L’Eco di Roccasecca - Anno 24 - n-ro 105
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Mesi dopo passando in cucina l’ho sentita cantare quel canto con il testo preciso preciso. Impossibile, pensai a mente mia. Eppure mi dovetti arrendere alla realtà. Pensai anche: “si è vero che lei ha una memoria di ferro, ma questo non basta a spiegare il tutto”. Alla fine la spiegazione che ne diedi era che lei, abituata a mandare a mente tutto quello che sentiva, era allenata a farlo come chiunque fosse abituato ad essere veicolo di tradizione orale e a dover ricordare bene, se voleva tenere da conto il suo piccolo tesoro di cultura. Un po’ come gli uomini-libro di quel famoso film di fantascienza. Da lì ho capito che chi ha uno spartito davanti difficilmente riesce a ricordare a memoria un pezzo musicale e che chi recita una poesia leggendola dal libro difficilmente riesce a mandarla a mente. Quanno gli ome ha misso gli baffe Ci abbisogna la mugliera Non so’ modi e non maniera Ca la femmina ce vo’, Povere donne, povere donne Pe glie puci la notte non dorme Mo’ pe glie puci, mo’ pe glie guai Povere donne non dormono mai. Ohi oh li, ohi oh la Mo’ te racconto come va. Le persone stesse erano veicoli per la divulgazione di ogni genere di tradizione culturale. Come con il virus dell’influenza, c’era bisogno del contatto fisico per la propagazione. Mo’ che giunta primavera Ogni ceglio fa gli nido Ogni donna vole marito Ma non ce se po’ nega’. Ohi oh li, ohi oh la Mo’ te racconto come va
Suonatori a Roccasecca (foto Gianfranco)