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Mesi dopo passando in cucina l’ho sentita cantare quel canto con il testo preciso preciso.
Impossibile, pensai a mente mia. Eppure mi dovetti arrendere alla realtà. Pensai anche: “si è vero
che lei ha una memoria di ferro, ma questo non basta a spiegare il tutto”. Alla fine la spiegazione
che ne diedi era che lei, abituata a mandare a mente tutto quello che sentiva, era allenata a farlo
come chiunque fosse abituato ad essere veicolo di tradizione orale e a dover ricordare bene, se
voleva tenere da conto il suo piccolo tesoro di cultura. Un po’ come gli uomini-libro di quel famoso
film di fantascienza. Da lì ho capito che chi ha uno spartito davanti difficilmente riesce a ricordare
a memoria un pezzo musicale e che chi recita una poesia leggendola dal libro difficilmente riesce a
mandarla a mente.
Quanno gli ome ha misso gli baffe
Ci abbisogna la mugliera
Non so’ modi e non maniera
Ca la femmina ce vo’,
Povere donne, povere donne
Pe glie puci la notte non dorme
Mo’ pe glie puci, mo’ pe glie guai
Povere donne non dormono mai.
Ohi oh li, ohi oh la
Mo’ te racconto come va.
Le persone stesse erano veicoli per la divulgazione di ogni genere di tradizione culturale. Come
con il virus dell’influenza, c’era bisogno del contatto fisico per la propagazione.
Mo’ che giunta primavera
Ogni ceglio fa gli nido
Ogni donna vole marito
Ma non ce se po’ nega’.
Ohi oh li, ohi oh la
Mo’ te racconto come va
Suonatori a Roccasecca (foto Gianfranco)