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Sapete mantenere un segreto? Ecche mo ve le diche i comme se fa!
Un segreto è segreto come dice la parola stessa. L’argomento è stato
trattato anche da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi, un best
seller dell’ottocento che ci ha perseguitato al Liceo quando eravamo
più giovani e di belle speranze. Come ho fatto a ricordarmene?
Semplice: ormai con la vista che a poco a poco si affievolisce ho
imparato a consultare su internet gli audiolibri. Alla fine mi sono
imbattuto nel sito Ad Alta Voce della Rai che nel tempo li ha
mandati in onda a puntate di pomeriggio su Rai 3. Attori
professionisti leggono libri interi con una classe, dandoci il tempo
giusto, senza fretta e tu capisci tutto quello che racconta il libro
meglio che tu lo leggessi direttamente.
Insomma mi sono trovato dinanzi ai Promessi Sposi in 47 puntate da
25 min. ciascuna e me lo sono spolpato sano sano con una goduria
senza precedenti. Insomma, dicevo, che in questo libro, in una
dissertazione esplicativa di cui il libro stesso è pieno, il Manzoni
spiega come i segreti si mantengono nascosti e come
immancabilmente vengano poi svelati e alla fine arrivino giusto a
chi? A chi tu non vorresti mai far pervenire le informazioni che vuoi
tenere celate.
Il meccanismo è semplice: all’inizio tu tieni per te le informazioni
riservate che però sono così eclatanti, così particolari, così appetitose
che alla fine non riesci a tenerle dentro e allora scegli uno o due
amici fidatissimi dei quali mai metteresti in dubbio la riservatezza
fino a metterci la mano sul fuoco e per alleggerirti un po’ dal peso
sei costretto a portarli a corrente della notizia pregandoli di tenere la
bocca cucita e di non dire mai a nessuno nenache con un solo
accenno o in punto di morte… Ma ognuno ha i suoi amici fidatissimi
e prima o poi si è tentati di confidarsi con loro. Metti poi che ci sono
alcuni che di amici fidatissimi ne hanno proprio tanti e… il gioco è
fatto: la notizia arriva anche dove non vorresti.
Anche Gioacchino Belli ha trattato questo argomento in un
sonetto (Li Segreti) e Fulvio Cocuzzo proprio da quei versi ha
scritto il suo sonetto in sandonatese (si sa che Fulvio ha
tradotto alcune poesie nel suo dialetto nell’intento di lasciare
degli scritti in modo che il suo linguaggio non muoia e si
riduca a una lingua incomprensibile che nessuno più parla).
Ecco così che nasce ‘Glie segrete’ di Fulvio Cocuzzo, poesia
recitata raramente nei suoi concerti e mai pubblicata su un libro.
(Gianfranco Molle)
Glie segrete
Te vuoglie di’ cumme la so saputa:
Peppa s’è chenfediata a Addelerata
Che l’è reditte a Nina de Palata
E Nina l’é ita a rice a Restetuta
C’a starse zitta se saria schiattata
E é raccuntate tutte alla Baffuta
Che m’é cuggina e subbete é venuta
A dirmélle a quattr’uocchie a me e a Donata.
Tu mo si femmena de descrezione
E i’ te le so venuta a referi’
Cumm’a dirle aglie prete n’chenfessione
Perciò chemmà, pe l’amore de Di’,
Se pruopia l’aissa di’ pe custrezione
N’te fa’ scappa’ ca te le so ditt’i’.
Fulvio Cocuzzo
(poesia di Fulvio Cocuzzo)