L’Eco di Roccasecca - Anno 22 - n-ro 104
Noi ragazzini, oramai completamente scatenati, giocavamo ad acchiapparella nella piazza affollata e ci inseguivamo correndo tra la gente, nascondendoci dietro a loro, schivando qualche sganassone che ogni tanto qualcuno di quei signori, esasperato, cercava giustamente di affibbiarci. Poi tutto finì e quella notte finì anche mia la gioia poiché mi resi conto di aver perso, nel parossismo di quelle ultime ore sfrenate, il tamburo di quella pistola che non amavo. La cosa più dura fu dirlo a mio padre che però non mi disse nulla. Cos’era mai, in fondo, una pistola di finto argento di fronte ad un figlio appena risuscitato? Ma ci rimase comunque male, lo si vedeva bene. Il mattino seguente cercammo a lungo quel maledetto tamburo tra le cartacce della piazza, chiedendo anche agli insonnoliti bancarellari se qualcuno avesse trovato un tamburo a dieci colpi che sembrava d’argento, ma fu tutto inutile. Dopo quella Festa non giocai più ai cowboy con i miei compagni, e neanche nelle Feste che seguirono. Stavamo crescendo tutti, cambiando rapidamente ed orientandoci verso altri giochi, altri divertimenti e altri passatempi. Quella pistoletta col manico rosso, però, così lungamente amata e così invano desiderata, non l’ho mai dimenticata. Renzo Marcuz 11 luglio 2013
A   corredo   del   bellissimo   ricordo   di   Renzo,   aggiungiamo   la   pagina   di   un catalogo ,   che   contiene   la   “pistola   delle   Giubbe   Rosse”   da   lui   evocata   ed altre dell’epoca.
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La pistola delle Giubbe rosse 4/4