizio,
non
serve
più
soltanto
ad
effettuare
chiamate
telefoniche
o
a
spedire
messaggi,
ma
anche
a
scattare
fotografie,
filmare
scene,
collegarsi
ad
internet
per
le
più
svariate
motivazioni
(ricerche
sul
web,
effettuare
operazioni
bancarie
o
acquisti
online,
comunicare
tramite
i
“social”
etc),
fare
di
calcolo,
scrivere
articoli,
inviare
e
ricevere
mail,
ascoltare
la
radio,
vedere
dei
programmi
TV,
guardare
l’ora,
programmare
la
sveglia,
utilizzare
la
funzione
di
navigatore, ascoltare musica, e così via.
Fino
a
qualche
anno
fa,
per
poter
fruire
di
tutte
queste
funzioni,
avremmo
dovuto
portare
con
noi
i
seguenti
oggetti:
macchinetta
fotografica,
telecamera,
computer
portatile,
calcolatrice,
radiolina,
radiosveglia,
tom
tom,
walkman
o
similare
(lettore cd portatile, lettore MP3, etc) e così via.
Insomma,
al
posto
del
cellulare
avremmo
avuto
bisogno di una bella borsa capiente e pesante.
Questo
prologo
per
dire
che
di
fronte
ad
uno
strumento
così
rivoluzionario,
che
sta
mandando
in
pensione
una
dozzina
di
altri
oggetti,
può
sembrare
strano
parlare
dell’era
delle
musicassette,
come
di
qualcosa
di
epocale,
eppure,
se
riandiamo
con
la
mente
a
quegli
anni,
vedrete
che
anche
queste
piccole
cassette
ebbero
un
impatto
altrettanto
dirompente, soprattutto tra i più giovani.
La
musicassetta
fu
chiamata
anche
audiocassetta,
o
nastro,
o
semplicemente
cassetta,
almeno
fino
all’avvento
delle
videocassette,
momento
in
cui
fu
necessario
distinguere
il
nome
per
non
fare
confusione.
Prodotta
nel
1963
dalla
Philips,
cominciò
ad
avere
una diffusione capillare circa due anni dopo.
La
cassetta
aveva
sostanzialmente
due
funzioni;
la
prima
consisteva
nel
registrare
musica
dai
dischi
in
vinile,
collegando
il
giradischi
ad
un
registratore,
oppure
musica
(e
qualsiasi
tipo
di
trasmissione)
dalla
radio.
La
seconda
funzione
riguardava
le
registrazioni
“casalinghe”
delle
voci,
da
quelle
dei
familiari
a
quelle
dei
professori
nelle
aule
delle
Università,
a
quelle
dei
soggetti
intervistati
dai
giornalisti,
e
così
via.
Ovviamente
queste
tipologie
di
registrazione
erano
state
possibili
anche
con
i
registratori
a
bobine
(come
il
mitico
Geloso
dai
tasti
colorati)
ma
la
maneggevolezza
delle
musicassette
rispetto
alle
bobine rese quasi impari il confronto.
La
cassetta
era
piccola,
maneggevole,
versatile,
comoda,
e
nel
tempo
aumentò
sempre
più
anche
la
qualità
del
suono
riprodotto,
soprattutto
a
metà
anni
’70
con
l’avvento
delle
cassette
“metal”
e
“chrome”
e
con
il
sistema
“dolby”
che
ne
riduceva
il
fastidioso
fruscio o soffio di fondo.
Si
diffusero
dunque
due
tipologie
di
cassette,
quelle
cosiddette
vergini,
che
utilizzavamo
per
le
registrazioni
personali
o
per
trasferire
i
dischi
in
vinile
su
nastro,
e
quelle
“preregistrate”
che
dalla
fine
degli
anni
’60
le
case
discografiche
cominciarono
a distribuire insieme agli LP.
Il
boom
delle
musicassette
si
ebbe
soprattutto
grazie
alla
loro
fruizione
nelle
automobili
provviste
di
autoradio,
soppiantando
molto
presto
le
precedenti
Stereo-8,
dette
anche
“cartucce”
,
dalla
qualità
sonora
forse
anche
migliore,
ma
penalizzate
dalla
grandezza
e
dal
fatto
che
difficilmente
era
possibile
trovarne vergini.
Le
cassette
ebbero
presto
una
familiare
presenza
nelle
nostre
case
e
nelle
nostre
macchine,
e
soprattutto
divennero
indispensabili
per
tutti
gli
appassionati
di
musica,
soprattutto
adolescenti,
che
non
avevano
tanti
soldi
per
poter
far
fronte
a
continui acquisti di dischi in vinile.
E
qui
emerge
il
primo
vero
motivo
dell’incredibile
successo
che
ebbero,
soprattutto
negli
anni
’70,
quando
quasi
tutti
avevano
in
casa
un
impianto
stereo
di
discreto
livello.
Divenne
buona
usanza,
tra
gruppi
di
ragazzi,
comperare
in
“cooperativa”
un
disco
in
vinile
(soprattutto
a
33
giri,
LP)
e
farne
poi
“N”
registrazioni
su
cassetta.
Di
volta
in
volta
a
rotazione
uno
del
gruppo
teneva
il
vinile
e
gli
altri
si
accontentavano
della
registrazione
su
nastro
magnetico.
Parte
interna
dell’etichetta
con
canzoni
scritte
a
matita,
per
lasciare
la
possibilità
di
cancellare
e
riscrivere nuovi titoli (Proprietà Miria Productions)
(Il Direttore)
13
pag 1/3