Da dove venivamo e dove, alla
fine, siamo tornati
Ho
parlato,
nella
prima
parte
della
serie
“Straniero”,
di
luoghi
e
“…
ricche
città
europee
che
mio
nonno
aveva
conosciuto
da
emigrante
e
di
cui
parlava
con
papà
quando
tornava
in
Italia
e
veniva
a
trovarci
a
Roccasecca…”
nulla
dicendo
del
paese
da
cui
era
partito
da
giovane,
forse
prima
che
papà
nascesse.Quel
poco
che
so
lo
devo
ai
racconti
di
mio
padre,
che
“era
del
ventuno”,
di
alcuni
zii
ed
ovviamente
a
quelli
di
mio
nonno,
che
“era
del
novecento”.
Nacque
il
12
aprile
del
1900
per
la
precisione.
Nonno Gigi militare
La comunicazione del Consiglio dell’Ordine di
Vittorio Veneto
Nonno
Gigi
apparteneva
perciò
all’ultima
generazione
che
prese
parte
alla
prima
guerra
mondiale,
quella
“del
quindici
diciotto”,
come
si
diceva
una
volta.
La
stessa
guerra
immortalata
poi,
laddove
ce
ne
fosse
stato
bisogno,
dalla
famosa
“Canzone
del
Piave”
quella
del
vecchio
sassoso
fiu
me
che
“mormorava,
/
calmo
e
placido,
al
passaggio
/
dei
primi
fanti,
il
ventiquattro
maggio...”.N
onno
Gigi
fu
quindi
uno
degli
ultimi
a
partire
per
quella
grande
sanguinosissima
guerra
e
forse
anche
a combattervi qualche giorno.
Credo
che
ciò
sia
effettivamente
accaduto
perché
nonno
mi
raccontava
di
aver
sentito
le
pallottole
degli
Austriaci
fischiare
sulla
sua
testa
durante
alcune
giornate.
Poi
papà
si
adoperò
affinché,
in
funzione
di
quei
trascorsi
militari,
gli
venisse
attribuito
il
titolo
di
Cavaliere
di
Vittorio Veneto, il che effettivamente avvenne.
Il Diploma di Cavaliere di Vittorio Veneto
(immagine dal web)
Nonno
Gigi
tornò
quindi
dalla
guerra
che
aveva
19
anni,
forse
venti,
papà
nacque
che
ne
aveva
ventuno
e
mi
pare
perciò
di
difficile
che
fosse
partito
per
l’estero
durante
l’intervallo.
Probabilmente
rimase
a
Montereale
a
fare
il
suo
mestiere
di
muratore
o
di
contadino
visto
che
la
famiglia
possedeva
diversi
appezzamenti
di
terreno
nelle
campagne
del
paese,
ed
anche
in
quelle
di
Maniago.
Lo
so
per
certo
poiché
quando
mio
padre
venne
all’improvviso
a
mancare,
nel
1977,
mi
dovetti
occupare
di
due
successioni,
quella
di
mio
nonno
ai
suoi
eredi,
papà
e
zio
Dante,
e
quella
di
mio
padre
ai
suoi
eredi,
che
eravamo
io
e
mio
fratello
Marco,
da
piccolo
detto Gek.
Ma
torniamo
ai
tempi
lontani
dell’emigrazione
di
mio
nonno,
quando
non
doveva
essere
affatto
facile
vivere
in
quei
paesi
con
le
modeste
risorse
di
cui
il
popolino
poteva disporre. Tempi grami per tutti anche per una
(di Renco Marcuz)
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TERZA PARTE
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