Questo
2016
non
è
stato
molto
buono
con
me
sul
versante
della
salute.
Prima
una
tosse
persistente
difficile
da
curare
causa
la
mia
allergia
per
certi
farmaci,
poi
la
flebite
che
mi
ha
costretto
ad
evitare
mare,
sole
e
spiaggia,
soprattutto
nelle
ore
calde
(praticamente
quasi
sempre,
vista
l’estate
eccezionalmente
calda
che
abbiamo
vissuto).
Per
uno
come
me,
che
ama
il
mare
ed
abita
ad
Ostia
non
è
stato
facile.
E
così
ho
cominciato
a
fare
lunghe
camminate
sulla
spiaggia
dalle
6
alle
8
del
mattino
(che
sarebbero
dalle
5
alle
7
ora
solare)
durante
le
quali
ho
avuto
modo
di
pensare,
tra
l’altro,
alla
mia
rivista
preferita,
l’Eco
di
Roccasecca.
Mi
ha
molto
colpito
sul
mitico
Eco
100
l’articolo
di
Gianfranco
sulle
“merende
de
‘na
vota”
,
che
mi
ha
riportato
ai
tempi
in
cui
frequentavo
l’avviamento
professionale
alla
scuola
Don
Bosco,
parliamo
del
1962.
A
me
la
merenda
la
preparava
mio
padre,
prima
di
recarsi
al
lavoro.
Quando
veniva
il
momento
di
scartare
il
proprio
fagotto
all’ora
di
ricreazione,
alcuni
miei
compagni
si
avvicinavano,
alcuni
per
vedere
quali
gustosi
e
strani
panini
avevo
portato,
altri,
più
intraprendenti,
per
assaggiarli
proponendo
scambi con quelli che avevano loro.
Vi
starete
chiedendo
perché
ho
definito
“strani”
i
panini di mio padre.
Presto detto.
Il
pane
che
veniva
utilizzato
era
sempre
la
ciriola,
tipico
panino
romano
di
forma
oblunga,
diverso
dalla
celebre
rosetta,
di
forma
arrotondata
e
di
solito
vuota
all’interno,
mentre
la
ciriola
aveva
una
parte di mollica consistente.
Mio
padre,
dopo
aver
ben
imbottito
la
ciriola,
con
le
sue
enormi
mani
a
forma
di
pala
la
schiacciava
con
tale
forza
da
renderla
piatta
come
una
lastra,
come
fosse
passata
sotto
una
pressa!
I
condimenti
erano
molto
simili
a
quelli
descritti
dall’amico
Gianfranco:
il
semplicissimo
burro
e
zucchero;
pomodori
a
fette
fine
con
olio,
sale
e
pepe
e
qualche
foglia
di
lattuga;
burro
e
fette
di
formaggio
olandese
cosparso
di
sale
e
pepe;
burro
e
alici
e
una
spruzzata
di
parmigiano;
burro,
olive
greche sbucciate e scaglie di parmigiano.
Questi
i
ricordi
delle
mie
merende,
il
cui
sapore
ho ancora negli occhi e nella bocca.
Peccato
che
quando
finivo
per
dividerle
con
i
compagni
di
scuola
la
differenza
si
faceva
sentire,
essendo i loro panini molto meno saporiti!
Rimanendo
in
tema
di
merende
dell’infanzia
vorrei
aggiungere
un
altro
ricordo
che
mi
è
tornato
alla
mente
parlando
ad
agosto
col
nostro
Direttore,
seduti
davanti
a
un
ottimo
caffè
sul
litorale romano.
Mi
è
tornato
alla
mente
un
gelato,
esattamente
un
cremino,
che
quando
ero
giovane
andava
molto
di
moda,
forse
della
Eldorado,
che
ti
dava
la
possibilità
di
vincere
un
pallone
se
sulla
stecca
trovavi un simbolo, o la scritta “hai vinto”.
Si
tratta
un
ricordo
molto
lontano
e
non
sono
sicuro
né
della
marca
del
gelato
né
dell’anno
preciso
in
cui
nei
bar
si
vendeva
questo
simpatico
prodotto..
(dai ricordi di Carlo Ielo, l’artista)
(di Carlo Ielo)
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